Il Messaggero, 27 settembre 2024
I 90 anni di Pingitore in un’intervsta
Per i suoi primi 90 anni, che compie oggi, Pier Francesco Pingitore, “Ninni” per gli amici, si regala una festa e un sogno: «Vorrei riaprire il Bagaglino, chiuso dal 2020 per Covid. Sono pronto», dice. Giornalista, regista, sceneggiatore, autore tv e re Mida degli ascolti, umorista implacabile, Ninni ha «inventato» la satira politica moderna menando colpi a destra e sinistra, ha rivitalizzato il varietà e dalla storica ribalta del Salone Margherita, ultima sede del Bagaglino, ha lanciato bellezze come Valeria Marini, Pamela Prati, Eva Grimaldi e tante altre. Eterno Borsalino e battuta ancora fulminante, ha avuto a che fare con politici e potenti, riscosso applausi e soddisfazioni e si è sempre divertito senza mai perdere, assicura, la libertà.
Come festeggerà il compleanno?
«Spegnerò le candeline al pranzo che Martufello darà nella sua bellissima casa di Sezze, in provincia di Latina. Ci saranno una quarantina di amici di tutti gli ambienti, quel fritto misto in cui vivo da sempre».
Che regali vorrebbe ricevere?
«Agli invitati ho raccomandato di non portarli: faranno meglio a devolvere la somma stanziata in auto-beneficenza».
Se li sente i 90?
«Per niente, semmai me ne sento 70. Alla mia età dovrei stare un po’ attento, curarmi, ma mi basta non fare nulla di... scapestrato, come si diceva una volta».
Di cosa va più fiero?
«Sono contento di tutto il lavoro che ho fatto, anzi che non ho fatto perché mi sono sempre divertito senza avvertire la fatica: gestire una lunga diretta, ad esempio, non è facile ma per me non è mai stato un peso».
Che effetto le fa aver inventato la satira politica moderna?
«Non ho inventato niente. Con Castellacci e Vistarini, i coautori del Bagaglino, l’abbiamo praticata e diffusa raggiungendo anche 12 milioni di spettatori. La satira, dai tempi di Orazio, richiede verità anche nella risata. E noi l’abbiamo sempre detta senza insultare nessuno».
Ha mai avuto “paletti” o censure?
«Mai. Nemmeno quando passai dalla Rai a Mediaset e annunciai a Berlusconi che non avrebbe letto il copione della trasmissione prima della messa in onda. Lui mi lasciò sempre libero e una sola volta mi chiese di anticipare la chiusura di dieci minuti: sarebbe andato ospite da Bruno Vespa in Rai e non voleva concorrenza».
Si è mai offeso qualcuno dei vostri bersagli?
«Forse in privato, ma nessuno mi ha mai aspettato sotto casa o insultato al telefono. Il più spiritoso fu Andreotti: suggerì a Oreste Lionello, che ne faceva una mitica imitazione, di mettere i tacchi per raggiungere la sua altezza, così avrebbe potuto mandarlo agli eventi istituzionali al posto suo».
Le piace Maurizio Crozza che oggi sbertuccia i politici?
«Non esprimo giudizi su di lui, sarebbe inelegante. Non vedo il suo programma né gli altri: in tv non c’è più nulla di interessante, a parte qualche fiction e film. Il varietà non lo sa fare più nessuno. Ma se mi chiamano, io sono pronto a tornare sulla breccia».
Il pensiero politicamente corretto ha silenziato la satira?
«Il politically correct è la religione degli imbecilli, un controsenso, la morte della libertà».
Da autore di show popolati di vamp mezze nude, che pensa quando una celeb come Elodie afferma di spogliarsi «per sconfiggere il patriarcato?»
«Che si è perso il senso del ridicolo. Noi abbiamo sempre valorizzato le donne e se rifacessi uno spettacolo ci rimetterei le ballerine. Ma quale schiavitù. In molti aspetti le donne sono superiori agli uomini ed è giusto che vadano avanti. E mostrare il corpo è un loro diritto».
È vero che al Bagaglino rimandò indietro la First Lady Jackie Kennedy?
«Erano gli anni Sessanta, tutti volevano venire ai nostri spettacoli. Chiamarono dall’ambasciata americana per prenotare quattro posti ma la centralinista, subissata di richieste, rispose che non c’era posto».
Com’è oggi vivere a Roma?
«Si stava meglio negli anni della cosiddetta Dolce Vita, tra i Sessanta e i Settanta. L’esistenza era più saporita».
Che consiglia ai giovani desiderosi di calcare le sue orme?
«Di divertirsi e non pensare ai soldi che, per me, non hanno mai rappresentato una motivazione. Lo so, è un ragionamento da Ancien Régime, ma io non sono mai stato sotto alcun regime. Non ho avuto padroni e sono sempre stato libero di fare e dire quello che ho voluto».
Davvero sarebbe pronto a tornare in pista con un varietà?
«Sì. Molière morì sul palco. Io voglio viverci il più a lungo possibile».