La Stampa, 3 ottobre 2024
L’addio di Conte al campo largo
C’è più di una ragione per non considerare senza rimedi l’addio al “campo largo” annunciato da Conte lunedì sera nello studio di Porta a porta. E questo con tutto il rispetto delle ragioni dell’ex-premier. La prima è che Conte, come si sa, è impegnato nel processo costituente del Movimento, un’operazione complessa in cui si vuol coinvolgere la base pentastellata, resa più difficile dagli attacchi di Grillo e dei grillini della prima ora, che cercano di sollevare i militanti contro il leader in attesa di riconferma. In nessun caso, in una fase come questa, Conte può apparire sottomesso a Schlein. La seconda ragione è che le elezioni regionali, per le quali è già partita la campagna elettorale, richiedono in ogni regione il confronto tra due candidati governatori e due coalizioni, ma si svolgono con un sistema elettorale molto più proporzionale di quello delle politiche. Di qui per ogni partito la necessità di marcare la propria identità anche a dispetto degli alleati: si veda, a conferma, ciò che sta accadendo tra Forza Italia e Lega. La terza ragione, ma non in ordine di importanza, è che se apparentemente la rottura è maturata quando Schlein ha aperto al ritorno di Renzi nel centrosinistra, il problema vero non è solo tra Conte e il leader di Italia viva, ma tra Conte e la segretaria del Pd. La quale, sempre a giudizio di Conte, avrebbe a torto messo sullo stesso piano tutti i membri della coalizione, dando al Pd una centralità che per esserci dev’essere riconosciuta. Conte sospetta che il continuo richiamo all’unità della segretaria Democrat contenga elementi di propaganda che alla fine favoriscono elettoralmente il Pd e danneggiano i suoi alleati. Se l’alleanza con Renzi politicamente rischia di far perdere più voti di quanti dovrebbe farne – aritmeticamente – guadagnare sulla carta, perché Schlein non riconosce che il centrosinistra senza Renzi può andare avanti, ma senza il Movimento 5 stelle semplicemente non esiste? È un punto irrinunciabile, anche se difficilmente sostenibile da Schlein, per un chiarimento che Conte si aspetta. Infine Conte ha lasciato la porta aperta ad accordi tra esponenti locali dei diversi partiti che abbiano collaborato e vogliano continuare a farlo: eccezione importante, che conferma che la rottura non è definitiva.