Il Messaggero, 29 settembre 2024
Callas e Onassis/13 (litigi)
A New York, racconterà l’amica della Callas mary Carter: «Ari telefonò alla Kennedy per sapere come stava. Dopo essersi trasferita nella Grande Mela», la vedova del Presidente organizzava in casa pranzi domenicali. Invitò anche l’armatore, che disse a Maria: «Jackie ci ha invitati a pranzo domenica». La soprano rispose: «Sei sicuro che abbia invitato anche me?». Quando la Kennedy richiamò chiarì: «Purtroppo c’è un solo posto disponibile, e questo posto è per il signor Onassis».Un altro, più gentiluomo e meno “pirata” di Ari avrebbe declinato l’invito, ma il greco aveva già deciso di lasciare Maria e di rimpiazzarla con Jackie, che non chiedeva di meglio. Le piaceva la bella vita, aveva le mani bucate, era piena di debiti. Un nuovo compagno e magari un nuovo marito ricco e generoso e, a letto, un fulmine di guerra, un vero maratoneta dell’Eros, avrebbe risolto i suoi problemi economici e personali.Quanto a Onassis, avere al fianco, ora che la Callas si avviava al tramonto, la più famosa vedova d’America, per l’armatore un nuovo exploit mondano, un’ennesima conquista sociale. Che la Callas lo amasse come il primo giorno, non gli avrebbe impedito di abbandonarla e di buttarsi fra le braccia ospitali della Kennedy, che gli aveva spalancato le sue.Privo di scrupoli come un biscazziere, se una donna o un socio non giovavano più alla sua carriera, non servivano più alla sua ambizione, se ne sbarazzava brutalmente. Quando Maria, reduce da contestati recital a Parigi e a Milano, dopo avergli ribadito la propria devozione, gli parlò di Jackie, invitandolo a confermare o a smentire quello che i giornali scrivevano, lui tagliò corto: «Chi e cosa sei? Niente. Hai solo un fischietto in gola e non funziona più».Un’altra volta, durante una lite furibonda, Ari la schiaffeggiò e lei gli rese la pariglia. Un’altra volta ancora, all’acme di una discussione, la zittì: «Chiudi il becco. Sei solo una cantante da night club».Continuavano a farsi vedere insieme, insieme viaggiavano, insieme andavano in vacanza, ma lui per lei non provava più nulla, e quello che lei provava per lui, più che lusingarlo, come spesso capita, se non lo irritava, lo infastidiva. La Callas, fra un pianto e l’altro, seguitava a illudersi: l’idea che tutto potesse finire (ma tutto era già finito) la faceva piombare in uno stato di penosa prostrazione.Il 6 giugno 1968, si sfogò con la vecchia maestra, diventata amica, Elvira de Hidalgo: «Ari è irresponsabile e mi disgusta. Sono a Parigi e tenterò di riordinare le idee nella confusione di tanto dolore. In questi mesi cerco solo di resistere. Non mi sforzo molto perché ho poche energie mentali e psicologiche. Non riesco nemmeno a pensare dove poter trovare un po’ di pace. Mi sento così perduta, dopo tanti anni di lavoro e sacrifici per lui; che non so nemmeno dove andare. Almeno per il momento, qui, a casa mia, sto bene».