Corriere della Sera, 3 ottobre 2024
La Nato asiatica che piace a Tokyo
Da un po’ di anni, i primi ministri in Giappone durano poco. L’eccezione è stata Shinzo Abe alla guida del governo dal 2012 al 2020 (fu poi assassinato nel 2022). Per il resto, dal 2006 ce ne sono stati nove e non tutti hanno superato l’anno di permanenza al vertice. Dal 1° ottobre, il premier nuovo è Shigeru Ishiba (o Ishiba Shigeru, alla giapponese). La sua scelta, da parte del partito Liberal Democratico, è stata una sorpresa: per quattro volte si era candidato senza successo. Non è però detto che la sua ascesa imprevista si riveli una conferma alla brevità del mandato. Ha indetto elezioni generali per il prossimo 27 ottobre e, se otterrà un buon risultato, avrà una certa forza per controllare le fazioni rissose del suo partito (i sondaggi dicono che è il politico più popolare del Sol Levante). Soprattutto, sembra la figura perfetta per affrontare le sfide geopolitiche che ha di fronte l’arcipelago nipponico nelle acque sempre più turbolente dell’Estremo Oriente. In genere, è descritto come un falco anti cinese e durante la contesa per diventare primo ministro ha parlato della necessità di una «Nato Asiatica», capace di unire le nazioni dell’Indo-Pacifico contro le minacce della Corea del Nord (e implicitamente contro la Cina). A Taiwan, la sua nomina è stata salutata con calore: il presidente Lai Ching-te ha detto di puntare a relazioni ancora più strette con Tokyo. In generale, nell’isola che Pechino considera una sua provincia e promette di annettere, una maggiore assertività del Giappone nell’area è benvenuta: pochi giorni prima della nomina di Ishiba, una nave da guerra nipponica ha effettuato un passaggio nello Stretto di Taiwan (tra l’isola e la Cina Popolare) per affermare la libertà di navigazione in quelle acque che Pechino tende a considerare interne (non succedeva da decenni, di solito quel passaggio lo fanno le navi americane). Difficile sapere quali Paesi Ishiba vorrebbe nella Nato dell’Est: certamente terrà buoni rapporti con la Corea del Sud ma per il resto è difficile dire. La cosa interessante è che nella sua visione di (futuribile) Nato Asiatica c’è l’idea di un Giappone meno vincolato allo scudo difensivo americano e alle scelte di Washington, più responsabile di sé stesso. Potenzialmente, una dinamica interessante: non piacerà a Pechino e potrebbe piacere poco anche alla prossima o al prossimo presidente degli Stati Uniti.