la Repubblica, 23 settembre 2024
Salite a 150 le denunce contro Al Fayed Senior
LONDRA – «Nella mia carriera non ho mai visto qualcosa del genere. Mohamed Al Fayed era un mostro che ha intrecciato le atrocità di Harvey Weinstein, poiché a capo di una grande organizzazione, di Jeffrey Epstein, per il sistema di procacciamento di donne, e Jimmy Saville», il deejay-orco dellaBbcche nei decenni scorsi ha violentato centinaia di bambine e ragazzini. La requisitoria dell’avvocato Dean Anderson, che rappresenta diverse vittime di Mohamed Al Fayed, è raccapricciante. Il Regno Unito è di nuovo sotto shock per un altro gigantesco scandalo sessuale. Perché, a sentire il drammatico fiume di testimonianze delle vittime, siamo di fronte a uno dei più spietati e crudeli stupratori seriali della storia recente.
Ovvero Mohammed Al Fayed. L’ex padrone dei magazzini di lusso Harrods a Londra (ceduti nel 2010) e del Ritz di Parigi, è morto l’anno scorso a 94 anni. Ma ora stanno emergendo pesantissime accuse di stupri e violenza sessuale contro di lui. Il vaso di pandora lo ha scoperchiato un documentario della Bbc la settimana scorsa, in cui almeno 20 donne, tutte ex lavoratrici di Harrods, accusano Al Fayed di averle violentate e/o molestate, in varie parti del mondo (Londra, Dubai, St Tropez e Parigi): «Un essere immondo», racconta una di loro.
Subito dopo, si sono fatte avanti altre decine di donne ed ex dipendenti di Al Fayed, per un totale di 150. Tutte denunciano crudeli violenze subite dal tycoon di Alessandria d’Egitto: Al Fayed sceglieva quasi ogni giorno la sua vittima tra lavoratrici e assistenti, o persino ragazze in strada appena licenziate. Le preferiva giovani e bionde. Le costringeva a fare sesso con lui, in ogni circostanza. E poi comprava il silenzio delle sue prede seminando terrore («qui ci sono cimici e telecamere ovunque, se parli lo saprò»), minacciando licenziamenti, oppure con accordi privati.
Eppure, molti sapevano. Tanto che, come ha rivelato lui stesso aSky,persino l’ex capo della sicurezza reale Dai Davies mise in guardia la Royal Family quando Lady Diana si fidanzò con Dodi, il figlio di Mohammed Al Fayed. Non era solo un potenziale – ed enorme – danno di immagine per la famiglia reale. Ma anche per il controllo orwelliano di Al Fayed del suo regno, con cimici e telecamere di sorveglianza installate in ogni angolo delle sue magioni e di quelle del figlio.
Insomma, a insaputa della principessa, la sua relazione con Dodi poteva spiattellare informazioni segretissime della Royal Family ad Al Fayed senior.
Ma Al Fayed l’aveva fatta sempre franca. Henry Porter, ex responsabile britannico di Vanity Fair,ha raccontato sull’ Observer perché: minacce del grande capo di stile mafioso, suoi energumeni che seguivano o perseguitavano le donne che volevano denunciare, cause milionari a Porter e altri colleghi che si permettevano di fare un’inchiesta, continui e preziosissimi regali a giornalisti e poteri forti. Mentre ieri si è scoperto che il Crown Prosecutor Service, ossia il corpo dei procuratori del Paese, per due volte ha rinunciato a incriminare Al Fayed, nonostante la denuncia di stupro di una 15enne, cestinata perché l’adolescente non ricordava il giorno preciso della violenza. «Ho lottato tutta la mia carriera per far emergere queste accuse. Poi, quando morirono Diana e Dodi, tutti si autocensurarono “per non infliggere altro dolore ad Al Fayed”. Uno scandalo». E forse siamo solo all’inizio.