la Repubblica, 1 ottobre 2024
Biografia di Milena Jesenská (amata anche da Kafka)
Milena Jesenská nacque nel 1896 e studiò a Praga. La sua lingua materna era il ceco, ma studiò anche il tedesco e altre lingue. E questo perché la cultura centroeuropea era composta da molte lingue e tradizioni diverse. A Praga, Milena si sposò contro la volontà del padre con il critico letterario ebreo Ernst Polak e la coppia si trasferì a Vienna, dove trascorse il dopoguerra, tra il 1918 e il 1924, anno in cui divorziò dal marito. Milena si sentiva un’estranea nella capitale austriaca e la città non le semplificò le cose. E nemmeno suo marito, che la costrinse a vivere in una relazione aperta.Nell’ottobre del 1918, l’Impero austro- ungarico cadde e nacque la Cecoslovacchia indipendente. Milena appoggiò il nuovo Stato: accompagnata dagli scrittori praghesi Franz Werfel ed Egon Erwin Kisch, che vivevano tra Praga e Vienna, partecipò alle manifestazioni. Fu allora che iniziò ad apprezzare i caffè. Lei e i suoi amici erano soliti riunirsi al Café Central e al Café Herrenhof, che divennero un rifugio per scrittori. In un’epoca in cui il cibo scarseggiava, mancava il combustibile per il riscaldamento, i caffè erano la casa della comunità bohémien. Nei caffè si scriveva, si correggevano le bozze, si chiacchierava. Persino le scene familiari si svolgevano nei caffè. Milena entrò a far parte di quella comunità di caffè in cui ebbe modo di relazionarsi con scrittori come Hermann Broch e Robert Musil.Quando ormai viveva da oltre due anni a Vienna, conobbe Franz Kafka in uno dei suoi brevi ritorni a Praga. Si conobbero in un caffè, ovvio. A seguito dell’incontro, ad aprile Milena gli chiese il permesso di pubblicare il suo racconto Il fochista, che aveva tradotto in ceco. Kafka le rispose immediatamente e la sua lettera fu un giubilo, la celebrazione di una nuova amicizia.Dopo essersi scritti ogni giorno per diverse settimane, a giugno Kafka fece la sua comparsa a Vienna. Per quattro giorni la coppia passeggiò per la città senza mai stancarsi di parlare e, tra le altre cose, paragonarono i rispettivi padri, entrambi patriarcali e centroeuropei. Quando Kafka tornò a Praga, iniziò a pregare Milena di trasferirsi nella città per poter vivere l’uno per l’altra. Per Milena era un’idea allettante. Ma riteneva che esistesse un Franz conosciuto dagli altri: socievole, elegante, caloroso, vivace. E poi un altro Franz, nascosto sotto la superficie del primo, che era fragile e innocente come un neonato, che non vedeva il male in nessuno, come se la malvagità del mondo fosse dovuta a un qualche meccanismo cosmico misterioso e non alle persone, alla loro malizia e al loro egoismo. Nei suoi libri, questo meccanismo incomprensibile è la rovina dell’uomo. E Milena si chiedeva se potesse essere una buona compagna per quella creatura vulnerabile.E Kafka? Aveva bisogno di Milena e non poteva stare senza di lei, ma sentiva di non poterla soddisfare, così come forse non avrebbe mai potuto soddisfare nessuno. E si rendeva conto di essere destinato a essere un lupo solitario. Così si limitò a ritrarre la situazione del triangolo amoroso ne Il castello. Milena aveva bisogno della libertà come dell’aria per respirare. Franz lo intuiva; le loro differenze crescevano e si moltiplicavano. Tuttavia, la loro corrispondenza divenne più appassionata che mai, fino a quando Kafka si ammalò gravemente.Negli anni seguenti, Milena e Franz divennero buoni amici, senza più aspirare a vivere insieme. Lui le affidò una parte dei suoi diari, che lei custodì con cura, così come le sue lettere. Milena si era separata dal marito, Ernst, e stava avviandole pratiche del divorzio.Kafka morì nel 1924. Al momento della sua morte, Milena si trovava a Vienna. «Ho accompagnato Franz fino all’ultimo istante» scrisse alla sua migliore amica.Milena tornò a Praga brillante ed elegante. Chi la conosceva diceva che sembrava aver portato a Praga la deliziosa e decadente frivolezza viennese. Aveva ventotto anni e molta esperienza. Chiese di lavorare come corrispondente in qualche capitale europea, ma il suo giornale rifiutò, facendole capire che solo gli uomini potevano ricoprire tale ruolo. In compenso le offrirono di dirigere una rubrica per donne. Lei accettò e la trasformò in una rubrica femminista. La sua colonna settimanale era emancipatrice e culturale, sociale e politica.Si risposò ed ebbe una figlia, Jana. Neanche questa volta il matrimonio risultò essere ciò di cui Milena aveva bisogno. Dopo alcuni anni di vita insieme, suo marito, Jaromír Krejcar, un prestigioso architetto, accettò un invito a lavorare in Unione Sovietica e alcuni anni dopo fuggì dal paese con la sua nuova moglie. Al suo ritorno, negli anni Trenta, Krejcar raccontò a Milena che il comunismo non funzionava. Anche lei aveva avuto una brutta esperienza con i giornali comunisti e decise di allontanarsi definitivamente da quella ideologia.A quarant’anni Milena ottenne ciò che aveva sempre desiderato: scrivere articoli politici, reportage sulla società contemporanea, cronache di attualità politica. Quando i nazisti occuparono la Cecoslovacchia, Milena entrò nella resistenza e aiutò gli ebrei a fuggire dal paese. Spesso ospitava intere famiglie ebree nel suo piccolo appartamento, in attesa dei visti perché potessero trasferirsi a Londra. Non voleva ammettere che la Gestapo le stava addosso. Tuttavia, un giorno fu arrestata e mandata nel campo di concentramento di Ravensbrück come prigioniera politica. Lì conobbe Margarete Buber- Neumann, la sua futura biografa, che divenne la sua migliore amica e, con il tempo, il grande amore che Milena aveva cercato per tutta la vita e che, alla fine, trovò in un campo di concentramento. Sotto l’influenza di ciò che Margarete le raccontò, avendo lei trascorso anni nei gulag stalinisti, Milena decise di scrivere clandestinamente un libro sui totalitarismi. Purtroppo, il quaderno con gli interi capitoli è andato perso. Dopo quasi quattro anni nel campo, a maggio del 1944, Milena morì a causa delle pessime condizioni di vita.Con la scomparsa di Milena, ottant’anni fa, e di persone come lei, tra cui Stefan Zweig e Franz Kafka, persone che erano nate nell’impero austro- ungarico, che parlavano e comprendevano molte delle sue lingue e si sentivano vicine alle sue diverse culture, si estinse anche l’epoca d’oro della cultura centroeuropea. Si può affermare, senza timore di esagerare, che Milena fu l’ultima centroeuropea.