Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  settembre 29 Domenica calendario

La solitudine degli anziani coreani

Uno su tre non ha nessuno con cui parlare. Uno su quattro lavora ancora, pur avendo superato i settanta anni. Due su cinque vivono al di sotto della soglia di povertà. Nella iper competitiva società sudcoreana, c’è una comunità di “fantasmi” sempre più numerosa e sempre più sospinta ai margini: sono gli anziani. I dati rilasciati da Statistics Korea e riportati dal Korea Times, catturano le difficoltà nelle quali sono intrappolati i vecchi del Paese asiatico. «Il 34,8 percento delle persone che vivono da soli – scrive il quotidiano sudcoreano – ha dichiarato di non avere nessuno a cui rivolgersi per chiedere aiuto in caso di malattia e di non potere contare su nessuno per svolgere le faccende domestiche». Il 71 percento ha poi denunciato «di non avere nessuno a cui chiedere soldi in prestito in caso di difficoltà finanziarie». Non solo: «Il 18,7 percento delle famiglie mononucleari ha dichiarato di aver sperimentato tutti e tre i problemi sopra menzionati».
Dei 5,65 milioni di nuclei familiari che compongono la popolazione del Paese asiatico, il 37,8 percento è composto da una sola persona. Ma non basta. Come riportato dall’Economist, la Corea del Sud ha il secondo tasso più alto di povertà tra gli anziani nell’Ocse, il club di Paesi ricchi (il più alto è la piccola Estonia). Quasi il 40% dei sudcoreani con più di 65 anni vive al di sotto della soglia di povertà dell’Ocse, fissata alla metà del reddito medio nazionale. In Giappone il tasso è del 20% (la media dell’Ocse è del 14%). Circa il 24,5% dei sudcoreani di età pari o superiore a 70 anni è costretto ancora a lavorare. Il 42,1% è considerato “un semplice lavoratore” non specializzato.
Le biografie non raccontano solo di passività o di rassegnazione. C’è chi ha cercato di esplorare nuove possibilità. Un numero crescente di centri per l’impiego aiuta a identificare le aziende che cercano di assumere anziani, offrendo anche formazione a chi cambia lavoro. «Dopo aver cresciuto i miei figli e essermi presa cura dei miei nipoti – ha raccontato la signora Kim Nan-hyang, 69 anni – mi sono ritrovata un po’ sepolta. Ho sentito di aver bisogno di un coinvolgimento nella comunità». Le difficoltà sono però destinate ad acutizzarsi. Per il semplice motivo che la società sudcoreana invecchia, e invecchia rapidamente. Oggi gli anziani rappresentano il 19,2 percento dei 51,75 milioni degli abitanti del Paese. Il prossimo anno raggiungeranno quota 20 percento. Le previsioni sono cupe: con il tasso di natalità più basso al mondo, la percentuale di anziani della Corea del Sud è destinata a sfiorare il 48 per cento del totale entro il 2072. «Il declino della popolazione pone serie minacce non solo al mercato del lavoro e alle finanze statali, ma a ogni aspetto della società, dalla difesa nazionale all’istruzione e ai servizi medici», ha detto Lee Sang-rim, esperto del Korea Institute for Health and Social Affairs. Gli esperti hanno provato a misurare il possibile impatto dell’invecchiamento della popolazione sul sistema Paese. A partire dalla ricchezza nazionale. Si prevede che il Prodotto interno lordo della Corea del Sud diminuirà del 28,38% nel 2050 rispetto al livello del 2022. Si restringerà la forza lavoro: la popolazione in età lavorativa diminuirà del 34,75% e persino il numero del personale militare calerà, scendendo sotto le 500mila unità.