Libero, 28 settembre 2024
Raccolta della olive in anticipo e -32% in quantità
Nei frantoi arrivano con largo anticipo le olive. Ma si prevede un crollo per la produzione dell’uliveto Italia. In difficoltà per le ondate di calore e la siccità che hanno colpito nei mesi scorsi il Meridione: il calo atteso è nell’ordine del 32%. A lanciare l’allarme sono Coldiretti, Unaprol e Ismea, che hanno presentato al G7 dell’Agricoltura a Siracusa le stime 2024, in occasione del via alla raccolta scattata proprio in Sicilia con un anticipo di 15-20 giorni, principalmente a causa del caldo record che ha accelerato la maturazione, portando di fatto a fine settembre il primo olio nuovo sulle tavole degli italiani.
La produzione di olio d’oliva dovrebbe attestarsi quest’anno intorno alle 224mila tonnellate, rispetto alle 329mila della campagna 2023. Una quantità che fa scivolare l’Italia al quinto posto nella classifica dei principali Paesi produttori. In testa dovrebbe esserci la Spagna, con 1,3 milioni di tonnellate, in crescita del 50% rispetto allo scorso anno. Per la Tunisia sono attese 325 mila tonnellate, mentre in Grecia la produzione di olio dovrebbe collocarsi in una forchetta che va da 230mila a 250mila tonnellate. E rischiamo anche il sorpasso della Turchia.
A pesare sulla campagna olivicola italiana è soprattutto il dato pugliese dove si stima un raccolto praticamente dimezzato rispetto allo scorso anno. Nella regione, che da sola rappresenta circa un terzo degli uliveti nazionali, la fioritura e l’allegagione si sono mostrate abbastanza ridotte quest’anno, con le piante andate in stress idrico a causa delle poche piogge estive e delle alte temperature. Situazione analoga in Calabria e Sicilia dove si stimano perdite che al momento, comunque, sembrano più contenute rispetto a quelle della Puglia.
Al crollo della produzione al Sud si contrappone l’aumento record registrato nelle regioni del Nord, con un +75%, e del Centro (+70%) rispetto a un 2023 molto deficitario.
Buone notizie arrivano anche sul fronte della qualità che si annuncia ottima. «Non è un caso che lo scorso anno l’olio extravergine d’oliva 100% italiano sia stato l’unico a crescere nei consumi», sottolinea David Granieri, presidente di Unaprol, l’associazione dei produttori olivicoli, «ma bisogna tenere alta la guardia contro le speculazioni che possono trovare terreno fertile nella scarsità di prodotto a livello mondiale e nella riduzione del differenziale di prezzo tra extravergine italiano e quello degli altri Paesi produttori».