il Fatto Quotidiano, 25 settembre 2024
La fu Franci Pascale che non si tinge più e si scopre paladina
“Non sono più bionda, voglio un rapporto più intimo con la verità”. Con questa dichiarazione dal sapore fortemente ideologico, Francesca Pascale ha spiegato il suo cambio di colore ai capelli. Cambiare colore, in effetti, le piace parecchio, sebbene sia più una appassionata di sfumature, soprattutto politiche, accompagnate da un’ambizione che Maria Rosaria Boccia, al confronto, è una Piccola Sorella dei Poveri.
L’ultima trovata di Pascale è che vuole proseguire il suo impegno da “ATTIVISTA” sotto l’insegna “I colori della libertà”, una associazione che non avrebbe finalità politiche, ma lo scopo di riunire “i delusi da Forza Italia”. O dalla vita, non lo sa nemmeno lei. Un chiaro avvicinamento al proposito di fondare un partito, scandito da una serie di mosse molto mediatiche (l’iscrizione all’Anpi, le ospitate da Bortone e Berlinguer) che però non dovrebbero distrarci dalla vera essenza dell’attivista di Fuorigrotta. E dico “attivista” perché la stessa Pascale ama definirsi “attivista” (così è scritto anche nel sottopancia di Otto e mezzo e altri programmi), ma in cosa è mai consistito, ad oggi, l’attivismo di Pascale? Capisco che nell’era della storia spiegata in 4 slide e dell’impegno sociale sancito da tre like valga tutto, ma Pascale non ha alcuna storia di attivismo, a meno che fare la madrina al Pride di Noto o partecipare a qualche sfilata arcobaleno non siano considerate azioni capaci di incidere profondamente nella società. Se è così, Elodie ha scritto la storia dei diritti civili del paese. Faccio anche molta fatica a inserirla nella casella “donna simbolo dell’emancipazione femminile” o “donna libera” come ama definire se stessa, dal momento che è stata per anni col re del sessismo, da cui ha preteso una buonuscita di 20 milioni di euro più un assegno di mantenimento da 1 milione l’anno. Un mantenimento che le ha consentito di svolgere la faticosa e intermittente attività di attivista da salotto e di esporsi, in questi anni, su tutto quello che potesse garantirle visibilità.
Riguardo il suo presunto attivismo – se proprio vogliamo riconoscerglielo – va poi ricordato nella sua interezza: c’era lei a protestare in Piazza Plebiscito accanto a Berlusconi nel giorno della sua decadenza da senatore dopo la condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale. C’era lei, tra la folla, a fomentare la piazza accanto a Daniela Santanchè. Questo è stato, che ricordi, il momento più clamoroso del suo attivismo politico. O forse no, il momento più alto è quando nel 2006 fondò il comitato ‘Silvio ci manchi’ con tanto di manifesti “Silvio magnifico trentenne” in occasione dei 70 anni di Berlusconi, che lei stessa attaccava in giro con colla e scopa.
Eppure, bisogna tornare a tempi più recenti per apprezzare fino in fondo le evoluzioni di Pascale. A marzo era in prima fila alla Leopolda perché “Se Matteo Renzi sarà l’erede di Berlusconi lo dirà il tempo, ma credo che lui sia l’unico leader in campo”. E anche: “Di Renzi mi convincono la tenacia, la passione politica e quella verve che difficilmente si incontra nei leader politici”. Quella “verve” che porta al 3 %, chissà cosa avrebbe preso con la verve di Fassino a questo punto. Poi l’iscrizione all’Anpi, ovviamente con foto e velina ai giornali da parte dell’Anpi stesso per documentare questo momento di trascinante attivismo della più acerrima nemica della destra meloniana. In effetti le volte in cui il suo ex, il suo indimenticato Berlusconi si è alleato con Meloni (l’ha pure fatta ministro) Giorgia era una progressista, con un passato di militanza nel Mit, Movimento identità trans. Lo sanno tutti. E Berlusconi non ha contribuito per niente alla sua ascesa politica. Ma tra le trovate mediatiche dell’abilissima Pascale non va dimenticato neanche il pesante j’accuse nei confronti dei paparazzi sovranisti, quando ha addirittura rivelato di essersi sentita “violentata” perché fotografata con sua moglie da “un paparazzo vicino ai sovranisti”. Un trauma che le sarà costato anni di psicanalisi. O che forse l’ha scossa talmente tanto, da ritrovarsi alla Leopolda anni dopo in uno stato di semi-incoscienza. Per fortuna può contare anche su una stampa molto favorevole, soprattutto Repubblica, che già a luglio le dedicava un articolo per il suo successo da “imprenditrice immobiliare”, e cioè un utile di ben 28.000, che a marzo aveva dedicato un articolo alle “sue tante vite” e tre giorni fa “alla sua terza vita” (quella politica ovviamente). Insomma, Pascale per Repubblica ha più vite dei gatti, se vola giù dal terzo piano cade in piedi.
L’ultima notizia è che Francesca Pascale starebbe pensando di dare vita a una sua creatura politica (sebbene lo neghi) per mettere insieme le anime liberali deluse da Forza Italia e, proprio per sancire la profonda spinta concettuale che le indica la direzione, si è fatta bruna. Forse anche per prendere le distanze dal biondo sovranista di Giorgia Meloni e approfittarne per poter aggiungere in curriculum “attivista tricologico-cromatica”. Giorgia Meloni non sembra comunque troppo preoccupata dalla nascita di un centro liberale, in compenso c’è già un vento contrario e ostile ai progetti politici di Francesca Pascale: Marta Fascina ha cambiato il nome a Dudù.