Corriere della Sera, 2 ottobre 2024
Cison di Valmarino rivendica la paternità del mascarpone
L’Italia è così: bella e con(dannata). Al campanilismo. Eppure anche nelle contese (per giunta quelle al cucchiaio) mostra la propria natura più profonda e allo stesso bistrattata: essere la patria di tante invenzioni, innovazioni e creazioni. Qui – lo sappiamo – è nato tutto ciò che oggi va di moda traslitterare in inglese: il ballottaggio, sugo della democrazia, conteso tra veneziani e fiorentini. La banca (il cui nome deriva dal banchetto che veniva posizionato in piazza con divise e lettere di credito e debito. Anche il termine board deriva dal tavolo intorno al quale si riunivano). Ancora: il cono gelato, brevettato a New York. In questo caso sulla paternità anche del dolce più famoso al mondo non c’è storia. Lo dice anche il nome: tiramisù (battesimo geniale: e chi non ne ha bisogno?). In questi giorni si sono riuniti a Cison di Valmarino (uno dei borghi più belli d’Italia) gli appassionati di storia veneta per condividere una bozza di disciplinare sul «mascherpone» da spedire al ministero. Che ci crediate o no il mascarpone venne difatti depositato come marchio nel 1933 dal Conte Brandolini, proprietario allora del magnifico Castelbrando. Ed è attraverso il suo ingrediente fondamentale, il mascarpone appunto, che Cison di Valmarino rivendica anche l’innovazione genetica che ha fatto del tiramisù il dolce più copiato del mondo.
Ps. Copiare va bene, ma con grazia: ricordate di mettere i savoiardi. Niente pavesini. Non risvegliamo le ire del Conte Brandolini.