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 2024  settembre 25 Mercoledì calendario

Periscopio

«Israele spegne la tv di Al Jazeera perché non mostri la verità». il Fattosky quotidiano.
L’ex capo della Cia: «Israele terrorista». l’Unitasky.
Hezbollah (…) ha appena sepolto Ibrahim Aqil, il capo dell’unità speciale Radwan ucciso nel raid israeliano di venerdì, quando da Israele arrivano nuove indiscrezioni su Sinwar. L’esercito sta verificando se il leader di Hamas, nascosto da un anno nei tunnel di Gaza, sia rimasto ucciso in un raid. L’unica certezza è che Sinwar non comunica da qualche giorno. Una settimana fa un suo messaggio di ringraziamento era stato inviato agli Houti yemeniti, poi più nulla. Gabriella Colarusso, Repubblica.

Ali Karaki, numero tre di Hezbollah nominato alla guida del Consiglio della Jihad dopo l’uccisione di Ibrahim Aqil, secondo Israele sarebbe stato ucciso. Secondo Hezbollah sta invece «benissimo». Dal web.
A volte sembra che il segretario generale dell’Onu per i suoi comunicati tragga spunto da 1984 di George Orwell. Come quando disse che il 7 ottobre non era venuto «dal nulla». Insomma, Israele se l’era un po’ cercata. A proposito delle esplosioni ai danni di Hezbollah a Beirut, Antonio Guterres ha chiesto di «non trasformare gli oggetti civili in armi». Non sta bene far detonare cercapersone e walkie talkie in tasca ai terroristi sciiti libanesi. Va da sé che il segretario generale non si è chiesto perché anche l’ambasciatore iraniano a Beirut, Mojtaba Amani, aveva un cercapersone di Hezbollah. All’Onu non sta bene porsi certe domande. Giulio Meotti, il Foglio.
Russia: torna dall’Ucraina il «cannibale di Volgograd». Mangiò il cuore d’un uomo ed era stato arruolato dopo la grazia. repubblica.it
Le unità aviotrasportate della 957ma brigata ucraina d’assalto sfondano una sezione del fronte al confine russo nella regione di Kursk. Ansa.

Marco Tarquinio ha dato una notizia: «Stop a un’Europa guerrafondaia: anche Schlein è su questa linea». La notizia è che la segretaria del Partito democratico, incredibilmente silenziosa circa il pazzo voto degli eurodeputati dem sulle armi all’Ucraina, è contro «l’Europa guerrafondaia», che nel tarquinese, variante del russo, significa che è ormai contro la guerra tout court, dunque anche contro la Resistenza del popolo ucraino che, com’è noto, la guerra è costretto a farla. Non c’è più distinzione tra aggressore e aggredito, e chi aiuta la parte che resiste all’invasione è un «guerrafondaio». È questa la posizione dei politici – i giallorossissimi di Conte, Fratoianni e Bonelli – che sono andati alla poco partecipata Marcia Perugia-Assisi. Mario Lavia, Linkiesta.
La Russia lancia migliaia di missili, droni e bombe sui civili ucraini, e i quaquaraquà italiani straparlano che è meglio costringere Kiev a difendersi con le braccia legate dietro la schiena. Linkiesta.
Gli adoratori del Diavolo, in odio all’Occidente, sono pronti a sostenere qualunque regime torturi e ammazzi i sudditi che non si genuflettono. Li troviamo sia a destra che a sinistra. Per gli adoratori del Diavolo le colpe dell’Occidente giustificano il comportamento dei tiranni. Gli adoratori del Diavolo, in realtà, sono in malafede. C’è infatti un modo infallibile per decidere se un regime politico sia o no meglio di un altro. Tutto dipende dalla risposta che si dà a una domanda: io, se messo alle strette, dove vorrei vivere? Tolti pochi masochisti o quelli che si aspettano di essere ricompensati dal Diavolo per i loro servigi, è sicuro che la schiacciante maggioranza degli adoratori del suddetto, obbligata a scegliere, preferirebbe vivere nell’odiata America o nell’ancor più odiato Israele, piuttosto che in uno dei regimi tirannici governati dai loro beniamini. Angelo Panebianco, Corriere della Sera.

L’ultimo sondaggio d’Ilvo Diamanti dimostra che il «campo largo», oggi inesistente o quasi, piace solo al Pd. E si capisce: è il partito che dovrebbe guidarlo, se ne fosse capace. Stefano Folli, Repubblica.
Giorgia Meloni, dovendo ricevere un’onorificenza dall’Atlantic Council ha deciso di farsela consegnare, pensate un po’, dal suo grande amico Elon Musk. L’uomo che ha trasformato twitter, ora X, nella sentina di tutte le peggiori follie estremiste e il suo personale account in quello del più scatenato propagandista trumpiano (tanto da essere finito perfino sotto indagine dei servizi segreti per un tweet, poi cancellato, in cui si domandava come mai nessuno attentasse alla vita di Joe Biden e Kamala Harris). La linea di Francesco Cundari.
«La maggior parte dei leader europei – scriveva sabato il Financial Times – è preoccupata per la possibilità che Donald Trump torni alla Casa Bianca. Ma a Roma questo scenario è visto come un vantaggio per una leader politica con legami di lunga data col mondo Trump: Giorgia Meloni». Linkiesta.

È stata la Ducetta a volere il multimiliardario, grande sostenitore di Trump, facendo incazzare la Casa Bianca di Biden. Dagospia.
Meloni diserta la cena con Biden. La Stampa.
Trump allunga su Kamala. Make Libero Great Again.
Sondaggio Cnn: Harris avanti col 50% contro il 47% di Trump. Ansa.
Salvini alla sbarra. Ma è acclamato ai gazebo. Orbán e Vannacci sponsor di lusso. il Giornale.
Se abortire è un diritto, perché non lo è anche l’infanticidio? La Verità (o la Merenda del Titolista Pazzo).
Uccide la madre e confessa in tv: «Ripeteva sempre le stesse cose». Libero.
Perché hanno ucciso Mara [Cagol]? Renato Curcio, fondatore della Brtigate rosse (l’Unità, che poco più sopra definisce «terrorista» lo Stato d’Israele).
L’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo. [Meglio se anche in casa propria]. Umberto Eco, Il fascismo eterno, La nave di Teseo 2017.
Con l’assenso d’Umberto Eco [nell’edizione tedesco-orientale di] Il nome della rosa [fu] soppressa la frase riferita alla fine della tragica primavera di Praga: «Sei giorni dopo le truppe sovietiche invadevano la sventurata città». Per le autorità dell’Est, le truppe non «invasero», ma andarono in soccorso della Cecoslovacchia minacciata dalla controrivoluzione. Bernardina Rago, Il Gattopardo a guardia del Muro, Feltrinelli 2024.
Mai fare troppo i furbi. Roberto Gervaso