il Giornale, 26 settembre 2024
Il mistero dello scienziato cinese sparito
Ecco una storia che dovrebbe far riflettere coloro i quali, purtroppo anche nel mondo politico e accademico italiano, amano riferirsi alla Cina governata dal partito comunista come a un Paese normale, magari un po’ autoritario ma in fondo socialmente avanzato e prospero. È la storia di Zhu Hengpeng, economista 55enne di alto livello che per vent’anni aveva lavorato in un think tank molto considerato dal governo di Pechino, l’Accademia Cinese di Scienze Sociali (in sigla Cass), e che di recente era arrivato anche al vertice di altri due importanti istituti economici legati al Pcc. «Aveva lavorato», abbiamo scritto, perché dallo scorso aprile dopo aver rivolto in forma privata e prudente alcune critiche alla gestione dell’economia del presidente Xi Jinping Zhu è letteralmente scomparso. Non se ne sa più niente.
Solo il mese scorso si era appreso, tramite il giornale di Hong Kong Sing Tao Daily, che i vertici del Cass erano stati epurati. Ma mentre le altre due figure coinvolte erano state assegnate
ad altri incarichi, Zhu era semplicemente stato tolto dalla circolazione, e perfino soggetto a damnatio memoriae, con il suo profilo cancellato dal sito web dell’Accademia e quelli relativi al suo lavoro svolto presso l’Università Tsinghua resi inaccessibili. Cosa aveva dunque fatto Zhu per finire in completa disgrazia? Un paio di errori tipici. Il primo, illudersi che la relativa obiettività delle analisi economiche fornite al governo dal Cass implicasse vera disponibilità del potere comunista ad accettare critiche sul suo operato. Il secondo, molto più grave, non capire che il potere personale di Xi è diventato talmente assoluto (nella Costituzione cinese è stato inserito il concetto di «pensiero di Xi Jinping», in tipico stile maoista) che azzardare una qualsiasi critica alla sua persona equivale a un suicidio, talora non solo professionale. Ovvia conseguenza di questo culto della personalità è la paura degli accademici cinesi a fiatare la minima osservazione negativa, sicché Xi è ormai consigliato, più che da persone competenti, da servili yesmen.
Zhu Hengpeng non aveva voluto capire fino in fondo che lavorare in un istituto legato al partito comunista implicasse non solo evitare atteggiamenti critici delle sue scelte in campo politico, sociale ed economico, ma soprattutto
del Leader. Xi non si discute, e Zhu l’aveva discusso: pare che in una chat privata ritenendosi ingenuamente al riparo da occhi indiscreti avesse fatto notare che l’attuale linea economica del governo potesse essere corretta, e che avesse osato fare un riferimento alla «mortalità di Xi Jinping», alludendo al fatto che tutto passa mentre gli interessi nazionali restano. Per il momento, è passato lui. Nessuno sa dove Zhu sia finito. In compenso, dopo la sua sparizione, sul sito web del Cass sono apparsi insistenti riferimenti al dovere di osservare la disciplina di partito, che su input di Xi impone crescenti limitazioni alla libertà imprenditoriale e un sempre più invadente ruolo del Pcc nelle imprese cinesi. Che poi questo stia implicando una progressiva decadenza dell’economia nazionale, molto meglio tacerlo.