Il Messaggero, 3 ottobre 2024
Tre eserciti schierati sul campo (ma uno deve restare a guardare)
In bilico sul confine tra Israele e il Libano, e nella grande area che si estende fino al fiume Litani, tre sono gli eserciti che si contrappongono. Due combattono, mentre uno si astiene e veste l’abito dello spettatore – interessato ma silente. A fronteggiarsi, in particolare, sono la 98esima divisione dell’esercito israeliano e Hezbollah, anzi, per l’esattezza la milizia del partito libanese. Immobile, o quasi, è dunque il terzo attore: la forza armata regolare del Libano, chiamata anche “Laf”; vale a dire Lebanese armed forces. Va sottolineato che la potenza di fuoco e l’abilità tecnico-tattica di Israele sotto il profilo militare sono, naturalmente, imparagonabili alla forza che sono capaci di esprimere le altre forze armate posizionate sullo scacchiere mediorientale – e non soltanto. Così a condurre l’invasione oltre il confine del Libano, lunedì sera, è stata la 98esima divisione dell’esercito di Tel Aviv, una unità d’élite che già aveva combattuto nella striscia di Gaza e, da poco, si era trasferita nell’area settentrionale del paese. Costituita da circa 15 mila soldati, la 98esima divisione è un’unità aerotrasportata di paracadutisti e include anche alcune brigate di artiglieria, di fanteria e truppe corazzate. Altissima raffinatezza (e specializzazione) militare. Si tratta di soldati addestrati soprattutto alle operazioni compiute in territori caratterizzati da un’orografia complessa, specie aree impervie e montuose. Nello svolgersi del conflitto di Gaza la divisione ha ricoperto un ruolo rilevante a Khan Younis, riuscendo a sfarinare l’apparato di comando di Hamas e sbriciolando il dedalo di tunnel costruito nel sottosuolo.Sul versante opposto si delinea, come detto, il profilo della milizia di Hezbollah. Maturata e fiorita tra il 1982 e il 2000 anche grazie al supporto iraniano, ha accresciuto i propri armamenti fino a divenire – sussurrano diverse fonti – «il più grande gruppo armato al mondo». Di droni, missili, difesa antiaerea, tank e soldati possono disporre senza sforzo: tanto che una stima del 2022 ipotizzava che il gruppo potesse contare su 20 mila soldati e altrettanti riservisti. E non basta. Perché, dal 2006 a oggi, Hezbollah sembra aver accumulato oltre 130 mila tra razzi e missili di differente gittata. I Fateh-110, ad esempio, hanno un raggio d’azione pari a 250-300 chilometri; gli Scud addirittura possono raggiungere obiettivi a 500 chilometri di distanza. Bisogna pure registrare l’esistenza (e la pericolosità) di un’unità d’élite del braccio armato di Hezbollah: la forza Al-Radwan, composta da oltre 2.500 soldati. È però la contraerea l’elemento di debolezza dell’organizzazione. Le truppe del partito sciita libanese, comunque, finora hanno evitato lo scontro diretto con l’esercito di Benjamin Netanyahu, preferendo ritirarsi da diverse posizioni sul confine meridionale con Israele. E molto difficilmente vorranno inasprire il confronto fino all’impatto, considerando pure il disorientamento della struttura legato alla montante eliminazione dei vertici.Sullo sfondo della guerra divampata al limitare del fiume Litani galleggiano, quasi evanescenti, le Laf, le forze regolari del Libano. Non combattono in via diretta contro Israele perché, formalmente, Tel Aviv è in conflitto con Hezbollah, non contro Beirut o il suo governo. Allora le Laf rimangono in attesa, presidianti ma poco coinvolte. Dispongono di 70 mila soldati, anche se agli uomini è consegnato un arsenale piuttosto modesto e obsoleto. Così ad assicurare la formazione ai soldati delle Laf sono i militari italiani, in missione in Libano. È utile aggiungere, fra l’altro, che tra gli uomini delle Laf è assai diffuso il fenomeno della diserzione, favorita soprattutto dall’esiguità degli stipendi riservati ai militari. Un panorama frastagliato e molto composito: ogni esito sarà possibile.