la Repubblica, 1 ottobre 2024
L’ultimo esame di Giuli
Roma – Alla fine gli è venuto il mal di testa. Sarà stato il «problema politico-teologico della svolta constantiniana rispetto all’identità cristiana». Oppure lo studio notturno matto e disperatissimo dopo gli impegni al ministero. Ma un bel 30, senza lode, lo ha portato a casa. Per Alessandro Giuli, ministro della Cultura che a 48 anni ha ripreso in mano la laurea in Filosofia accantonata all’inizio dei Duemila, gli esami sono finiti. Quelli accademici, s’intende.Completo grigio, fazzoletto da dandy nel taschino, cravatta ghiaccio color barba, il ministro- studente è entrato alle 8 di mattina nella facoltà di Lettere della Sapienza e ne è uscito alle 8.20 da ministro quasi laureato. Il curriculm pubblicato sul sito del Maxxi che fino a ieri conteneva una piccola bugia ora dice la verità: «Ha sostenuto l’intero ciclo di esami (30/30) senza discutere la tesi di laurea». Ecco, adesso manca solo l’alloro. Forse a gennaio, «quando la tesi sarà presentabile fisseremo il giorno», spiega il relatore, il docente di Storia del cristianesimo Gaetano Lettieri, che lo ha interrogato pure ieri. Unica certezza: «Sarà su Costantino». Come l’ultimo esame. Venti minuti nel piccolo studio al secondo piano del dipartimento di Storia delle religioni, quattro domande del prof e degli assistenti, presenti due guardie del corpo e fuori dall’aula un pugno di studenti mattinieri.Già, perché il ministro si è presentato all’orale un’ora e mezzo prima della sessione d’esame. «Ragioni di sicurezza», dicono dalla Sapienza, allertata dalle forze dell’ordine. A Giuli era stata proposta un’altra sede o l’esame a distanza. Lui ha rifiutato ed è andato avanti, per evitare polemiche. Ha accolto però quell’anticipo d’orario che gli ha evitato la lunga lista d’attesaper l’appello, i giornalisti e le contestazioni. «Ma non è vero che l’esame è stato segreto, era a porte aperte», sostiene Lettieri. «Il corridoio era off limits», ribattono gli studenti con le spillette della Palestina e i cartelloni anti-Giuli.Fatto sta che il ministro si è visto solo da lontano, e in silenzio stampa: a chi gli chiedeva se avrebbe accettato un 18 politico ha sorriso, chi sperava di ascoltare le sue teorie delle dottrine teologiche è rimasto deluso. «Ma l’esame è stato regolarissimo», assicura la preside di facoltà Arianna Punzi. Di più: «Limpido», garantisce Lettieri. «E Giuli era più emozionato di me», racconta il prof al quale in carriera era capitato d’interrogare il Mago Otelma, ma un ministro mai. «Non ho avuto cedimenti né timori, le domande sono state difficili, anche un po’ cattivelle, ma Giuli ha risposto con grande competenza e preparazione».Si è discusso di Costantino e Agostino, di Orosio e del concilio di Nicea, di ortodossia ed eterodossia. «Domande impegnative, è vero», commenta Massimo Faggioli, storico della Chiesa, prof all’università di Villanova, in Pennsylvania, «ora tra i giovani politici della destra cristiana internazionale, nazionalista, sovranista, neotradizionalista, Agostino, o meglio una sua interpretazione politica, è il pensatore di riferimento. Negli Stati Uniti, ad esempio, la discriminante è tra chi si ispira al pensiero gesuita e chi a quello di Agostino: Biden è vicino ai gesuiti, J.D. Vance racconta di essersi convertito grazie ad Agostino». Insomma, se Lettieri glielo ha chiesto «è perché forse ci stava bene…».Meno di mezz’ora e via, Giuli si è sfilato da un’uscita secondaria. A chi ne criticava la presenza in ateneo per il passato da estremista nero, Lettieri ha risposto: «Oggi il ministro era uno studente come gli altri. La Sapienza garantisce a tutti di portare avanti un percorso di formazione. Qualsiasi limitazione di questo diritto è fascista e illegale: lo dice la Costituzione». Ai collettivi non è rimasto che contestare senza il contestato. «Giuli lo bocciamo noi», hanno scritto sullo striscione. Lui al ministero, loro al pranzo sociale, tutti studenti, non proprio uguali.•
Luca Roberto, Il Foglio:
Roma. Chi ci ha parlato dice che dopo l’esame l’ha colto il classico mal di testa. Che ha passato le ultime sere, dopo il lavoro al ministero della Cultura e l’impegno totalizzante del G7 di Pompei, a ripassare in modo mirato il programma. Del resto, la prima lettura estiva aveva già fatto il suo. Così Alessandro Giuli ieri si è presentato alla Sapienza piuttosto sicuro di sé. Il professore di “Teoria delle dottrine teologiche” Gaetano Lettieri l’ha chiamato in anticipo di un’ora e mezzo sull’agenda stabilita. Di modo da eludere la contestazione dei collettivi e possibili problemi di ordine pubblico. “Ma non è vero che l’esame era a porte chiuse. Eravamo in cinque, e c’erano anche degli studenti sulla porta”, ha spiegato lo stesso prof. Con cui il ministro discuterà prossimamente anche la tesi. Giuli ha risposto a tutte le domande, le 3-4 di Lettieri più quelle degli assistenti. Instaurando una specie di dibattito che si è protratto per poco meno di mezzora. Dopo di che gli hanno comunicato il voto: 30. Fuori, spiazzati dall’esame anticipato, i componenti del collettivo “Cambiare Rotta” erano già pronti a contestare le modalità dell’esame. In questo guazzabuglio di circo mediatico (non così numeroso) e di studenti che vagano per gli androni della facoltà di Lettere e Filosofia, chi dice di aver intravisto il ministro da lontano assurge al ruolo di intervistato d’obbligo. “Se la porta era aperta? Non lo so, ma dubito abbia avuto lo stesso trattamento di tutti gli altri studenti. Se gli avessero fatto fare l’accesso sul portale Info stud non sarebbe stato male”, spiega un ragazzo con barba e coppola, cercato dalle troupe in quanto “testimone oculare alla lontana”. Un altro: “Non contesto la legalità dell’esame, ma è chiaro che lo svolgimento è stato particolare”. Sul bavero del cappotto una spilla con la bandiera della Palestina. E in effetti fuori quelli di “Cambiare rotta” stanno già trasformando la contestazione per “bocciare Giuli”, (“il compagno di corso a cui mi piace di meno essere associato”, dirà uno di loro) in una serie di rivendicazioni contro lo stato di Israele. O contro, in generale, il precariato, perché “i corsi abilitanti all’insegnamento hanno un costo insostenibile”. Sempre le troupe vagano alla ricerca di una voce che confermi l’indignazione per l’esame di Giuli. Ma, al di fuori dei collettivi, raccolgono testimonianze ingenue come quella di una ragazza in fila per sostenere l’esame di Storia del cristianesimo: “L’esame di Giuli? Credo sia un messaggio positivo. Le contestazioni? Non saprei cosa dire”. Sempre Lettieri, a ogni modo, garantendo che “il ministro merita di essere trattato come qualsiasi altro studente, nel rispetto dell’articolo 3 della Costituzione”, parlerà anche di un esame “limpido, con domande difficili, puntuali e a cui Giuli ha risposto con grande competenza”. Ufficialmente laureando da ieri, probabilmente a gennaio discuterà una tesi che ha per oggetto: Costantino. E un brindisi per festeggiare? Non c’è stato tempo di farlo. Si rimanderà, chissà a gennaio. Quando con ogni probabilità i collettivi si ripresenteranno per attaccare “un ministro contro la Cultura”. Ieri erano in meno di trenta, sulle scalinate della Sapienza. Hanno scandito un po’ di cori. “E per chi vuole dopo c’è un pranzo sociale”.