Corriere della Sera, 24 settembre 2024
La signora della Vespa
Sembrerà un paradosso su due ruote, ma la storia della «Signora della Vespa» inizia su una Lambretta. Della cugina di Christa Solbach, di Saarbrücken, nella Saar, distretto tedesco ai confini con la Francia e celebre nel secolo scorso per le industrie minerarie.
«Mia cugina aveva un anno più di me: ci piaceva girare insieme sulla Lambretta, eravamo all’inizio degli Anni 50 e provavamo a metterci alle spalle tutto il brutto della guerra: prendendo in faccia il vento», racconta Solbach, signora di 88 anni, in un perfetto italiano arricchito da un accento francese.
«È capitato più volte che mi scambiassero per francese: mi considero una tedesca, come dire, ammorbidita». E parte una risata coinvolgente, così come la storia della sua vita, raccontata oggi in un libro, La Signora della Vespa (Ed. Cld Libri di Fornacette), il cui sottotitolo, «Con la grande storia dell’Eurovespa e della F.I.V.», è sempre la storia della signora tedesca ma non troppo, la quale, dopo più di vent’anni trascorsi alla guida della Fédération Internationale des Vespa Clubs, dal 1984 al 2005, continua a essere la musa ispiratrice del movimento vespistico.
La prima «125»
E siccome le leggende hanno bisogno di una investitura, sarà Ludwig Kunz, importatore Piaggio per la Saar, a far capire alla ragazzina sempre in testa ai motoraduni Vespa, ma su Lambretta: «Portami la tua Lambretta e ti darò una Vespa nuova di zecca». È andata proprio così come è riportato da Alessandro Lanzarini, curatore del libro. La prima «Vespa»? Una 125 di colore grigio, pronta per partire nel 1954 in direzione di Parigi. L’anno dopo sarà la volta dell’incoronazione di «Miss Vespa Saar»: «Fui l’unica a saper rispondere ad alcune domande: da chi fosse Corradino D’Ascanio, inventore della Vespa, ai modelli usciti fino a quel momento», risponde oggi la signora, romana da più di mezzo secolo, dopo aver trascorso dieci anni a Torino, la città di suo marito, Pietro Rozza, storica figura del movimento vespistico.
E i figli, Giampiero e Paola, hanno ereditato la passione per la Vespa? «Si sono mossi in Vespa da ragazzi, ma a Roma era ed è molto pericoloso girare in moto». Saggezza di mamma, di nonna e di bisnonna («Al mio pronipote a Natale ho regalato una Vespa di plastica») che ne ha viste tante («Durante la guerra, ricordo che dovevamo correre nei rifugi. Non c’era niente da mangiare, ma quella biada ricolma di zucchero che mi passava mia nonna era come una merenda inaspettata») e vissuto alla grande: «Nei miei 21 anni alla presidenza della Fédération Internationale des Vespa Clubs ho girato il mondo, cercando di capire dov’è il bene e dov’è il male. Facendo mio l’insegnamento di mamma: non avere paura degli uomini, ma se ti stringono troppo raccontagli che soffri di claustrofobia». E anche qui parte un’altra risata.
L’incontro con il Papa
Tra gli incontri più emozionanti c’è quello con papa Giovanni Paolo II, alla vigilia di un raduno vespistico mondiale a Barcellona, trent’anni dopo l’altro raduno catalano (dove è scattata la foto della copertina del libro e la Solbach è in posa con i suoi bellissimi pantaloni rossi: uno scandalo per l’epoca). «Nel viaggio era prevista una visita al santuario di Montserrat: il Papa mi chiese di salutarli, perché era stato tempo prima ospite loro. Quando l’ho riferito ad un frate molto anziano, questi stentava a crederci che il Papa potesse ancora ricordarsi di quella breve visita».
Cuore di Christa, femminista involontaria su due ruote («Non ci pensavo: anche se nel mio primo Vespa Club, delle quattro vespiste rimasi solo io») e animalista convinta: «Nella casa al mare, tra gli otto gatti che accudisco, ce n’è uno, col pelo lungo: ogni sera salta il muretto e si sdraia sulle mie gambe. In quel momento mi sento in Paradiso». Nessuna nostalgia per la «PX 150» rossa, parcheggiata nel garage a Roma? «Magari la riprenderò tra due anni. Per i miei primi 90 anni e gli 80 della Vespa», risponde, sorridendo, la Signora della Vespa, sempre in testa al corteo, con la fascia «President» e i ricordi nel bauletto.