Il Messaggero, 26 settembre 2024
Nuoro, uccisa dal padre, aveva scritto: «Sei il mio eroe
ROMA Lui era l’amore più grande della sua vita. L’aveva scritto nero su bianco Martina, sulla dedica della tesi di laurea, due anni fa. Molto probabile lo fosse anche lei, la prima figlia, lo stesso volto dolce e delicato della mamma Giusi, per Roberto Gleboni, il mite forestale ben voluto da tutti. Entrambi, padre e figlia, erano all’oscuro fino a ieri mattina che tutto questo amore, fatto di complicità e vita domestica, ricordi, scherzi e viaggi, degenerasse ed esplodesse in sangue e morte. Resta il mistero di un’altra tragedia familiare inspiegabile quanto spaventosa, su come si possa puntare un’arma contro chi si ama, chi si è messo al mondo, accudito e visto crescere. Quali dinamiche velenose e ignote macerino relazioni profonde fatte di buffetti, confidenze e vita vissuta, al punto da spingere ad annientare e distruggere tutto. Non ci sarà esame autoptico che svelerà tutto ciò, neanche una testimonianza forse potrebbe aiutare fino in fondo. Laureatasi all’Università di Sassari in Scienze dei Servizi Giuridici, stava facendo tirocinio al Tribunale di Nuoro, Martina Gleboni, 25 anni. E stravedeva per il suo papà al punto che il giorno della laurea, il 28 aprile 2022 aveva fatto scrivere su una pagina della tesi una frase dedicata ai genitori inequivocabile: «A mia madre, che ci ha creduto prima che ci credessi io. A mio padre, l’amore più grande della mia vita». La foto della dedica è rimasta come copertina del suo profilo Facebook. Segno che fino a ieri il suo papà era ancora “l’amore più grande”, che niente tra loro si era incrinato, nonostante forse il rapporto tra i suoi genitori non fosse più lo stesso (qualcuno ora parla di separati in casa, o quasi).LE TESTIMONIANZEDella presenza costante e attenta di Roberto Gleboni nell’abitazione di via Ichnusa dove viveva la sua bella famiglia ci sono tracce evidenti e recenti. Chi lo aveva visto tornare assieme a Giusi Massetti con le buste della spesa, chi si era fermato a chiedergli un consiglio. Andava e veniva da quel nido che aveva costruito e che forse non era più lo stesso, a quello della madre, che viveva in via Gonario Pinna, poco distante. Affidabile, leale, sincero e sempre sorridente, viene ricordato da colleghi e conoscenti. Appassionato di armi.Anche sui social quanti hanno avuto modo di conoscere i componenti della famiglia Gleboni – con tre figli i legami si amplificano tra attività scolastiche e sportive – ricordano: «Lei solo due giorni fa disse nel gruppetto fra mamme davanti a scuola, che lei suo marito non l’avrebbe cambiato per niente al mondo». E un altro, ex vicino di casa aggiunge: «Infatti lui è conosciuto come la persona più brava al mondo, una persona molto gentile e educata, tutta la famiglia aggiungerei, pure la mamma».IL LAVORO«Lo conoscevo da 30 anni, Roberto era una persona tranquilla, amica e leale», il ricordo di Bruno Olivieri, coordinatore regionale Fp-Cisl Forestas per la Sardegna. «Da tempo era dirigente Fai Cisl e da quando i lavoratori erano confluiti nell’agenzia regionale Forestas era negli organismi territoriali del coordinamento specifico nell’ambito della Cisl funzione pubblica. Un sindacalista attivo, che lavorava molto. E molto sensibile ai problemi dei lavoratori».