30 settembre 2024
Tumore al pancreas: il nemico silenzioso
Un tempo era considerato un tumore raro, ma oggi il cancro del pancreas è in continua crescita, è sempre più diffuso, colpisce sia le donne che gli uomini, è diventato la quarta causa di decesso per patologia oncologica, dopo quella del polmone, del colon-retto e della mammella, e le previsioni di incidenza per il futuro non sono affatto rosee, poiché la neoplasia è insidiosa, colpisce a tradimento, in genere dopo i 55 anni fino agli 80 anni, ha un trend in costante aumento e sta diventando una vera emergenza sanitaria in tutto il mondo. La rivista scientifica The Lancet rivela che l’Europa occidentale è la regione con il più alto rischio di sviluppare questo tumore, mentre in Italia lo scorso anno sono state certificate oltre 16.800 nuove diagnosi, ovvero circa 1.400 nuovi casi al mese, l’85% dei quali riconosciuti purtroppo in fase già avanzata. Le principali criticità diagnostiche legate a questo tipo di malattia sono le difficoltà di individuare la patologia nella sua fase iniziale, poiché il pancreas è piccolo organo a forma di lingua, del peso di soli 80 grammi, situato in profondità nell’addome, per cui non è palpabile alla visita medica, essendo adagiato dietro lo stomaco sul rachide lombare, e ad oggi l’unico modo per sorvegliarlo o monitorarlo è quello di eseguire, nei soggetti rischio, ogni due anni ecografie o Tac addominali molto accurate e mirate, allo scopo di scoprire od intuire il benché minimo sospetto della sua insorgenza o presenza. Questo perché il pancreas, quando inizia a sviluppare la neoplasia, pur essendo spesso molto aggressiva, nelle prime fasi di crescita è sempre silente, cioè non dà segni di vita, non genera sintomi di alcun genere, per cui questo tumore non viene scoperto quasi mai precocemente, se non fortuitamente, e nella maggioranza dei casi viene diagnosticato quando ormai non è più considerato guaribile. L’ adenocarcinoma pancreatico inoltre, essendo sempre asintomatico all’inizio del suo sviluppo, quando, dopo qualche mese, inizia a far emergere i piccoli segnali aspecifici e non identitari dell’organo, fondamentale per la digestione ed il controllo della glicemia, quegli stessi disturbi ingannano il paziente che interpreta in modo erroneo la lieve nausea, le difficoltà digestive e il cambiamento delle abitudini intestinali per disturbi legati alle stagioni o alla dieta, il dolore alla schiena per una lombalgia, quello alla parte superiore e profonda dell’addome per gastriti o reflusso gastroesofageo, e il prurito insolito e diffuso per una comune allergia. Il 70% delle neoplasie del pancreas si sviluppa nella testa dell’organo, dove confluiscono i dotti biliari, e quando arriva tutto il corollario dei segnali di presenza del tumore, incluso l’ ittero, cioè la colorazione giallastra delle sclere e della pelle, dovuto al reflusso della bile nel circolo sanguigno, è già troppo tardi per intervenire od ipotizzare un esito positivo. Dal momento che solo meno del 20% dei pazienti neodiagnosticati risultano candidabili ad una chirurgia elettiva ad intento curativo, imparare ad ascoltare i primi segnali del tumore del pancreas è fondamentale per riconoscerlo ed aggredirlo con cure tempestive, farmacologiche, chirurgiche e strumentali, anche se a tutt’oggi non è ancora stata ancora individuata una cura specifica e mirata. La Pancreatic Cancer Europe da diversi anni è al lavoro per diffondere la conoscenza di questa malattia e soprattutto per attivare i programmi di prevenzione che oggi non esistono, e nel mirino dei medici ci sono in primo luogo l’obesità, le diete ricche di grassi e povere di verdura e frutta, il diabete tipo II scompensato e non controllato,
che creerebbe un microambiente ricco di cellule, proteine e sostanze infiammatorie, oltre ai soliti danni ripetuti e reiterati del fumo e della sedentarietà od inattività fisica. Così come sono considerati a rischio i pazienti con pancreatite croniche, coloro che hanno affrontato una gastrectomia, o quelli che hanno familiarità o predisposizione genetica per tale patologia, come le mutazioni del gene BRCA 2, Cdnkn2A ed altri geni coinvolti, ancora ipoteticamente, nella genesi di questa patologia.
Importante sottolineare che come per la mammella ed altri organi bersaglio, anche nel caso del cancro del pancreas non esiste un unico tipo istologico, perché ce ne sono tanti tipi diversi, ognuno con alterazioni particolari e differenti, per molte delle quali si stanno già sperimentando dei farmaci ad hoc, ma purtroppo le molte morti di personaggi famosi a causa di questa neoplasia, che sono state rese note negli ultimi mesi ed anni sui media, hanno coperto questa malattia di un’ aura nefasta che incide molto timore e panico nei pazienti che la stanno attualmente affrontando e curando.
Invece la ricerca non si è mai fermata, sono stati messi a punto due diversi regimi di chemioterapia, ciascuno costituito da due, tre farmaci, che hanno avuto un impatto importante sulla sopravvivenza, anche se un ruolo primario stanno avendo la immunoterapia e i farmaci a bersaglio molecolare, con risultati abbastanza promettenti, mentre le prospettive terapeutiche a breve termine sono legate alla decodificazione del genoma del pancreas, dal quale si potranno intuire alcune delle cause scatenanti la malattia, e quindi individuare una terapia genica mirata. Un algoritmo di intelligenza artificiale è allo studio nell’ambito del progetto europeo PANCAIM (Pancreatic cancer artificial intelligence for genomics and personalized medicine) per individuare formazioni tumorali allo stadio iniziale, quando ancora le dimensioni sfuggono alle più sofisticate indagini radiologiche a disposizione, con l’obiettivo di ampliare la quota di pazienti candidabili alla chirurgia risolutiva, mentre il progetto PANCAID (Pancreatic cancer initial detection via liquid biopsy) è invece incentrato sulla ricerca di biomarcatori in circolo, attraverso un semplice esame del sangue per la diagnosi precoce, o per individuare i soggetti ad alto rischio. Inoltre, notizia importante e ricca di speranze, negli Usa è stato recentemente sviluppato un vaccino ad RNA messaggero dedicato e personalizzato, finalizzato alla prevenzione della recidiva nei pazienti operati, anche tardivamente, per i quali i primi dati clinici stanno offrendo risultati più che incoraggianti.
A fronte di uno scenario tuttora critico, con incidenza del tumore del pancreas in forte aumento, e nessuna certezza scientifica sulle cause di insorgenza e sulla efficienza delle cure a disposizione, è evidente la necessità di maggiori risorse per la ricerca con stretta collaborazione tra i paesi europei e programmi condivisi di politica sanitaria a livello mondiale, al fine di individuare con sicurezza le ragioni di questa grave patologia, per trovare di conseguenza le cure appropriate di riferimento, per l’unico tumore che ad oggi, purtroppo, non ha mostrato nessuna riduzione del tasso di mortalità.