Libero, 30 settembre 2024
Anche cani e gatti donano il sangue
Una questione di sangue che vale anche per i nostri amici pelosetti. Barboncini, chihuahua, bassotti e border collie. Ma anche siamesi, persiani, scottish fold, burmesi e chi più ne ha più ne metta. Non è mica la razza quella che conta, è il concetto di solidarietà: identico, tra l’altro, a quello che lega noi umani. In Veneto (ma non solo) cani e gatti possono donare il loro sangue ad altrettanti cuccioli che ne hanno bisogno, grazie a un accordo che hanno recentemente sottoscritto l’IzsVe (ossia l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, che ha sede a Legnano, nel Padovano) e l’Avis (che non ha bisogno di ulteriore specifiche).
Una banca del sangue, in tutto e per tutto copia della nostra, solo pensata e a disposizione degli animai di compagnia perché il principio, alla fine, è lo stesso: uno, la complicità e il sostegno reciproco sono alla base di una società che si intende civile; due, far bene agli altri fa star bene soprattutto chi quel bene lo fa; tre, il sangue (anche quello animale) serve sempre perché la medicina veterinaria, al pari della medicina umana, va avanti con operazioni chirurgiche, interventi, trasfusioni salva pelle (e pelo); quattro, anche gli animali hanno gruppi sanguigni differenti e, nei momenti del bisogno, tocca far attenzione alle compatibilità.
«Questo accordo», dice, mica a caso, Antonia Ricci, che è la direttrice generale dell’IzsVe, «ha un valore simbolico enorme: la solidarietà non fa differenze tra umani e animali e fa bene alla salute di tutti». E allora si parte, in Veneto, proprio oggi, con la Festa provinciale del volontariato e della solidarietà, al Prato della Valle di Padova, con uno stand e due volontari, pronti a informare chiunque voglia aderire (iscrivendo il proprio cucciolo) all’iniziativa.
L’IzsVe ha una sua banca del sangue (appunto) che è nata nel 2012 e già due anni fa registrava di aver salvato oltre 2mila animali: per entraci è necessario compilare un modulo che si trova sul sito dell’ente oppure telefonare agli appositi punti per la donazione (anche i numeri di telefono sono presenti sul portale web), l’iscrizione è senza costi. Però attenzione, non tutti gli animali possono essere donatori, esistono delle regole precise e delle precise condiozni (un po’ come le nostre): anzitutto l’età del cane o del gatto deve essere compresa tra i due e gli otto anni, gli esemplasi devono essere clinicamente sani, devono avere un peso di massimo cinque chilogrammi per i felini e di massimo 25 per i cani e devono aver completato la profilassi contro sia le pulci che le zecche.
«La donazione avviene in condizioni di assoluta tranquillità», sottolineano poi dall’istituto: il che significa zero rischi, sia per loro che per gli esemplari riceventi, e benessere garantito in ogni fase della procedura. Ma c’è di più, ossia c’è un vantaggio che tanto secondario non è: chi decide di portare il proprio animale domestico a fare il “prelievo” per la prima volta riceverà una visita clinica veterinaria e le analisi del sangue in modalità totalmente gratuita (aspetto non indifferente visto che, secondo le ultime rilevazioni di Altroconsumo, in media, il proprietario di un cane spende 220 euro all’anno per il veterinario contro il 130 del padroncino di un gatto). «Dopo l’iscrizione al registro l’animale sarà chiamato ogni quattro o sei mesi per effettuare una donazione, giorno e orario saranno concordati col proprietario a seconda della sua disponibilità».
Il progetto (meritorio) dell’IzsVe, tuttavia, non è il solo presente in Italia. Esistono, e per fortuna, altre realtà che fanno su per giù lo stesso: come l’associazione ConFido di Brugherio, nella Brianza lombarda, che giusto in questi giorni sta rilanciando un appello per trovare nuovi animali donatori (alle stesse condizioni che nel Padovano) visto che cinque cani della sua banca hanno raggiunto l’età massima per partecipare al programma; o come l’ospedale didattico veterinario Modenato di Pisa (che un sos simile l’ha inviato quest’estate); o come tantissime altre che elencarle tutte, in questo momento, sarebbe impossibile ma neanche ci importa. Ci importa, semmai, ricordare quella che è una buona pratica (anche se spesso ignorata o dimenticata).