Avvenire, 1 ottobre 2024
Pando, l’organismo più grande della terra
Nei monti Wasatch, una catena montuosa che corre per circa 160 chilometri tra lo Utah e l’Idaho, negli Stati Uniti occidentali, sui pendii sopra un lago, vive un singolo gigantesco organismo che forma un intero ecosistema, da cui piante e animali dipendono da migliaia di anni. Lo hanno chiamato “Pando” (dal latino “mi distendo”) ed è una distesa di cloni di pioppo tremulo che si estende su 400.000 metri quadrati. Sebbene sembri un bosco di singoli alberi dalla corteccia bianca e piccole foglie che ondeggiano alla più lieve brezza, Pando è in realtà formato da 47.000 steli geneticamente identici che nascono da una rete di radici interconnesse. Insomma, è un’unica pianta. Questo singolo individuo genetico pesa circa 6.000 tonnellate. In termini di massa, è il più grande organismo singolo sulla Terra. Non è l’unico sistema di pioppi tremuli, ma la maggior parte dei gruppi clonali noti nel Nord America sono molto più piccoli. Le ricerche hanno dimostrato che Pando esiste da migliaia di anni, forse addirittura da 14.000 anni. La sua longevità ha fatto sì che un intero ecosistema di 68 specie di piante e molti animali si siano evoluti e siano stati sostenuti sotto la sua ombra. Spiega Richard Elton Walton, dell’Università di Newcastle: «L’intero ecosistema è in grado di sopravvivere finché il pioppo tremulo rimane sano e in posizione verticale. Tuttavia, sebbene il Pando sia protetto dal National Forest Service degli Stati Uniti e non corra il pericolo di essere tagliato, rischia letteralmente di scomparire a causa di diversi altri fattori. Il sovrapascolo di cervi e alci è una delle preoccupazioni più grandi. Lupi e puma un tempo tenevano sotto controllo i loro numeri, ma ora le mandrie sono molto più grandi a causa della riduzione di questi predatori». I cervi e gli alci tendono a radunarsi a Pando perché hanno capito che la “foresta” gode di grande protezione e ciò fa sì che non corrano il rischio di essere cacciati. Quando gli alberi più vecchi muoiono o cadono, la luce raggiunge il suolo del bosco, stimolando la crescita di nuovi steli clonali, ma quando questi animali mangiano le cime degli steli appena formati, questi muoiono. Ciò significa che in ampie porzioni di Pando c’è poca nuova crescita. Oltre agli erbivori, Pando deve fare i conti anche con almeno tre malattie: il cancro fuligginoso della corteccia, la macchia fogliare e la malattia fungina del conk. A tutto ciò poi si aggiunge la minaccia più grave che è quella del cambiamento climatico. Pando è emersa dopo che l’ultima era glaciale, oggi ormai terminata e da allora ha avuto a che fare con un clima sostanzialmente stabile. Ma ora il cambiamento climatico molto veloce minaccia le dimensioni e la durata della vita dei singoli alberi, così come l’intero ecosistema che ospita.
«Pando – spiega Walton – è resiliente ed è già sopravvissuto a rapidi cambiamenti ambientali, specialmente quando i coloni europei iniziarono ad abitare la zona nel XIX secolo e ha dovuto affrontare malattie, incendi e pascolo intensivi nel passato. La speranza di tutti è che possa superare anche questo periodo ricco di minacce per la sua esistenza».