la Repubblica, 23 settembre 2024
La terza vita di Francesca Pascale. Guarda a Marina e a sinistra: «Riunirò i liberali delusi da FI»
ROMA – Dieci giorni fa in tv da Lilli Gruber. Giovedì scorso su Radio2 da Serena Bortone. Domani, ancora una volta in tv, da Bianca Berlinguer. Tutte donne e di sinistra, forse non per caso. A reti pressoché unificate.Un attivismo mediatico che non è certo passato inosservato. Al punto da alimentare un sospetto che sta facendo il giro dei palazzi: ma davvero Francesca Pascale – l’ex compagna di Silvio Berlusconi rimasta in ottimi rapporti con la famiglia, in particolare con la primogenita Marina, con cui sembra condividere la passione per i diritti civili e le battaglie liberali – vuol buttarsi in politica? E per fare cosa? Per tenere a battesimo, come dicono con scettica malizia i maligni, un nuovo progetto politico? Un partito magari più in sintonia con le idee del fondatore di Forza Italia, ormai travolte dal vento sovranista che ha schiacciato il centro sulla destra più estrema?Interrogativi che la verace napoletana non dissipa e non dipana, anzi pare fomentare grazie a una serie di uscite ben studiate – a cominciare dall’iscrizione all’Anpi e contestuale firma del referendum contro l’Autonomia differenziata – condite di sapide interviste, zeppe di aneddoti e programmi per il futuro. Tali da scandire, alla soglia dei 40, l’ingresso nella sua terza vita, dopo il lungo trascorso in quel di Arcore (dieci anni) e il breve matrimonio con Paola Turci. Sulla quale Francesca la “fluida” ha deciso di accendere i riflettori, indossando anche un nuovo colore di capelli: da biondo platino, «nel quale non mi riconoscevo più», a castano ramato. Per provare a portare avanti, sorta di manifesto in carne e ossa, quei valori di uguaglianza e inclusione per cui si è sempre spesa, soprattutto a favore della comunità Lgbtq+ e delle minoranze, spesso dimenticate dalla politica tradizionale. Non per niente il prossimo passo sarà impegnarsi nella campagna per la cittadinanza agli immigrati, l’ormai celebre Ius scholae che gli azzurri di Tajani sembrano aver riposto in un cassetto per non turbare gli equilibri interni alla coalizione di governo.Un movimentismo che ha già un veicolo su cui viaggiare. È lei stessa a raccontarlo aRepubblica : «Io guido un’associazione che si chiama “I colori della libertà”, nata in un momento sbagliato, quando ancora stavo insieme al presidente Berlusconi. Adesso che sono sola e padrona di me stessa voglio ripartire», spiega la ragazza che nel 2006 diede vita al comitato “Silvio ci manchi”. Ma nessuno dica che è la pietra fondativa di un nuovo partito: «Il mio obiettivo è la partecipazione», taglia corto Pascale: «La politica non ha bisogno di me e io non ho bisogno della politica, voglio solo dedicarmi ai temi incui credo da tempo: diritti civili, delle donne, dei detenuti, di chi non ha voce e si sente escluso, ignorato o poco rappresentato».Tutto giusto, tutto bello, ma chissà se è vero. Anche perché, nonostante si affretti a precisare che «l’associazione non ha scopo politico», subito dopo l’ex fidanzata del Cavaliere aggiunge: «Il mio intento è riunire le anime liberali che si sono allontanate da Forza Italia quando, per colpa di qualche dirigente troppo vicino a Matteo Salvini, ha preso un piega sovranista». La vera causa, sostiene, degli addii di Mara Carfagna e Mariastella Gelmini: «Non è vero che hanno tradito il presidente, è il progetto che a un certo punto è stato snaturato», insiste. «Hanno fatto le ministre, sono loro il vero volto di FI, perciò penso che debbano rientrare se si vuol restituire al partito lo spirito originario». Per poi aggiungere, ancor più sibillina: «Quando Marina si è espressa sui diritti ha aperto un varco. Sarebbe un peccato lasciarlo incustodito».Parole non scelte a caso. A loro modo rivelatrici del filo, mai spezzato, che la lega alla figlia maggiore del fondatore: «Il nostro è un rapporto molto personale», ha spiegato in radio, «ma preferisco non sbandierarlo come tutte le cose importanti». Stop. Quanto basta per scatenare congetture e retroscena. Non sarà che la famiglia di Arcore, stanca del nazionalismo all’amatriciana di Meloni, sta meditando di riportare Forza Italia al centro dell’agone politico- istituzionale, di restituirgli agibilità e capacità di manovra, anche in un quadro di eventuali larghe intese? Interpellata da Bortone, sul punto Pascale è chiarissima: «Credo sia giusto e rispettoso degli elettori immaginare un’alleanza che parta dalla stessa radice comune, cioè dall’antifascismo. Non per somigliare alla sinistra, ma per stare dentro alla Costituzione e poi abbracciare tematiche e programmi progressisti che prevedano il rispetto dell’individuo. Io sono liberale, il primo partito che ho votato è stato Pannella e poi Silvio Berlusconi». Come a rivendicare: io non mi sono mai mossa da qui. Di sicuro qui ora vede un varco per ricominciare.