Antonio Riello per Dagospia, 23 settembre 2024
SALUTAME A PARIGI: ANCHE LONDRA È IMPRESSIONISTA – ANTONIO RIELLO RACCONTA LA MOSTRA “MONET AND LONDON” AL COURTALD INSTITUTE: “AL SAVOY HOTEL C’È UNA SUITE DEDICATA AL PITTORE FRANCESE, CHE NUTRIVA UNA SPECIALE PASSIONE PER LA LONDRA NEBBIOSA DEI MESI INVERNALE” – “MONET AVEVA IN MENTE DI FARE UNA MOSTRA A LONDRA NEL 1904. ALLA FINE NON SE NE FECE NULLA. ORA SI SALDA QUESTA SPECIE DI ‘SOSPESO’. CI SONO TRENTASETTE OPERE IN ESPOSIZIONE. SONO ANCHE UNO SPECIALE E BELLISSIMO TIPO DI DOCUMENTO STORICO. PROBABILE ARGOMENTO DI STUDIO ANCHE PER GLI STORICI DEL CLIMA… -
Londra. Vicino il Tamigi, lungo lo Strand (famoso, un tempo, per essere la sede di molti quotidiani inglesi) è situato il vasto complesso della Somerset House. Ne fanno parte anche il prestigioso King's College of London (KCL) e - proprio di fronte - il Cortauld Institute.
Un'istituzione, quest'ultima, votata alla conservazione e alla valorizzazione di una grande collezione d'Arte la cui punta di diamante è un importante gruppo di opere che fanno capo all'Impressionismo e al Post-Impressionismo.
A qualche centinaio di metri, sempre lungo lo Strand, si trova il Savoy Hotel. Un altro tipo di "istituzione" che data dal 1889 e che è stato il primo albergo moderno di lusso della capitale britannica.
Al proprio interno ospita una suite che si affaccia sul fiume (tutta bianca, piena di candidi marmi e dal costo assai impegnativo) dedicata a Claude Monet (1840-1926). Il pittore francese in effetti soggiornò (su consiglio del collega James McNeill Whistler) al Savoy in due occasioni, nel 1899 e nel 1901. In una coppia di stanze al sesto piano con balcone.
Lo scopo era avere una vista su una serie di strategici scorci londinesi particolarmente adatti alla tecnica di Monet. Lui nutriva una speciale passione per questa città (si era già rifugiato lì nel 1870 durante la guerra Franco-Prussiana). Soprattutto lo intrigava la Londra nebbiosa dei mesi invernali.
Con questi quadri, fatti appunto tra le brume del Tamigi, il pittore aveva in mente di fare una mostra a Londra nel 1904. Per varie ragioni non ebbe luogo: alla fine insomma non se ne fece nulla.
Quest'anno il Courtauld salda questa specie di "sospeso" della Storia dell'Arte con una notevole mostra che mette assieme parecchi di questi dipinti. Ci sono trentasette opere in esposizione, sebbene Monet ne abbia fatte molte di più sul tema: pare che solo di "Viste del Tamigi" esistano almeno un centinaio di esemplari.
Altri punti focali del paesaggio urbano sono stati the House of Parliament (Westminster), Charing Cross Bridge e Waterloo Bridge. Semplicemente capolavori. In questo caso, descriverli a parole forse rischia di essere un accademico e futile esercizio. Inevitabile riproporre cose già scritte e ri-scritte centinaia di volte. Bisogna vederli (e da vicino). E basta.
Questi dipinti impressionisti offrono - al di là dell'enorme interesse artistico - la possibilità di immaginare la Londra piena di smog di fine Ottocento: avvolta da riflessi colorati con sfumature quasi psichedeliche che derivavano dalle (ovviamente pericolose) emissioni industriali. Sono, in pratica, anche uno speciale e bellissimo tipo di documento storico. Probabile argomento di studio anche per gli storici del Clima.
Impressionismo = Parigi. Certo. Ma un po' di quelle atmosfere si sono impastate anche con la Gran Bretagna. A parte il nostro Monet, altre figure francesi si erano spinte oltremanica per cercare rifugio e/o nuove fonti di ispirazione. Primo fra tutti Camille Pissarro (1830-1903) che tra il 1870 e il 1871 ha generosamente dipinto la realtà ordinaria e suburbana di villaggi come Sydenham e Norwood.
Anche Alfred Sisley 1839-1899) e James Tissot (1836-1902) bazzicarono Londra negli stessi anni. Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901) aveva invece lavorato (disegnando dei manifesti pubblicitari) per una azienda di Catford che faceva biciclette. Nel 2018 una mostra alla Tate (ospitata prima anche al Petit Palais di Parigi) aveva raccontato la storia di questa particolare "Entente Cordiale" anglo-francese fatta di colori ad olio, tele e pennelli.
Ma perfino Vincent Van Gogh (non francese certo, ma in ogni caso legato eccentricamente alle atmosfere post impressioniste francesi) passò in quell'epoca un po' di tempo nella fumosa ed inquinata capitale. Viveva all'87 di Hackford Road e lavorava per la società Goupil & Co. E, dalle lettere che inviava al fratello Theo, sembra non se la passasse neanche troppo male.
MONET AND LONDON, VIEWS OF THE THAMES THE COURTAULD GALLERY Somerset House, Strand, Londra WC2R 0RN Fino al 19 Gennaio 2025