Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  settembre 30 Lunedì calendario

Intervista a Franco Lanzarini, sopravvissuto a Marzabotto

Franco Lanzarini, 87 anni, fissa il vuoto sulla sedia a rotelle. Attorno il verde di Monte Sole. I ricordi devono tormentarlo.Cosa ricorda dell’eccidio?«Eh» (Tace a lungo).Perché eravate quassù?«Per sfuggire ai nazisti».E poi un giorno arrivarono fin qui?«Sì, ci trovarono e ci schierarono in trenta davanti al plotone di esecuzione. Qui sul prato».Se preferisce interrompiamo la chiacchierata.«No, no. Voi fate il vostro lavoro».Era con i suoi?«Ero con la mamma e tre fratelli. Ci nascondevamo in una grotta scavata accanto a Villa Cerana».Quanta fatica le costa ricordare?«Mi misero al muro tre volte».Tre volte?«Tre volte. La scena si ripeté per tre giorni di fila».Per farvi paura?«Per farci prendere spavento».Quanti anni aveva nel 1944?«Avevo sette anni e mezzo».Chiede un fazzoletto al figlio. Il figlio dice che gli vennero i capelli bianchi per lo spavento. E tre chiazze sul corpo che non sono mai andate più via. Lanzarini non vuol dire altro. Il suo silenzio va rispettato. È uno che può ancora raccontare cosa fecero i nazisti con l’aiuto dei fascisti a Marzabotto ottant’anni fa. La strage di Monte Sole. Perciò Mattarella è venuto fin quassù. Lanzarini ci ripensa. Vuole aggiungere qualcosa.Cosa vorrebbe aggiungere?«Dopo il terzo giorno la mamma stanchi di quegli spaventi ci indusse ad abbandonare il rifugio. Ci mettemmo sulla strada sotto le bombe».Piovevano bombe?«Sì, questo ricordo. Tante bombe».E vi fecero andare?«Sì, non so perché ci graziarono».Mattarella poco dopo gli stringerà la mano. «Il dolore non passa mai», dice il presidente. «Grazie per essere venuti qui e per avere onorato i nostri cari», gli dice Anna Rosa Nannetti, una dei sopravvissuti della strage. «Grazie della vostra generosità e per la vostra accoglienza», e risponde il presidente tedesco Steinmeier.«Qui – racconta Paolo Elmi – noi abbiamo perso sedici parenti, del ramo materno. Appartenevano tutti alla famiglia Lorenzoni».E lei come si è salvato?«Io ero nato da pochi mesi e sono scampato all’eccidio perché due giorni prima ero stato sfollato con i miei genitori».