La Stampa, 24 settembre 2024
Che sorpresa. I numeri non tornano
Un vecchio detto attribuito ad Andreotti (ma più di scuola, forse, che non originale del Divo Giulio) diceva che la cosa più urgente, per un governo appena insediato, era sostituire il presidente dell’Istat, in modo da avere un adeguamento immediato dei dati del Paese. Oggi neanche questo è certo, e neppure, in certi casi, utile. Come dimostra il quadro uscito ieri dalle tabelle dell’Istituto di statistica. Che migliora leggermente alcune previsioni e ne peggiora altre, ma non al punto da fornire al governo una base per facilitare il lavoro di preparazione della manovra.
Per quanto il ministro dell’Economia Giorgetti, coadiuvato dal viceministro Leo, siano ormai sotto pressione, nel tentativo di arrivare a una quadratura del bilancio, il lavoro non è per niente risolto, siamo ancora alle prime linee dell’impostazione. Ed è reso più difficile dagli effetti del nuovo Patto di Stabilità (che lo stesso Giorgetti, dopo averlo firmato, in un momento di sfogo, aveva paragonato alla programmazione in Unione Sovietica). Una rigidità che rende assai più difficile, se non proprio impossibile, ricorrere ad aumenti del debito, e richiede anzi il contrario: un credibile progetto di rientro.
Mantenere le misure inserite nella legge di stabilità dello scorso anno (taglio del cuneo fiscale, cento euro sulla tredicesima, miglioramento delle pensioni minime) ha un costo che si aggira attorno a quindici miliardi. Non essendo previsto un tale miglioramento del gettito fiscale (anche se qualcosa, dice appunto l’Istat, arriverà) bisogna trovare il modo di garantire nuove entrate. Ed entrate, detto in altri termini, vuol dire tasse: ciò che nessun governo, e men che meno l’attuale, è lieto di imporre.
Di qui la disputa sui super profitti delle banche, dalle quali, usando il linguaggio di Fratelli d’Italia, dovrebbe venire un «contributo volontario», osteggiato invece da Tajani e Fi. Per non dire della difficoltà di accontentare Salvini sulla “quota 41” per le pensioni (sarà già tanto se si riuscirà a mantenere quella 43). E dell’esiguità dell’intervento sulle seconde case. L’unico aiuto, forse verrà dalla Francia, dove il neonato governo Barnier, essendo alle prese con gli stessi problemi, chiederà tempo e comprensione. Ciò di cui ha bisogno anche l’Italia. —