il Giornale, 27 settembre 2024
Naomi come Ferragni: beneficenza opaca
L’unica cosa lineare nella vita di Naomi Campbell è stata l’andatura in passerella. In quello resta inarrivabile (solo una settimana fa ha chiuso la sfilata di Daniel Del Core a Milano). In tutto il resto ha imboccato di continuo traiettorie a dir poco fantasiose. Figli a cinquantuno e a cinquantatrè anni, un primo marito domato a cinquantaquattro (forse, solo forse: sembra si sia sposata in gran segreto a bordo di uno yacht con Mahammed Al Turki a fine agosto), molti fidanzati «spolpati» nei conti e nei nervi, un numero imprecisato di sceneggiate isteriche ambientate in ogni dove, qualche suite d’albergo a mille stelle sfasciata in impeti di rabbia, stuoli di collaboratori che si sono dati alla fuga terrorizzati. Per tacere dei diamanti «sporchi di sangue» della Sierra Leone ricevuti in regalo dall’ex presidente della Liberia Charles
Taylor, e un abuso di cocaina confessato dalla stessa top model.
Ecco, con la stessa struttura border line con cui ha gestito tutti gli aspetti della vita, pare che la Venere Nera abbia approcciato anche la beneficenza con la sua fondazione Fashion For Relief nata nel 2005 per aiutare giovani svantaggiati in tutto il mondo, per ben due volte. Già nel 2021 un’inchiesta aveva scoperto che i conti non tornavano. C’era una voragine di spese, una sorta di cratere che aveva inghiottito quasi tutte le offerte: «Su 1,7 milioni raccolti, solo 5.500 sterline sono andate davvero in beneficenza» avevano concluso le autorità di vigilanza. Uno scandalo beneficenza che inevitabilmente ricorda quello di Chiara Ferragni anche se con contorni completamente diversi.
Ieri la conferma della malagestione dal momento che la super modella non potrà ricoprire per cinque anni il ruolo di amministratore fiduciario di un’ente di beneficenza, dopo che l’indagine di controllo ha scoperto prove diffuse di cattiva condotta finanziaria in quello da lei diretto per più di dieci anni. L’inchiesta della Charity Commission ha infatti definitivamente stabilito che la Fashion For Relief fondata dalla Campbell, ha devoluto solo una piccola parte dei milioni raccolti da eventi di moda a buone cause. E sempre secondo la commissione, l’ente
di beneficenza ha speso decine di migliaia di sterline in camere d’albergo di lusso, trattamenti termali, sigarette e sicurezza personale per la modella, mentre sono stati effettuati pagamenti non autorizzati per centinaia di migliaia di sterline a uno degli altri amministratori fiduciari di Campbell. La super modella non è l’unica a essere stata bandita dall’incarico: la collega fiduciaria di Campbell Bianka Hellmich è stata interdetta dall’incarico per nove anni, una terza fiduciaria, Veronica Chou, per quattro. L’inchiesta ha portato alla luce una cattiva gestione finanziaria e ha causato la chiusura definitiva dell’ente benefico lo scorso marzo. Una fine decisamente infamante e ingloriosa. Specie perché legata a un volto tanto noto quanto quello di Naomi che, oltretutto, ha sempre raccontato di essersi sentita investita del compito di far del bene al mondo nientemeno che da Nelson Mandela, da lei definito «nonno e mentore». L’ex presidente sudafricano l’aveva nominata «nipotina ad honorem» nel 1994: «Mi ha sempre detto» racconta sul web la Campbell «di usare la mia voce per parlare di temi che mi stanno a cuore e fare qualcosa». E in effetti il lusso le è sempre stato a cuore.