Treccani - Dizionario biografico, 27 settembre 2024
Biografia di Vittorio Ellena
ELLENA, Vittorio Nacque a Saluzzo (Cuneo) l’11 maggio 1844 da genitori di modeste condizioni, Matteo e Paola Rasori. I suoi studi si interruppero alla terza tecnica. Non ancora diciannovenne, nel settembre del 1862, ottenne un posto di applicato copista di quarta classe presso il ministero di Agricoltura e Commercio. Nel luglio 1865 venne promosso alla terza classe. Luigi Luzzatti, allora segretario generale del ministero, notò presto le notevoli capacità del giovane e a lui si deve la promozione dell’E. a incarichi di responsabilità.
Allorché, con r. d. 5 ag. 1869, venne istituito il Consiglio superiore del commercio, l’E. fu chiamato a farne parte in qualità di esperto.
Membri del Consiglio furono, tra gli altri, il sen. Antonio Scialoja e il deputato Alessandro Rossi. Questa istituzione, quindi, come era nelle intenzioni di Luigi Luzzatti e di Marco Minghetti, che l’avevano voluta, doveva divenire una palestra di confronto per le diverse opinioni che circolavano nel paese in merito alla politica liberista adottata dai primi governi postunitari.
L’E., a cui fu affidato il compito di segretario fin dall’apertura dei lavori (gennaio 1870), era venuto proprio allora maturando, dietro l’influenza di Luzzatti, una posizione favorevole alla svolta protezionistica, dopo aver nutrito in gioventù ammirazione per gli ideali liberistici propugnati da Francesco Ferrara. Egli stesso ricorderà, più tardi: Luzzatti “dal 1869 mi ha sferrarizzato e ha fatto di me un economista molto modesto, ma ragionevole e non visionario come era per lo innanzi” (Luzzatti, Memorie, I, Bologna 1931, p. 290).
Nel giugno 1870 entrò a far parte del comitato d’inchiesta industriale, affidato prima alla direzione di Scialoja, poi, dal 1872, a Luzzatti, e gli fu affidata la funzione di segretario. L’inchiesta fu in effetti orientata, soprattutto per opera di Luzzatti, più che a fornire un quadro analitico e obiettivo delle condizioni dell’industria italiana, a diffondere nell’opinione pubblica una corrente favorevole al protezionismo.
Il 24 ott. 1871 l’E. venne chiamato a far parte della commissione nominata dal ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio per preparare la partecipazione italiana alla Esposizione internazionale di Vienna del 1873, commissione che presentò una relazione alla Camera nel febbraio 1872, formulando proposte di stanziamento che saranno poi fatte proprie dalla legge 17 maggio 1872 n. 846. Rappresentò poi l’Italia come commissario generale all’Esposizione e, in seguito a questa missione, fu insignito della commenda della Corona d’Italia e della croce di grand’ufficiale dell’Impero asburgico.
Nel novembre 1871 divenne capo divisione di seconda classe sempre presso il ministero dell’Agricoltura e nell’ottobre 1873 fu promosso alla prima classe. Frattanto iniziò a pubblicare i suoi lavori scientifici. Nel 1876 usciva a Roma il saggio Dell’emigrazione e delle sue leggi che ricevette una serie di recensioni positive, anche in riviste straniere. Importante è anche l’ampio articolo La statistica di alcune industrie italiane (in Annali di statistica, s. 2, XIII [1880], pp. 359-511), per lungo tempo considerato come lo studio più affidabile sulla condizione dell’industria italiana alla fine degli anni Settanta. Per la sua competenza in questa materia l’E. venne chiamato negli ambienti politici e intellettuali “l’uomo cifra": ciò è tanto più rimarchevole in quanto non aveva compiuto studi superiori di alcun tipo, per cui nella scienza delle finanze e nella statistica era sostanzialmente un autodidatta. Fu anche appassionato dei classici della letteratura italiana e francese, di cui citava intere pagine a memoria.
L’E., che aveva partecipato ai negoziati per incarico di Depretis, fu, insieme con Axerio, l’estensore materiale della relazione presentata da Luzzatti (24 marzo 1878) per accompagnare il trattato commerciale con la Francia, stipulato il 6 luglio 1877 (Atti parlamentari, Camera dei deputati, Documenti, sess. 1876-77, n. 140). Nominato nel 1873 membro della commissione di studio per la revisione della tariffa doganale e per il rinnovo dei trattati commerciali, lavorò per un triennio (1874-76) alla preparazione della tariffa generale approvata poi dalla Camera il 5 apr. 1878. Per il lavoro svolto in questo organismo ottenne la commenda dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
La tariffa del 187 8 sostituì ai dazi ad valorem un sistema di dazi differenziati che, oltre a ridurre le possibilità di frode e incrementare gli introiti dell’Erario, permise la protezione di alcuni settori agricoli e industriali.
L’E. partecipò anche, con il conte C. F. Nicolis di Robilant, alle trattative per il trattato di commercio con l’Austria-Ungheria, nel 1878, ottenendo per le sue prestazioni la croce di grand’ufficiale della Corona d’Italia.
Nel 1877 E. era stato trasferito al ministero delle Finanze con la carica di ispettore generale delle gabelle (18 novembre) e il 31 marzo 1881 ne divenne direttore generale. In questa veste collaborò in particolare alla preparazione degli atti legislativi che disciplinano la materia delle bevande alcoliche, in particolare il t. u. 12 ott. 1883, nonché al riordinamento della guardia di finanza, delle dogane, delle privative, del lotto e delle manifatture dei tabacchi. Durò in questa carica fino alla nomina a consigliere di Stato nel 1885. Per il lavoro svolto come direttore delle gabelle ottenne la croce di grande ufficiale dell’Ordine Mauriziano. Divenne membro del Consiglio superiore di statistica e, dalla sua costituzione nel 1882, del Comitato di statistica, del Consiglio delle tariffe ferroviarie, nonché presidente del Collegio dei periti doganali e della commissione di legislazione del ministero delle Finanze.
Sempre nel 1881 venne inviato a Parigi come membro della delegazione italiana per il trattato di commercio con la Francia.
Al difficile negoziato, sul quale pesava il retaggio della denuncia, da parte dell’Assemblea di Versailles, del trattato del 1877, l’E. diede un contributo decisivo, soprattutto grazie al suo attivismo, fino alla firma del trattato il 3 nov. 1881. La Francia lo insignì in quest’occasione della croce di grande ufficiale della Legion d’onore. Prese parte anche ai negoziati con il Belgio, la Germania, la Svizzera e la Spagna, in seguito ai quali ottenne la nomina a grande ufficiale di Leopoldo del Belgio e la gran croce d’Isabella regina di Spagna.
Con legge del 6 luglio 1883 n. 1.445 (art. 19), l’E. era chiamato, su proposta di Luzzatti, a far parte della nuova commissione di inchiesta per la revisione delle tariffe doganali. A lui venne affidata la redazione della Relazione sulla parte industriale, mentre a Fedele Lampertico quella sull’agricoltura. L’amico e collega Bonaldo Stringher ricordò poi i giorni di accanito lavoro, nell’agosto del 1886 a San Marcello Pistoiese, per ultimare il testo che fu consegnato nell’autunno.
Risultato secondo degli eletti alle elezioni parziali comunali di Roma dell’autunno 1883, l’E. divenne consigliere comunale. Venne eletto una seconda volta nel 1888, ma restò in carica un solo anno, fino alle elezioni generali dell’autunno 1889.
Tra i suoi impegni in seno al Consiglio, si ricorda la relazione presentata a nome della commissione per il Bilancio del 1884, nella quale, prendendo atto dell’appena raggiunto pareggio, egli propose, al fine di consolidarlo, una serie di economie nelle spese (Atti del Consiglio comunale, 7 dic. 1883). Senonché le economie di spesa entravano in contraddizione con l’espansione edilizia (accompagnata dai noti fenomeni speculativi), che venne favorita dalla legge per Roma del 1883. Le richieste dell’E. vennero perciò disattese dalla giunta comunale e dalla maggioranza del Consiglio. Nelle discussioni sui bilanci 1885 e 1886 l’E. sarà quindi tra i più assidui oppositori, criticando l’eccesso di spesa e chiedendo misure per colmare il crescente disavanzo. Egli difenderà invece la richiesta di estendere a Roma la legge per la lotta contro il colera a Napoli, avanzata il 24 marzo 1885. Tale legge comportava la possibilità di accelerare gli espropri immobiliari per ragioni di igiene, il che fu visto dalla maggioranza come un attacco alla proprietà privata. Farà inoltre parte di una commissione per la convenzione con la Società romana degli omnibus (luglio 1885) e voterà a favore del monumento a Giordano Bruno nelle accese sedute del 1888.
Nel 1885 fu plenipotenziario per l’Italia alla convenzione monetaria internazionale, stipulata il 6 novembre dello stesso anno tra Francia, Grecia, Svizzera e Italia (il Belgio si aggiungerà successivamente). Nello stesso anno (5 ottobre) entrò a far parte del Consiglio di Stato. In virtù dei titoli scientifici acquisiti, fu fatto socio dell’Accademia dei Lincei.
Alle elezioni politiche del 23 maggio 1886 (XVI legislatura) risultò eletto al primo posto nel collegio di Roma IV (Frosinone). Alla Camera sedette al primo banco del Centrodestra. Nei dibattiti parlamentari intervenne sempre, da tecnico, sulle politiche finanziarie e commerciali dell’Italia e fu in generale molto ascoltato. L. Brangi, nel suo libro sui Moribondi di Montecitorio, lo descrive come “un giovane di valore eccezionale, sebbene non sia di stoffa di uomo politico”. Il 16 giugno 1886 venne eletto con 224 voti nella commissione permanente del bilancio, insieme col maestro Luzzatti. A lui spetterà di presentare, il 17 genn. 1887, la relazione sullo stato di previsione della spesa del ministero del Tesoro per l’esercizio 1886-87. Senonché l’E., come consigliere di Stato, rientrava nella categoria dei deputati impiegati, il cui numero, secondo la legge sulle incompatibilità del 3 maggio 1877, doveva essere limitato. Nella seduta del 18 giugno 1886 la Camera decise perciò di costituire una commissione, che riferì nella seduta del 12 marzo 1887. Essendo troppo alto il numero dei deputati impiegati, si procedette al sorteggio, che escluse tra gli altri proprio l’Ellena.
Il 4 apr. 1887, con la presentazione alla Camera dell’ultimo governo Depretis, l’E. venne nominato segretario generale all’Agricoltura, nel ministero affidato a Bernardino Grimaldi. Ciò comportò tra l’altro la decadenza delle ragioni che rendevano incompatibile il mandato parlamentare. Nella tornata elettorale suppletiva del 3 apr. 1887 era stato perciò rieletto deputato e la sua elezione fu convalidata dalla Camera nella tornata del 1ºgiugno 1887.
Il 24 giugno 1887 la Camera approvava la nuova tariffa daziaria generale (legge 14 luglio 1887 n. 4703). Essa si distingueva da quella del 1878, come sottolineava l’E. nella Relazione sulla Parte industriale (p. 4), per una più accurata differenziazione delle tariffe, suscettibile di meglio proteggere lo sviluppo di quei settori che sembravano i più promettenti per l’avvenire dell’industria nazionale. È da notare che le tariffe da lui proposte furono però accresciute, dietro la pressione dei gruppi di interesse più forti, in sede di commissione parlamentare per l’esame del d. d. l. e in seguito in aula. Era infatti opinione diffusa – e anche Luzzatti, relatore per la suddetta commissione, se ne fece promotore – che i partners commerciali dell’Italia non potessero fare a meno dei prodotti da essa esportati, sicché sarebbero stati obbligati ad accettare tariffe daziarie elevate senza poter mettere in atto ritorsioni. L’E. aveva invece, seppure invano, messo in guardia il Parlamento, sottolineando che un’accurata conoscenza empirica del commercio estero italiano dimostrava l’infondatezza di tale credenza (Relazione, pp. 144 ss.). Perciò, quando l’on. E. Pantano gli attribuirà la paternità della tariffavdel 1887 (si parlò allora di “tariffa Ellena"), egli si sentirà costretto a prendere la parola per dissociarsene (29 giugno 1889).
Venne confermato segretario generale all’Agricoltura, Industria e Commercio nel governo Crispi, presentato in Parlamento il 7 ag. 1887. Collaborò assiduamente col Grimaldi alla riforma del dicastero, di cui conosceva a perfezione il funzionamento. Fu membro della delegazione incaricata di rinnovare il trattato con l’Austria-Ungheria (relatore Boselli, 12 dic. 1887) e partecipò alle trattative per il rinnovo degli accordi con la Francia nel 1887 conclusesi, come noto, con una rottura (2 febbraio) e con l’avvio di una vera guerra commerciale. Riprese intanto l’attività parlamentare. Nella veste di sottosegretario all’Agricoltura rispose a interrogazioni che riguardavano materie daziarie e commerciali (23 marzo 1888). Cessò dall’incarico di sottosegretario all’Agricoltura il 29 dic. 1888, allorché al Grimaldi, passato al portafoglio delle Finanze, successe come ministro dell’Agricoltura L. Miceli.
Da questo momento i suoi interventi in aula furono rivolti a contestare varie proposte governative in materia fiscale ed economica, a conferma del fatto che l’abbandono dell’incarico governativo era dovuta essenzialmente alle sue divergenze di vedute con il nuovo ministro. Egli osteggiò i provvedimenti finanziari presentati dai ministri C. Perazzi e Grimaldi nel febbraio 1889 e il decreto 8 nov. 1889 sull’alcolizzazione dei vini (28 giugno-1º luglio 1889), appoggiando invece, pur con qualche riserva, il nuovo testo del d.d.l. discusso l’8 maggio 1890. In questa occasione ribadiva la sua tesi a favore della tassa elevata in vigore che il governo intendeva abbassare. Infatti, a suo avviso, “il consumo non subisce una prevalente influenza dall’altezza del balzello”, per l’insorgere di fenomeni di contrabbando e di frode al crescere di questo (Atti Parlamentari, Camera, Discussioni, legislatura XVI, 3ª sess., pp. 3159, 3250). Inoltre contestò la nuova tassa sui pesi e le misure perché gravava eccessivamente sul piccolo commercio, contribuendo ad accrescere il malcontento e la tensione sociale già molto forti nel paese (9 luglio 1890).Il 6 febbr. 1889, su proposta del presidente del Consiglio, venne nominato membro della commissione per i trattati e le tariffe. In questa veste, il 26 marzo 1889, fu relatore per il trattato con la Repubblica di San Domingo. A lui toccò anche presentare alla Camera il trattato con la Repubblica del Nicaragua e con la Grecia, l’11 maggio 1889. Rieletto deputato il 4 marzo 1890, il 7 marzo 1890, presentò alla Camera il d. d. l. per il trattato di commercio con il sultanato dell’Aussa e il 1º luglio il trattato con il Messico. A nome della commissione per i trattati e le tariffe presentò anche una legge sull’importazione temporanea di grani e risi, il 15 maggio 1890. Nel marzo del 1890 rappresentò l’Italia al congresso di Berlino sulla legislazione per la protezione delle classi lavoratrici.
Alle elezioni del 23 nov. 1890 (XVII legislatura) venne rieletto nello stesso collegio. Già a quest’epoca la sua salute era divenuta precaria per l’insorgere di un male incurabile. Nondimeno egli non rallentò l’attività parlamentare. Il 24 gennaio risultò primo degli eletti (168 voti) nella commissione sui trattati di commercio e sulle tariffe doganali e la sua attività parlamentare fu in parte consistente rivolta a difendere la linea protezionista dagli attacchi dell’estrema sinistra liberista. Ne è un esempio il dibattito sul trattato con l’Austria-Ungheria (20 dic. 1890). A nome della commissione stessa, ripresentò alla Camera il trattato con il Messico (4 marzo 1891), relazionò su quello, molto importante, con la Germania e l’Austria-Ungheria (19 dic. 1891-18 genn. 1892); infine propose la proroga del trattato con la Spagna (25 genn. 1892). Fu inoltre relatore per il d. d. l. sulla tariffa per gli olii minerali (21 maggio 1891) e per quello sui magazzini e le rivendite di generi di privativa (17 giugno 1891).
Dopo essersi spostato su un banco del Centrosinistra per marcare la sua opposizione al governo di Rudinì, di cui criticava le troppe esitazioni e mutamenti di rotta in merito alle politiche finanziarie, partecipò attivamente alla discussione che ne determinò la caduta, il 5 maggio 1892. Nel maggio 1892 Giolitti presentava il suo primo ministero. Riservato a sé stesso il posto di ministro del Tesoro, che aveva già ricoperto nel precedente governo Crispi, affidava all’E. il ministero delle Finanze, dopo aver riscontrato il rifiuto di altri esponenti del Centrodestra a partecipare al governo. La presenza dell’E. gli fu preziosa per dare l’impressione di un governo che non contava sul solo appoggio della Sinistra. Il 7 luglio 1892 l’E. fu però costretto, dall’aggravarsi della malattia, a presentare le dimissioni da ministro e venne sostituito col Grimaldi.
Gli ultimi suoi discorsi alla Camera furono un intervento sul trattato commerciale con la Svizzera (25 maggio 1892), nel quale, curiosamente, l’E., ministro delle Finanze in carica, prendeva le vesti di principale accusatore, e quello sui dazi e sui vini (31 maggio-2 giugno).
L’E. morì a Roma il 19 luglio 1892.
Ricevette l’onore dei funerali di Stato. Il re Umberto inviò un telegramma di condoglianze al fratello e una commemorazione venne letta alla Camera all’apertura della XVIII legislatura, il 26 nov. 1892, mentre il consigliere Piperno ricordava l’E. nella seduta del Consiglio comunale di Roma del 19 ott. 1892. Nel collegio di Frosinone gli succedette, con l’elezione del 21 ag. 1892, il fratello col. Giuseppe Ellena. L’elezione non fu però convalidata per l’interruzione della legislatura.
Tra gli altri scritti dell’E. vanno ricordati: Notizie statistiche sopra alcune industrie, Roma 1876; Itributi sullo zucchero e sugli spiriti, in Archivio di statistica, III (1878), pp. 271-312; Le finanze comunali, ibid., pp. 5.62; La questione monetaria, in Nuova Antologia, 16 ott. 1884, p. 698; Relazione, in Atti della Commissione d’inchiesta per la revisione della tariffa doganale. Parte industriale, Roma 1886; Inuovi trattati di commercio, in Nuova Antologia, 16 genn. 1887, p. 321; Discorso sulle trattative commerciali con la Francia, pronunciato … davanti ai suoi elettori il 9 sett. 1888, Roma 1888; Il consiglio del commercio, in L’Economista d’Italia, XXII (1889), 46, pp. 576 s.; Discorso sull’abolizione dei dazi differenziali, in L’Industria, II (1890), pp. 19 ss.; Riforme finanziarie e amministrative, in L’Economista d’Italia, XXIII (1890), 49; Itrattati di commercio, ibid., XXV (1892), 1.
Fonti e Bibl.: Necrol. in: L’Economista, 24 luglio 1892; Il Mattino, luglio 1892; Sole, Popolo romano, Torneo, Riforma, Tribuna illustrata; Atti parlamentari, Camera, Discussioni, legislature XVI e XVII, ad Indices; A. Bertolini, Appunti di un libero-scambista sulla relazione dell’on. E. per la revisione della politica doganale, in Giornale degli economisti (Bologna), II (1887), 2, pp. 146-155; L. Brangi, Imoribondi di Montecitorio, Torino 1889, pp. 261 s.; B. Stringher, La politica doganale negli ultimi trent’anni, Bologna 1889, pp. 15 ss.; C. Zoli, Cenni biografici dei componenti la magistratura del Consiglio di Stato (1831-1931), in Studi in occasione del centenario del Consiglio di Stato, III, Roma 1932, p. 81; A. Plebano, Storia della finanza ital. dalla costituzione del nuovo Regno alla finedel sec. XIX, III, Padova 1960, pp. 172-194; L. Villari, Per la storia del protezionismo in Italia, in Studi storici, VI (1965), 3-4, pp. 483-500, 651-663; M. Calzavarini, Il protezionismo industriale e la tariffa doganale del 1887, in Clio, II (1966), pp. 53-93; R. Prodi, Il protezionismo nella politica e nell’industria italiana dall’Unificazione al 1887, in Nuova Rivista storica, L (1966), 1-2, pp. 42-86; G. Luzzatto, L’economia italiana dal 1861 al 1894, Torino 1968, pp. 86 s.; A. Moscati, I ministri del Regno d’Italia (1889-1896), Roma 1976, pp. 264-266; T. Sarti, IlParlamento subalpino e nazionale, Roma 1895, p. 428; Enc. biogr. e bibliogr. italiana, s. 43, A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, I, p. 385.
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ellènicoellenico ellènico agg. [dal gr. ῾Ελληνικός] (pl. m. -ci). – Degli Ellèni, o dell’Èllade, cioè della Grecia antica: civiltà e., arte ellenica. In qualche caso non differisce da greco, con riferimento anche alla Grecia moderna o senza limiti...
Vai alla definizioneéllenoelleno élleno pron. pers. f. pl. – Forma ant. per esse; è il plur. femm. di ella (corrispondente al masch. eglino, ellino): O che novità sono elleno queste? (Guerrazzi).
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