Libero, 29 settembre 2024
Verstappen sanzionato per una parolaccia
Non bastava aver tolto la suspense di un rifornimento, non bastava aver tolto l’adrenalina su quel serbatoio pieno, mezzo pieno o vuoto, ora in Formula 1 vogliono toglierci anche i team radio e quel rapporto vero, genuino, tra il pilota e il mondo che lo circonda mentre sfreccia a più di 300km/orari. Il tutto inchinandosi ai diktat del presidente della Fia, Mohammed Ben Sulayem.
Il motivo? Secondo il moderno moralizzatore delle corse, i piloti in piena trance agonistica direbbero troppe parolacce nei loro sfoghi d’euforia per una vittoria, per un piazzamento o magari per un maledetto incidente capace di mandare al diavolo una stagione.
Il segnale della stretta è arrivato dopo un «fucked» pronunciato da Max Verstappen rispondendo a una domanda di una cronista sull’assetto della sua RB20 nel corso del Gp di Baku. Questa la frase che ha fatto indignare la Fia: «Avevamo modificato assetto dopo le libere, ma non ha funzionato. Quando ho iniziato le qualifiche, ho capito che la macchina era fottuta».
Da qui la presa di posizione di Ben Sulayem che ha messo nel mirino tutto: conferenze stampa, interviste o team radio, appunto, mentre si è in macchina. «La politica della Fia è quella di garantire che il linguaggio utilizzato nei suoi forum pubblici, come le conferenze stampa, sia conforme agli standard generalmente accettati da tutto il pubblico e dalle trasmissioni. In particolare, questo vale per le dichiarazioni rilasciate dai partecipanti al Mondiale, che sono quindi dei modelli di riferimento sia all’interno che all’esterno dello sport», hanno tuonato i commissari seguendo le indicazioni della nuova dottrina imposta dall’alto.
CONDANNATO
Insomma, non prendiamoci in giro, con la scusa del politicamente corretto non si vuole addomesticare un linguaggio, qui si vuole spegnere il motore delle emozioni, le poche che sono rimaste nel motorsport. Per capire la follia della Fia bisogna anche inquadrare la sanzione comminata a Verstappen per quella imprecazione: lavori socialmente utili.
Il politicamente corretto ormai ha un tribunale proprio che trova le fon
damenta nel regolamento della Fia (modificato ad hoc qualche mese fa) ed emette pure “sentenze” con pene da scontare. L’umiliazione è stata così forte per il campione del mondo che ha minacciato il ritiro dalle corse.
Un colossale abbaglio da parte della Federazione potrebbe far saltare per aria il paddock che per anni si è basato sull’odore della benzina, i segni dei pneumatici sull’asfalto, birra, sigarette e sfuriate epiche dei piloti col corpo prigioniero delle tute e il volto rigato dal sudore. Provate a immaginare in questa nuova Formula 1 un Michael Schumacher che va a cercare Coulthard nei box McLaren dopo la botta di Spa del 1998. L’ira negli occhi del tedesco, il suo labiale e il modo in cui cerca la rissa parlano chiaro: sono un pilota, ho sangue nelle vene e sì, ti cerco per regolare i conti come si faceva una volta.
IL MAESTRINO DELLA FIA
Oggi, secondo il maestrino della Fia, il sette volte campione del mondo cosa avrebbe dovuto fare? Indossare lo smoking, aggiustarsi il papillon e citofonare al box delle frecce d’argento chiedendo «Mister David Coulthard è in casa?».
Follia pura. E a mettere le cose in chiaro c’ha pensato proprio il fratello di Michael, Ralf: «Il ruolo di Mohammed Ben Sulayem è tragico, sembra il nostro Olaf Scholz, è un disastro in termini di comunicazione. Non credo che sia abbastanza intelligente da ribaltare la situazione. Prima si è messo nei guai con Susie Wolff, poi c’è stato l’enorme scandalo con Liberty Media che gli è quasi costato il posto, infine i commenti fatti alla cerimonia ufficiale di premiazione ad Abu Dhabi. Consiglierei alla Fia di pensare a qualcosa di nuovo».
C’è forse altro da aggiungere? Sì, cambiate il presidente e tutti, piloti e tifosi, riprendiamoci questo cazzo di spettacolo. Ops...