Corriere della Sera, 25 settembre 2024
L’ultima sfilata di Alberta Ferretti
Milano L’assordante silenzio, nel fragore dell’applauso finale. Quello nella mente di Alberta Ferretti concentrata a non far trasparire nulla mentre esce al termine della sua sfilata, il 17 settembre tra gli eventi d’apertura della fashion week di Milano appena conclusasi. L’ultima sua sfilata. Il pubblico presente però non lo sa, nulla è ancora trapelato. L’annuncio giunge ieri mattina con una lettera personale della stilista, indirizzata «con riconoscenza» ai «colleghi e agli amici»: Alberta Ferretti, lascia la direzione creativa del marchio che porta il suo nome e da lei fondato ben 50 anni fa, la prima sfilata nel 1981 proprio a Milano. Il testo si conclude ribadendo un elemento che identifica la sua caparbietà: «Qualcuno penserà che ora mi dedicherò al riposo… Quel qualcuno non mi conosce abbastanza bene. Con entusiasmo continuerò a svolgere le mansioni del mio ruolo di vicepresidente del Gruppo Aeffe, e al contempo mi dedicherò alle mie grandi passioni, tra cui l’arte. A breve vi annuncerò il nome della persona da noi scelta per continuare a scrivere la storia del brand Alberta Ferretti, che in me troverà sempre appoggio e sostegno». La stilista si congeda, almeno ufficialmente, dal suo lato creativo, resta però uno dei vertici del Gruppo Aeffe con il fratello Massimo, alla presidenza, mentre nel board anche i loro figli, rispettivamente Simone Badioli e Francesco Ferretti. Aeffe nasce nell’anno della prima sfilata milanese, quando viene anche inaugurato il raffinato quartier generale in via Donizetti, a due passi dal Conservatorio. Il gruppo oggi è quotato in Borsa, nel segmento Euronext STAR Milan, oltre alle collezioni Alberta Ferretti ne fanno parte i marchi di proprietà Philosophy di Lorenzo Serafini, Moschino e Pollini; sede e stabilimento sono a San Giovanni in Marignano (Rimini), 52 mila metri quadrati, dove lavora parte dei 1.500 dipendenti di Aeffe nel mondo.
Una separazione difficile e dolorosa per la stilista, classe 1950, nata a Gradara e dalla coinvolgente spontaneità nei rapporti, sensibilità nei confronti delle persone, il costante desiderio di rendere le donne belle ma nel contempo indipendenti.
Negli anni Novanta, nell’era delle top model, Naomi Campbell sfila con un abito leggero, candido con micro applicazioni floreali, impercettibili: un abito impalpabile come una sottoveste. Alberta il giorno dopo diventa nei titoli dei media, con il plauso della stampa, la «regina dell’abito sottoveste». La sua maestria nel lavorare lo chiffon per i suoi capi scivolati sul corpo seduce. Dalla regina Rania di Giordania alle star di Hollywood come Meryl Streep, Susan Sarandon, fino a Taylor Swift: tra i modelli unici indossati nel corso dell’Eras Tour tuttora in corso, nuvole di chiffon by Ferretti: le cita anche uno dei protagonisti di Mine vagantidi Ferzan Özpetek, in una scena del film cade in estasi alla vista di un suo abito. Ferretti è da sempre attenta all’ambiente. Così i suoi chiffon senza tempo seducono l’attrice «green» Emma Watson e nel 2010 con la star di Harry Potter crea una capsule eco friendly.
In queste ore la stilista ha preferito defilarsi dal clamore mediatico seguito all’annuncio. Ringrazia per l’affetto e dice: «In questi momenti ho solo bisogno di silenzio», per fare capire la fatica nell’aver scritto quella lettera. Dove sottolinea essere arrivato il tempo di lasciare spazio a «un nuovo capitolo, a una nuova narrativa». E ancora: «Una scelta difficile, complicata, molto ponderata. Ma oggi, con serenità e consapevolezza, vi comunico la mia decisione di lasciare la direzione creativa del brand che ho fondato, e che porta e continuerà a portare il mio nome».
La sua storia nella moda inizia a 18 anni quando nel 1968 apre a Cattolica la boutique Jolly. Nel 1974 il lancio del marchio; nel 1981 la prima sfilata e tre anni dopo il lancio di Ferretti Jeans Philosophy, linea ribattezzata nel 1987 Philosophy by Alberta Ferretti: oggi la direzione artistica è affidata a Lorenzo Serafini. Nel 2009 il lancio del profumo a lei dedicato. Poi gli incontri con fotografi come Lindbergh, Meisel e Roversi; i luoghi fantastici via da Cattolica; la Cina, Hollywood, il Giappone. Ma il congedo dalle passerelle di Ferretti avviene sì con commozione ma pure con gioia, per un traguardo invidiabile: «Ho avuto l’incredibile privilegio di dare forma ai miei sogni, di renderli realtà».