Corriere della Sera, 26 ottobre 2014
Marlene Dietrich sedusse Greta Garbo
Per Joseph von Sternberg, archetipo del regista hollywoodiano, le attrici che avevano avuto relazioni lesbiche «tramite l’obiettivo della cinepresa esercitavano un potente magnetismo androgino, risvegliando i desideri inconsapevoli di uomini e donne che guardavano il film attraverso l’aria torbida e fumosa dei cinema». Von Sternberg la pensava così perché molte delle attrici che lavoravano con lui erano «di quelle»: la grande Nazimova con le sue feste al Giardino di Allah, Marlene Dietrich e Tallulah Bankhead, tutte godevano di quelli che Greta Garbo definiva i suoi «eccitanti segreti». Richard Newbury sul Corriere della sera – 26 ottobre 2004 – (traduzione di Maria Serena Natale)
Come soleva ripetere nella sua parlata strascicata la rapace Tallulah, figlia del senatore dell’Alabama, «papà mi ha detto di stare attenta ai ragazzi e all’alcol, non alle ragazze e alle droghe». Quando Greta Garbo arrivò a Hollywood dopo essere stata notata da Louis B. Mayer a Berlino, si accorse che «lo facevano tutte». Il proibizionismo mise insieme l’alcol proibito, il sesso proibito e anche le «faccende di governo» proibite, come la Garbo chiamava la politica. Ad Harlem le ragazze dell’alta società, le Morgan, le Vanderbilt, le Du Pont, andavano in giro per i bassifondi con le allora ballerine di fila Joan Crawford, Barbara Stanwyck, Bea Lillie.
Greta Garbo Sia l’aristocratica Mercedes de Acosta, che avrebbe accompagnato la Garbo nelle gite a seno nudo in Sierra Nevada, che Tallulah si fecero cinque giorni di viaggio in treno per andare a Hollywood a sedurre la timida bionda che non a caso sognava di interpretare gli ambigui Amleto e Dorian Gray.
Il fascino della Garbo le veniva dalle ferite che, chiaramente, le erano state inferte. A farla soffrire era stata un’attrice tedesca di quattro anni più grande, e sessualmente più esperta, arrivata a Hollywood nel 1930 come «la risposta della Paramount alla Garbo».
Per una Garbo che considerava la segretezza come l’essenza del sesso, ecco Marlene Dietrich, una donna capace di sedurre Greta diciannovenne nei camerini della Compagnia del Teatro di Berlino di Max Reinhardt «usando solo la bocca», per poi mettere in giro la voce che la Garbo «era grande lì sotto» – cosa della quale Greta si vergognava – e che portava biancheria poco pulita. Questo fu un momento decisivo nella vita della Garbo: ne spiega l’ossessione per la segretezza e la fine prematura della sua carriera cinematografica.
La Garbo mandò la sua amante di mezza età Salka Viertel – già amante anche della Dietrich a Berlino – a dire che se la Dietrich si fosse lasciata sfuggire a Hollywood anche una sola parola sul loro incontro, lei le avrebbe distrutto la carriera rivelando che suo marito non era il compiacente Rudi Seiber, ma il regista teatrale, poi spia addestrata dal Comintern a Mosca, Otto Katz, venuto nel 1935 a Hollywood a dirigere il fronte stalinista della «Lega Anti-Nazi» sotto il falso nome di Rudolph Breda.
Il «bastone» sovietico era la minaccia di rapire la loro figlia Maria, e la «carota» erano i favolosi smeraldi imperiali, visto che tutti i guadagni hollywoodiani della Dietrich finivano, tramite Otto, a riscattare comunisti tedeschi dalle mani dei nazisti.
- Advertisement – Marlene Dietrich Il club lesbico «La Silhouette» a Parigi che lei finanziava per la sua mascolina amica Frede Baule era ideale per raduni sessuali e politici clandestini, mentre per gli incontri segreti con Otto c’era lo yacht Arkel che le veniva prestato dalla sua amante lesbica, l’ereditiera della Standard Oil and Whiskey, campionessa di motonautica, Joe «Toughie» Carstairs, nonché la casa sull’isola privata di «Toughie», Whale Key, a 130 miglia dalla costa americana ed equidistante da Nord, Centro e Sudamerica.
Gli esuli dalla Mitteleuropa come Bertolt Brecht e Max Reinhardt frequentavano i diversi ritrovi della Garbo e della Dietrich. La prima finanziava questa cellula comunista, nel cuore della fabbrica dei sogni, senza saperlo; la seconda invece ne era fin troppo consapevole, e passava gli amanti del suo «circolo di cucito» a Otto, cacciatore come lei.
La Dietrich era comunista nel suo sedurre tutti, dall’allora comparsa John Wayne alle stelle come Gary Cooper e Clarke Gable e Jean Gabin, ai candidati presidenziali come Adlai Stevenson.
La voracità sessuale della Dietrich era vistosa tanto quanto la solitudine della Garbo, nonostante Vanity Fair salace commentasse che «appartenevano allo stesso club». Dopo il Patto nazi-sovietico del 1939, al quale Otto si era opposto, sia lui che Marlene servirono diversi padroni. Il drammaturgo britannico Noel Coward reclutò Otto per l’intelligence britannica, mentre gli Stati Uniti continuavano a ritenerlo un agente sovietico oltre che «probabilmente nazista».
Tallulah Bankhead Il padre di Tallulah adesso era Speaker del Senato e grazie all’amicizia di Tallulah con il direttore omosessuale dell’Fbi Herbert Hoover, l’ormai apolide (dopo Pearl Harbor) Marlene Dietrich ottenne la cittadinanza statunitense e in cambio, a giudicare dalla consistenza del file Fbi (poi occultato) sul suo conto, divenne probabilmente un agente Usa.
Il suo impegno nella guerra, cioè intrattenere le truppe alleate, dove di nuovo il suo fascino ambiguo ma universale rese «Lili Marlene» «la» canzone dell’armata di Montgomery e di Rommel insieme, le valse la più alta medaglia americana al valore civile. Ma fu questo soltanto il suo merito?
Se l’evento cruciale della vita della Garbo fu l’essere stata sedotta e tradita da Marlene, l’equivalente per Marlene fu il matrimonio con Otto Katz, che sancì l’ambivalenza umana, politica e scenica del suo personaggio. La sua corazza di cinismo s’incrinò una volta soltanto, quando seppe, nel 1952, che Otto Katz era stato arrestato e impiccato a Praga come spia – ma di chi?
Né la Commissione Hays sulla morale a Hollywood né il senatore McCarthy con le sue audizioni sulle «attività non-americane» avevano timori del tutto infondati sulla fabbrica dei sogni.