Corriere della Sera, 29 settembre 2024
Il successore di Nasrallah forse sarà Hashem Safieddine
Gerusalemme – Sono cresciuti insieme come fratelli, anche se sono cugini da parte di madre. Nasrallah più anziano di 4 anni, non troppi ma abbastanza per sentirsi protettore e patrocinatore di quel parente nato dalle parti di Tiro, sulla costa a sud, ed educato pure lui a diventare un religioso sciita nella città sacra di Qom in Iran. Per questa ragione porta lo stesso turbante nero – a indicare la discendenza da Maometto – che indossava il leader di Hezbollah fino alla morte sotto le bombe israeliane: si somigliavano pure, la barba curata e ingrigita, gli occhiali dalla montatura di metallo.
Lo sceicco Hashem Safieddine è il successore più probabile alla guida dell’organizzazione. Lo rivela quanto i portavoce dell’organizzazione libanese si siano affrettati a precisare che non c’era nel quartier generale polverizzato dall’attacco, lo dimostra quanto in questi 12 mesi di guerra sia stato presente dove non c’era Nasrallah, proprio per il timore di essere eliminato. È Safieddine a presenziare ai funerali la settimana scorsa dei comandanti uccisi nell’esplosione coordinata di cercapersone e radiotrasmittenti, operazione attribuita dal gruppo agli israeliani. «I feriti ritorneranno alla guerra santa – proclama – e se l’obiettivo del nemico è fermare il nostro sostegno a Gaza, deve sapere che la resistenza potrà solo crescere».
Adesso dovrebbe toccare a lui ricostruirla più che vederla crescere. Il colpo ai vertici militari è totale, i portavoce dell’esercito israeliano hanno diffuso uno schema per mostrare che la catena di comando non ha più anelli. Alla guida del consiglio Esecutivo, Safieddine ha coordinato in questi decenni le operazioni civili del movimento fondamentalista dal sistema educativo agli investimenti finanziari, anche all’estero. Siede però nel consiglio di guerra, ormai ristretto, e gli americani lo hanno inserito nella lista nera per i terroristi nel 2017. La sua indicazione come erede di Nasrallah risalirebbe già al 1994.
I dirigenti del partito di Dio lo descrivono al giornale in arabo Asharq Al-Awsat come «un vero leader, allo stesso tempo duro e flessibile, aperto ad ascoltare le opinioni degli altri». Soprattutto lo considerano «un’estensione della personalità di Nasrallah». Tutti e due sono stati formati alla jihad contro Israele e l’Occidente da Imad Mughniyeh, ucciso nel 2008 a Damasco da un’autobomba, proprio la tattica esplosiva che lo aveva trasformato in un terrorista super-ricercato e lo aveva messo nel mirino degli americani assieme agli israeliani.
La scelta ricadrebbe su Safieddine anche per i suoi legami con gli iraniani, che ha continuato a coltivare dopo gli anni passati a compulsare i testi sacri. Il figlio Riza ha sposato la figlia di Qassem Soleimani, ucciso quattro anni fa su ordine dell’allora presidente Donald Trump. Sono stati il generale dei Pasdaran e Nasrallah a costruire l’«anello di fuoco» attorno allo Stato ebraico, l’asse di milizie sciite dalla Siria allo Yemen che in questi mesi ha partecipato alla battaglia.