la Repubblica, 2 ottobre 2024
Nei bunker di Gerusalemme anche due neosposi
Gerusalemme – Una cerimonia così Kristirae e Shawn Gibson, arrivati dal Colorado per sposarsi nel cuore di Gerusalemme, proprio non se la aspettavano. Cattolici praticanti, profondamente attratti dalle radici della loro religione e per questo da anni appassionati di ebraismo, avevano scelto di sposarsi nella Città Santa per consacrare la passione comune, oltre al loro amore. Ma di dover scendere nel rifugio dell’hotel dove si teneva la cerimonia insieme a tutti gli invitati non lo avevano messo in conto. «Volevamo venire qui già un anno fa, poi c’è stato il 7 ottobre», raccontano nei loro abiti da cerimonia mentre sulle teste si sentono i rumori dell’Iron dome che intercetta i missili su Gerusalemme. «Si vede proprio che doveva essere indimenticabile», dicono.Come gli sposi americani Kristirae e Shawn, nove milioni di israeliani sono stati colti di sorpresa dall’intensità dell’attacco iraniano su Israele ieri sera. Moltissimi, come loro, sono corsi nei rifugi. Altri hanno scelto di non farlo: e di restare alle finestre a guardare la pioggia di missili e le scie lasciate in cielo dai proiettili che li intercettavano. Per quanto Israele fosse stato avvisato, la paura è arrivata improvvisa. Ad aprile, durate il primo attacco iraniano, i missili iraniani ci avevano messo nove ore ad arrivare: questa volta ne sono passate meno di due dalle prime avvisaglie di attacco alle esplosioni.La sorpresa è stata forte soprattutto a Gerusalemme che, avendo una popolazione per il 30 per cento araba, di solito non è nel mirino di attacchi missilistici. Che qualcosa ci fosse da aspettarsi si era capito quando l’ambasciata Usa aveva mandato a casa i suoi impiegati invitandoli a non uscire, ma a prevalere era stato lo scetticismo. «Da quella parte. Ma vedrà che non serve» era stata la risposta del portiere dell’hotel quando, all’arrivo delle prime notizie, avevamo chiesto dove si trovasse il rifugio. È servito invece, a Kristirae e Shawn, ai loro invitati e a dozzine di altre persone che erano nella stessa struttura. Lacrime e tensione, soprattutto fra chi era arrivato dall’estero, sono durate meno di un’ora: il tempo delle intercettazioni. La danza improvvisata degli sposi ha migliorato l’atmosfera: ma i sorrisi sono tornati solo quando l’allarme è cessato e la sposa hainvitato tutte le compagne di avventura a unirsi al tradizionale momento del lancio del bouquet.A Tel Aviv l’allarme è scattato prima ancora che a Gerusalemme: che la città fosse a rischio era stato detto da giorni e ieri i residenti erano stati avvisati di non uscire e stare vicino ai rifugi. Così ha fatto Sarah, che abita in centro, in un palazzo di una zona che era popolare ma ora è diventata di moda: che, proprio perché vecchio e costruito senza grandi mezzi, non ha un rifugio. «Avevamo già le scarpe ai piedi e siamo corsi nell’hotel di fronte con i bambini: come facciamo da un anno a questa parte ogni volta che suonano le sirene». Spesso, spessissimo, nell’ottobre del 2023, quando l’avevamo conosciuta fra una corsa e all’altra nel sotterraneo: molto meno negli ultimi tempi, con l’eccezione di aprile. «Questa notte dormiamo vestiti», ci dice al telefono.A Tel Aviv la tensione è alta: il comitato che riunisce le famiglie degli ostaggi portati a Gaza il 7 ottobre sin da ieri mattina, prima ancora che arrivassero le istruzioni dell’esercito che proibivano i raduni, aveva annullato le manifestazioni previste nel fine settimana per ricordare la strage di un anno fa. Al momento sono in dubbio anche quelle previste nei kibbutz del Sud.Diversa atmosfera a Ramallah e nei Territori occupati, dove pure sono atterrati dozzine di missili: più che la paura qui ha prevalso la gioia. «Allah U Akbar», è stato il grido che è risuonato a Ramallah quando si sono sentite le sirene suonare negli insediamenti che circondano la città. La gente non è scappata nei rifugi, perché nei Territori palestinesi di rifugi non ce ne sono, se non negli insediamenti.A Gerico un palestinese è rimasto ucciso dalle schegge di un missile. Ma le immagini sui social mostrano la festa attorno ai pezzi degli ordigni iraniani.Lo stesso giubilo c’è stato a Gaza: i video condivisi sui Social media mostrano i bambini inneggiare di fronte alle sirene che suonavano oltre il confine e alla pioggia di missili che ha teneva impegnata l’Iron Dome.