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 2024  settembre 25 Mercoledì calendario

Il futuro con gli occhiali “Non si guarda lontano. Miope un ragazzo su due”


La marcia della miopia prosegue anche dopo il Covid. Pensavamo che l’aumento di bambini e adolescenti costretti a mettere gli occhiali fosse dovuto ai mesi trascorsi in casa, tra tv e videogiochi. Invece i numeri continuano a crescere, certificati da una ricerca uscita oggi sul British Journal of Ophthalmology che riguarda bambini e adolescenti di 50 paesi rappresentativi di tutti i continenti.
Nel 1990 la diagnosi di miopia toccava quasi un ragazzo su 4 (il 24%). Il disturbo è rimasto abbastanza stabile fino al 2010. Da allora la crescita è accelerata, raggiungendo il 30% alla fine dello scorso decennio e salendo al 36% di oggi. Si stima che nel 2050 si arriverà al 40% e che per quella data 740 milioni di bambini e adolescenti nel mondo non riusciranno avedere lontano. Già oggi la percentuale del 40% è toccata da alcuni Paesi asiatici: Giappone in primis, poi Corea del Sud, Singapore, Hong Kong e Cina. Il paese dove la miopia è più rara è invece il Paraguay, seguito da varie nazioni africane.
Il tasso di miopia è più alto fra i ragazzi di città e fra coloro che proseguono la scuola oltre l’età dell’obbligo. «Tutte le attività in cui è necessario fissare un punto vicino richiedono uno sforzo dell’occhio per mettere l’immagine a fuoco» spiega Paolo Nucci, professore di oculistica all’università di Milano e membro dell’International Myopia Institute. «Questo sforzo, soprattutto nell’età della crescita, spinge l’occhio ad allungarsi e deformarsi, causando la miopia». Non è un caso che fra le prime vittime note della miopia (ma non è detto che il disturbo non esistesse prima) ci fossero gli amanuensi del Medio Evo, mentre Keplero attribuiva la sua cattiva vista alle lunghe ore di studio. Secondo un’indagine Ocse i bambini asiatici compiono i primi passi verso l’alfabetizzazione già a 3-4 anni. I 15enni di Shanghai trascorrono sui compiti 14 ore a settimana, i coetanei inglesi 5 e quelli americani 6. Per non parlare di internet e videogiochi. «Oltre a sottoporre gli occhi a un bombardamento di stimoli visivi – spiega Nucci – tengono i ragazzi incollati agli schermi, senza quasi possibilità di distrazione. Il consiglio è di giocare alla tv ad almeno due metri di distanza, se possibile, e di riposare gli occhi per dieci minuti ogni ora».
Il secondo indiziato per l’aumento della miopia è lo spazio chiuso. «La luce solare ci mette di buon umore perché ci fa produrre dopamina» spiega Nucci. «Questo neurotrasmettitore fa bene anche all’occhio, riducendo il rischio di miopia. A Hong Kong, ad esempio, si cerca di contrastare l’aumento dei disturbi della vista costruendo aule scolastiche con un’intera parete di vetro». Spazi aperti e finestre grandi ci permettono di guardare lontano: «Bambini e ragazzi dovrebbero passare fuori casa almeno 40 minuti al giorno» suggerisce l’oculista. Il consiglio vale in special modo per il sesso femminile, in media meno propenso a fare sport o giocare all’esterno. Fra bambine e ragazze l’aumento della miopia è più rapido rispetto ai maschi. La prova che lo stile di vita sia il motore principale della marcia della miopia è stata trovata anche in Alaska. Nel 1969 si vide che solo 2 persone su 131 fra gli Inuit anziani erano affetti da miopia. La proporzione saliva al 50% fra figli e nipoti.
Oltre a estendersi nei numeri, la miopia anticipa anche l’età di insorgenza. «Quando ero bambino mettevamo gli occhiali a 11-12 anni» ricorda Nucci. «Ora la miopia tende a insorge prima, già a 7-8 anni. Essendo un disturbo che progredisce nel tempo, chi è colpito in anticipo rischia la degenerazione in forme più gravi». La miopia infatti non è solo una scomodità. «Portare gli occhiali è poco pratico per i bambini. Ricordo le mie difficoltà a calcio. Se si superano le 6 diottrie anche la retina può iniziare a soffrire, rischiando un distacco o la maculopatia, una degenerazione seria. Anche il glaucoma può diventare più frequente, mentre la cataratta tende a insorgere in età più basse».