Il Messaggero, 22 settembre 2024
La rivoluzione di Giuli: doppio filtro sugli ospiti e cambio dei consiglieri
ROMA In pubblico sceglie il fair play. Il caso Sangiuliano, risponde ai cronisti che lo inseguono al G7 di Napoli, «è gossip e qui non parliamo di gossip». Dietro le mura del Collegio romano però Alessandro Giuli si muove, prende misure. Decreti stracciati, altri riscritti. Grand commis coinvolti nel Sangiuliano-gate che restano, tanti con le valigie. E una doppia anticamera per evitare intrusi e saltimbanchi nella stanza del ministro. O tenere lontana una nuova Maria Rosaria Boccia, con annessi occhiali-spia. Se non è una rivoluzione, di certo non è un pranzo di gala quello a cui lavora l’ex presidente del Maxxi scelto da Giorgia Meloni per ritirare su le sorti (e l’immagine) della cultura di destra dopo tanto clamore. Ci si chiedeva da giorni che fine avrebbero fatto i funzionari solerti che su disposizione dell’ex ministro inviavano lettere, raccomandate e raccomandazioni alla presunta consigliera campana. Ed ecco la notizia: Giuli ha deciso di confermare Francesco Gilioli come capo di gabinetto e Giorgio Carlo Brugnoni come vice. Le lettere sono già partite. Niente trasferimento dunque per il capo di gabinetto, stimato consigliere parlamentare, che su disposizione dell’ex ministro aveva controfirmato il contratto di consulenza a Boccia, poi stracciato all’ultimo. Non ha la stessa certezza Narda Frisoni, capo segreteria sempre presente nelle mail indirizzate alla fatale consigliera di Pompei e svelate da Dagospia. In ufficio al ministero si vede poco e niente, alle chiamate di Palazzo Chigi risponde con mesti sospiri. IL VALZERChi resta, chi va. Tra i primi c’è Emanuele Merlino, già capo segreteria tecnica di Sangiuliano. Uomo di fiducia di Fratelli d’Italia, vicino a Fazzolari, resterà al suo posto, complice la “sobrietà” dimostrata nei mesi di gossip e veleni al ministero. Chi va invece? Bisogna puntare i riflettori sulla stanza dei consiglieri del ministro, quattro scrivanie accanto al suo ufficio, che invece ha le luci spente ormai da quasi un mese: nessuno entra. Triste solitaria y final. Traballa Clemente Contestabile, consigliere diplomatico. A lui era indirizzata la lettera con informazioni sensibili sul G7 di Napoli spedita in cc anche a Boccia, che ci ha montato sopra un polverone. Ed è probabile un avvicendamento di altri due consiglieri campani fidatissimi di Sangiuliano, Luciano Schifone (consigliere per il Mezzogiorno e padre della deputata di FdI Marta) e Dario Renzullo. Sono giorni frenetici per Giuli al ministero. Varca il portone del Collegio romano presto al mattino, esce tardi la sera. Stringe poche mani, studia e ristudia i dossier. Ma soprattutto prepara il post-Sangiuliano. Non ha gradito – e tantomeno li ha graditi Meloni – i blitz last-minute dell’ex ministro ormai sull’uscio. Per questo riscriverà daccapo le nomine nella potente Commissione cinema che decide a quali produzioni erogare fondi pubblici. Così come ha sbianchettato il decreto di riorganizzazione del ministero, anch’esso firmato a un soffio dalla fine da “Genny": la sovrintendenza per la Subacquea, spostata di getto a Napoli con un colpo di penna, resterà a Taranto. Poi le nomine. Intende portare al ministero Francesco Spano, segretario generale del Maxxi con cui ha lungo lavorato, persona di amicizie trasversali, gradita al Pd. E ha già contattato per un ruolo al dicastero Onofrio Cutaia, già commissario del Maggio Fiorentino ora guidato dall’ex Ad Rai Carlo Fuortes. Ha poi nominato Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, collezionista torinese assai gradita dal centrodestra, presidente della giuria per la Capitale italiana di arte contemporanea.LA DOPPIA PORTAIntanto il Boccia-gate tiene banco e incombe nei corridoi del ministero. Precauzione massima per evitare un replay. Attenzione alle stelle durante il G7 alle spese interne, pochissimi i posti riservati ai lussuosi tavoli imbanditi delle cene di gala. Ma il vero aneddoto è un altro: da qualche settimana c’è una doppia anticamera per arrivare nella stanza del ministro. Una porta automatica scorrevole di vetro satinato divide in due il corridoio che porta allo studiolo ministeriale e rimane sempre chiusa. Era stata installata in tempi recenti per contenere l’aria condizionata, dare conforto ai dipendenti tormentati dall’afa. Ma non si era mai vista serrata. Ora invece sì e un commesso, spostato ad hoc dal salone delle riunioni, presidia un citofono nuovo di zecca. Non fa sconti a nessuno, neanche ai funzionari stupiti da tanta solerzia: «Lei ha un appuntamento? Bene, chiedo e le dico». Ottenuto il via libera ecco la porta aprirsi. Segue nuova anticamera, poi, solo poi, i gradini che portano alla scrivania di chi tutto decide al ministero. Un doppio filtro per evitare blitz con telecamere annesse di aspiranti consiglieri, faccendieri e mitomani. Di questi tempi mai dire mai.