La Lettura, 29 settembre 2024
Uno spettacolo teatrale dedicato ad Alberto Sordi
Due parole con la stessa radice, avanguardia e avanspettacolo: la compagnia Frosini-Timpano (con compagni di viaggio Marco Cavalcoli e Barbara Chichiarelli), simbolo da sempre di un teatro sperimentale, tenta di sposarsi col genere commerciale, il varietà, nello spettacolo Tanti Sordi. Polvere di Alberto, in prima nazionale a Romaeuropa dal 3 al 6 ottobre e poi al Piccolo di Milano dal 9 al 13. Insomma, fanno uno spettacolo su Sordi (Alberto) per fare i sordi (i soldi). «Saremo quattro sul palco, non imitiamo Sordi, ne saremo invasi, lo citiamo, reinventiamo le sue canzoni con le musiche di Ivan Talarico, lo riecheggiamo, balliamo, tentiamo lo show retrò, un musical scassone e cialtronesco. Il nostro sarà un abbraccio mortale allo stile nazionalpopolare prima d’essere per sempre imprigionati nel teatro d’avanguardia».
Così confessa Daniele Timpano, sicuro che la dicotomia tra popolare ed elitario resterà irrisolta, ma antropologicamente ci hanno provato. «Abbiamo visto 160 film, letto tutti i libri su di lui, ascoltato interviste, studiato i video, per scrivere una specie di copione senza trama con Lorenzo Pavolini», che a sua volta dice: «Abbiamo lavorato sulla nostra stessa dissociazione, gli intellettuali impegnati delle vacanze intelligenti che Sordi prende in giro siamo noi, per questo ci divertiamo».
La scena bianca, quasi vuota contiene una sedia e una grande pianta, come l’installazione della Biennale dove si sedeva spossata, a dieta, nel geniale episodio di Dove vai in vacanza? nel 1978 la povera Anna Longhi, che i collezionisti volevano comprare. «La scena stessa si può però trasformare in teatrino di varietà, ed è lì che vogliamo andare a parare, tanto che debuttiamo il 3 ottobre alla Sala Umberto di Roma, dove Sordi recitò e dove Fellini andava a trovarlo». Dopo questa immersione totale di quattro anni nella vita & carriera del grande attore, che ci siamo meritati (invertendo lo spirito della vecchia battuta di Nanni Moretti), come rinasce Sordi nel 2024? «Certo è sempre la famosa storia dell’italiano medio, lo troviamo ovunque dal Settecento, da Molière al Risorgimento al robot Caterina: Sordi c’è sempre e non è solo comico, spesso patetico e agghiacciante, soprattutto inquietante perché abita una realtà irrisolta, vedi alcuni consolatori, fittizi finali come Una vita difficile. Citiamo la battuta col gesto dell’ombrello “Lavoratori...”, dai Vitelloni, il film degli schiaffoni alla Vitti Amore mio aiutami, i maccaroni di Un americano a Roma, soprattutto siamo sedotti dal mondo del varietà di Polvere di stelle e di altri film sull’avanspettacolo, il tutto su duplici livelli di lettura, memorie e nostalgie, demistificando il fenomeno ma senza trascurare il portato simbolico».
Oggi quel teatro meraviglioso confluito nella rivista, alla base della commedia italiana, è anche lui morto e sepolto: «Ma fa parte dei nostri viaggi teatrali nell’identità cadaverica italiana — dice Timpano — e dopo aver parlato di Moro, Mussolini, il colonialismo e la sua eredità razzista, la rivoluzione francese, la crisi della democrazia, il proto femminismo, continuiamo la ricerca sulle retoriche del Paese, in questa mitologia su Roma, la “romanità” e l’“italianità” di Sordi». «E tentiamo — aggiunge Elvira Frosini — di fare esplodere le nostre retoriche e i nostri modelli culturali».
Ci sono i salti in lungo nella fantasia e immaginazione, appare Goffredo Fofi che piccona i santi della nostra cultura ma salva l’Albertone attore, c’è un dialogo tra Sordi e Pasolini in cui i due litigano e l’intellettuale accusa l’attore di rappresentare un «infantilismo senza candore», continuando con la rievocazione dei funerali dell’attore, 27 febbraio 2003, con le orazioni di Verdone, Veltroni, Scola, ma senza video. «E usiamo modalità distorte, scene riscritte con varianti, evochiamo Wanda Osiris con cui recitò in Gran Baraonda. Su quelle famose scale Sordi diceva cose terribili all’orecchio della soubrette che non ci sentiva granché: insomma materiali dichiarati e non, percorsi che si incrociano, arrivando a toccare progetti non realizzati come il film su Kissinger». Un vero sudoku, Sordi, in cui i fan meno giovani sono certamente avvantaggiati.
Così tra frac e canotte, scapoli e mariti, canzoni somiglianti ma più stranianti di Brecht (Nonnetta), rovistando nell’inconscio italiano medio, la compagnia più off cerca un pertugio in. Ricorda Timpano: «L’ispirazione mi venne, credo, molti anni fa quando vidi Leo De Berardinis nello spettacolo su Totò, principe di Danimarca, ma i discorsi che ci interessano oggi sono tre: la storia d’Italia filtrata in modo transmediale attraverso Sordi e i suoi registi; il dato biografico dei nostri antenati del boom e del progresso fino a noi miseri con l’Apocalisse nell’orizzonte; il nostro lavoro, il teatro, Sordi faceva il varietà e noi siamo avanguardisti finto pentiti che, abbracciando le paillette e la passerella, rivendichiamo una diversa identità ma nello stesso tempo anche la nostra storia».