il Fatto Quotidiano, 26 settembre 2024
La biblioteca di Hugo Pratt
Corto Maltese è a Roma. È possibile trovarlo, seduto, intento nella lettura, immerso dai libri di Palazzo Besso, largo di Torre Argentina. La mostra La biblioteca geografica di Hugo Pratt è “un viaggio nella letteratura reale e immaginaria, inserita nell’ambito dei festeggiamenti per il centenario della Biblioteca storica della Fondazione Marco Besso, una delle più stupefacenti biblioteche di Roma. Quale luogo più idoneo per un viaggio ideale lungo le rotte della biblioteca geografica di Hugo Pratt?”, spiegano le curatrici della mostra Nadège Vaïnas e Patrizia Zanotti.
Hugo Pratt e Corto Maltese, il disegnatore, letterato, intellettuale eretico e l’avventuriero corsaro frutto della sua fantasia che ormai gode di vita propria, personaggio storico senza esser vissuto, capace di rompere i confini tra il reale e l’onirico. In questa mostra non si capisce fino in fondo dove finisca Hugo e dove cominci Corto. In una delle sale si resta a bocca aperta, però, osservando le tavole a china del Pratt prima di Corto, gli originali dell’Ulisse per il Corrirere dei piccoli del 1963. E ritrovare, ancora, in “quell’uom di multiforme ingegno” già qualcosa, la postura, lo sguardo, il mondo e i mari di Corto. Ma sono i libri i protagonisti, quelli della preziosa Biblioteca storica di Palazzo Besso, non nascosti dalla mostra ma in piena armonia con disegni e anima di Maltese. E con la cultura di Corto, di Pratt, di Marco Besso, tra Trieste e Venezia, nei lontani mari tropicali, in Africa, a Samarcanda, ma qui in largo di Torre Argentina, a Roma.
Incontrare Corto Maltese, scrutarlo, provare ad avvicinarsi, scambiarci due veloci parole. È possibile. Perdersi nelle sue letture è d’obbligo. E allora L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson può essere un buon inizio per recuperare una mappa, cercare una rotta, la cui unica destinazione è “vagare senza una meta” per perdersi “seguendo il fiocco di un veliero o l’ala di un gabbiano”. Da Corto si ritorna a Pratt, c’è l’acquerello della tomba di Stevenson, approdo ma non traguardo, e le parole di Pratt: “La tomba di Stevenson l’ho vista dall’alto, da un elicottero neozelandese che mi ci ha fatto volare al di sopra. È un appuntamento che mi è rimasto nel cuore, perché sono sicuro che lassù il profumo del mare è più intenso e i colori sono più vivi, la realtà è più netta e la fantasia è più vicina”. Pratt, Corto, che confusione. Rieccolo Maltese, lo sguardo di chi non si dà importanza perché sa cosa è importante, tra le mani altri libri, tutti apparsi nelle sue avventure: La linea d’ombra di Joseph Conrad e, come può mancare, Moby Dick di Herman Melville. Chiudere gli occhi, assaporare, ripartire e ritrovare ancora Corto, tra il suo amico Jack London e Bruce Chatwin, tra i mari del sud e la Patagonia. Per poi ascoltare Pratt spiegare il suo mondo, rivendicare l’eresia: “A confronto con gli intellettualoidi dell’epoca, io ero visto come un marziano: ogni due per tre bisognava far riferimento a Galbraith, a Marx o a Marcuse, e io rispondevo invece citando Omero, Stevenson o Milton Caniff. Mi sono messo allora anch’io a consultare Galbraith, Marx e Marcuse, ma la mia conclusione è stata che mi emozionavano meno di quel vecchio reazionario di Kipling. Mi sono quindi visto condannato da tutti questi pseudointellettuali. Per loro, il mio lavoro era inutile, i miei riferimenti infantili. Mi tacciavano di ebefrenia, cioè di essere incapace di diventare adulto. Così ho deciso di lasciarli e sono ritornato alle mie attività inutili”. Discendiamo tutti da Omero per Pratt, siamo tutti orfani di Gilgamesh.
E continuando a passeggiare, nel silenzio, tra i libri, la chiacchierata con Corto continua alla ricerca della libertà sulle pagine di William Shakespeare e anche su quelle di Gabriele D’Annunzio. Idee di libertà declinate in modo diverso, forse, ma con un filo conduttore che porta la discussione fino a Hermann Hesse e Arthur Rimbaud. Una discussione lunga un viaggio fra tavole, acquerelli, stampe, perché “questa mostra – scrive sul catalogo Lucio Caracciolo, presidente della Fondazione Besso – permette di illuminare la profondità artistica di Hugo Pratt. Le sue opere sono organismi viventi”.
Questo viaggio allora è d’obbligo: la nave salpa domani e resta nei mari di largo Argentina fino al 20 dicembre, dalle 10 alle 13 e dalle 14.00 alle 16.30 (l’ingresso è gratuito ma va prenotato a prenotazioni@fondazionemarcobesso.net entro le ore 12.00 del giorno precedente la visita).