Libero, 28 settembre 2024
Sciopero dei lirici: «Faremo saltare tutte le Prime»
Comincia l’autunno caldo dei lavoratori delle fondazioni lirico sinfoniche. Ieri i sindacati hanno proclamato uno «sciopero delle Prime di ogni produzione» a partire dal primo novembre.
Secondo i rappresentanti dei lavoratori, la scelta si è resa necessaria a causa del «grave e ingiustificabile ritardo della validazione del Contratto collettivo nazionale sottoscritto il 30 novembre 2023» e non ancora «reso esigibile». Le organizzazioni di settore di Cgil, Cisl e Uil aggiungono che «il contratto è scaduto da circa ventun anni e che le maestranze, malgrado le elevate professionalità tecniche amministrative e artistiche, percepiscono salari divenuti iniqui». Anche se si apprezza l’invio della «numerosa documentazione da parte della direzione generale dello Spettacolo alla Corte dei Conti per la certificazione dell’ipotesi del Contratto Nazionale», i sindacati giudicano «grave ed inaccettabile” il persistere della situazione di incertezza sul contratto «a distanza di 10 mesi». Pertanto, Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil procedono «sin d’ora alla proclamazione dello sciopero» delle prime a partire dal mese di novembre, «se permarrà lo stato di non validazione».
Una proposta cavalcata subito dal Movimento Cinquestelle: «Siamo vicini ai professionisti delle fondazioni liro-sinfoniche e alle organizzazioni sindacali che hanno proclamato lo sciopero a partire da novembre se rimarrà l’attuale incertezza sul contratto nazionale» dicono Luca Pirondini e Gaetano Amato. «È assurdo che a fronte di un contratto nazionale scaduto un’intera categoria debba restare appesa da quasi un anno per la validazione del nuovo contratto. Chiediamo ad Alessandro Giuli di intervenire prontamente a tutela di lavoratrici e lavoratori che per questo ingiustizia percepiscono da anni salari assolutamente iniqui».
Dalla protesta dei lavoratori al futuro del teatro di Roma. Ieri è stata approvata la riforma della governance dell’ente, dopo le liti tra Comune e Regione Lazio. «A seguito del perfezionamento dei necessari passaggi procedurali, l’assemblea dei soci della Fondazione Teatro di Roma – costituita da Roma Capitale e Regione Lazio, in accordo con il ministero della Cultura – ha formalizzato la riforma dello Statuto, con l’adeguamento in merito all’introduzione di un modello di “governance duale” che prevede le figure di un direttore generale e di un direttore artistico» si legge nel comunicato ufficiale. Questa modifica statutaria è appunto il risultato di un’intesa raggiunta «con il concorso di Roma Capitale, assieme alla Regione Lazio e al ministero della Cultura,"al fine di garantire un modello gestionale più idoneo a rafforzare la struttura manageriale e dirigerne la complessità, vista la crescente pluralità di luoghi, funzioni e prospettive; oltre che consolidare il ruolo culturale dell’Istituzione nelle politiche cittadine e nazionali». Da una parte c’è la figura del dg – che predispone piani di bilancio e di budget-, dall’altra quella del direttore artistico (che disegna il programma culturale).