Corriere della Sera, 25 settembre 2024
Intervista ad Anna Lou Castoldi, la figlia di Asia Argento e Morgan
Ha la saggezza tipica dei 20 anni Anna Lou Castoldi. Quella che ti fa dare un significato più profondo alle cose, non perdendo però il candore. Si racconta con garbo e serietà, ma quando deve rispondere al perché abbia accettato di partecipare a Ballando con le stelle (al via il 28 settembre su Rai1), le viene un po’ da ridere: «La proposta è arrivata inattesa e ho risposto subito di sì, senza pensarci troppo. E meno male, perché se no poi arrivano le paranoie».
Come mai Milly Carlucci ha scelto lei?
«Sicuramente mi conosceva per via dei miei genitori, Asia Argento e Morgan. Non si può negare. Poi però mi ha detto che aveva visto in me qualcosa di interessante. Essere figlia dei miei genitori non può rappresentare un pregiudizio perché è un dato di fatto. Ma la mia persona non si riduce meramente ad essere una figlia. Nessuno è un figlio e basta».
Quindi non si è mai sentita giudicata a priori per i suoi?
«Mi è capitato che mi trattassero diversamente e questa cosa mi ha sempre un po’ alienata perché chiunque abbia un minimo di profondità non dovrebbe vedermi come una loro proiezione, per quanto ho avuto un sacco di ispirazione e insegnamenti da loro».
Ad esempio, quali?
«Mi sono interessata a un certo tipo di musica perché papà mi faceva ascoltare questa o quella band, così come mamma faceva con il cinema. Sono diventata una dj e ho fatto qualche esperienza come attrice forse anche per questo, ma non so dirlo perché essere figlia loro è l’unica esperienza di figlia che ho. Nessun essere umano, però, è la copia spiccicata di altri».
Ha un trucco particolare, diversi piercing sul viso... Ha mai sentito del pregiudizio per il suo aspetto?
«Sì, spesso mi chiedono perché mi vesta o trucchi così. Il punto più importante è che a me piace. Da quando avevo cinque anni e guardavo i ragazzi emo fuori dalla finestra volevo essere come loro. Mettere certi indumenti o truccarmi in un certo modo per me significa solo esprimere chi sono, rappresentare le sottoculture a cui mi sento vicina, come quando scelgo che musica ascoltare. So che tanti mi vedono così e pensano di essere di fronte a una ribelle o, peggio, a una persona maleducata o arrabbiata. Ma non vuol dire nulla: tre le persone più gentili che conosca ci sono i miei amici punk».
Lei è punk?
«Sono punk, sono emo... nei miei occhi ci sono tutte le sottoculture alternative che vivono lo stesso senso di discriminazione sociale. Io non sono niente, sono Anna Lou. Sono una persona che ascolta un sacco di musica diversa e molto interessata a studiare questi movimenti».
E ora arriva «Ballando». Conosceva la trasmissione?
«Per forza, c’è stata tutta la mia famiglia. Lo guardavo per seguire mia mamma e mio papà: quando partecipavano andavo in camera di mamma a vederli, non avendo una tv».
Ora che è il suo turno cosa le hanno detto?
«Mio fratello non ci credeva. Ora ogni sera torno a casa dalle prove e lui si deve subire il racconto di tutto quello che ho fatto, è il mio migliore amico. I miei sono stati felici. Quando mi prende l’ansia mia mamma mi manda un sacco di messaggi positivi».
Come se la cava col ballo?
«L’idea di migliorare mi prende benissimo. Faccio molti dj set ed essere più in contatto con il mio corpo è utile, anche perché mi sento un po’ un palo, insicura. Questa è una terapia d’urto».
Come vive l’idea di diventare conosciuta?
«Quella mi spaventa: per tutta la vita ho sviato questa cosa, ponendomi come una persona anonima, proprio perché la fama vissuta come è stata per i miei genitori mi metteva un sacco di angoscia. Far arrivare la propria arte a più persone è bello, ma se iniziano ad interessarsi a chi frequenti, chi vedi, ecco quello mi fa un po’ paura. Vengo da un contesto persone famose ed ero la pecora nera perché rifuggivo questa cosa, mi ero addirittura iscritta a Scienze politiche, ma poi è parso un po’ troppo perfino a me...».
Anche la sua strada sembra essere nello spettacolo.
«Essere dj non è il mio titolo finale, mi immagino in un sacco di panni, sia nell’arte che no. Sono più tendente alla creazione di opere d’arte, tra virgolette, piuttosto che vedermi in tv come sogno».
Attrice? Cantante?
«Cantare mi “cringia” perché tutti mi direbbero: ah, come il papà. L’attrice l’ho fatta, anche se c’è la mamma... inoltre ero consapevole che ricoprirmi di ferro e tatuaggi non era la scelta migliore per chi vuole fare cinema. Per ora preferisco scrivere testi di canzoni e poesie».
Nessun problema a mostrarsi con abiti che non le corrispondono, magari in un valzer?
«Mi sono allontanata dall’idea di apparire bella o anche solo come voglio a Ballando, però posso dire che non mi snatureranno: mi piacerebbe che la mia partecipazione aiutasse ad allargare un pochino gli orizzonti. Non sono Gandhi e non voglio sovvertire il sistema, ma forse è tempo di credere davvero che l’abito non fa il monaco».
Paura del confronto con la giuria?
«Sono sensibile e sentirsi dare un brutto voto sotto stress può avere un impatto. Ma finché non conosco le persone non ho nessuna opinione. Anche se in passato ci sono state delle divergenze di qualcuno con i miei, credo che ogni rapporto sia completamente diverso da un altro».
E l’idea di vincere?
«Eh, non la butterei via».