Corriere della Sera, 22 settembre 2024
Per le stelle dell’archetto una love story con i pezzi rari Da Kremer a Quarta. La sinergia tra il Museo del violino e l’Auditorium
Musiche e autori, interpreti e repertori. E gli strumenti, che trasformano le idee del compositore e le intuizioni dell’esecutore in suono. Mai come allo Stradivari Festival quest’ultimo elemento è sottolineato ed esaltato: potenza non solo di quello che ormai è un brand mondiale degli strumenti ad arco, ma anche della liuteria cremonese, che da più di tre secoli crea violini, viole e violoncelli che tutto il mondo musicale ammira. Per cui, se il direttore artistico Roberto Codazzi ha optato per un’alternanza tra giovani talenti emergenti e stelle assolute del firmamento concertistico mondiale, è la direttrice del Museo del Violino, Virginia Villa, a sintetizzare l’anima della rassegna: «Durante il festival l’Auditorium Giovanni Arvedi sarà palcoscenico non solo per grandi artisti, ma anche per i più preziosi capolavori custoditi nelle nostre teche». Dunque il suono inconfondibile e inimitabile «della liuteria cremonese, da ammirare anche con gli occhi per la sua grande bellezza». Concetto ripreso e ampliato da Giovanni Arvedi, mecenate e primo sostenitore del Museo, che ritiene «un tassello fondamentale di un mosaico più ampio il cui obiettivo è dare a Cremona il ruolo internazionale che merita, per il mito di Stradivari, per le botteghe e la scuola di liuteria: la musica è un linguaggio universa che parla al cuore di tutti».
Tre secoli di storia della musica e della liuteria si confrontano nel concerto inaugurale: la diciottenne violinista Yuki Serino imbraccerà uno Stradivari del 1715, Giovanni Gnocchi, con cui duetterà sulle note di Widmann, un violoncello creato da Gaetano Sgarabotto nel 1930. Molti più anni separano gli Stradivari affidati a Gidon Kremer e Istvan Vardai dal violino che suonerà Antje Weithaas. Il grande violinista e fondatore della Kremerata Baltica, si esibirà a Cremona col violino «Hambourg» fabbricato da Nicola Amati nel 1641, a capo di un trio con Giedré Dirvanauskaité al violoncello e Georgijs Osokins al pianoforte; in programma Mozart (Sonata K 304) e Mozart. Adagio di Arvo Pärt, For Pablo di Kissine e il secondo Trio di Shostakovich.
Vardai sarà violoncellista (per lui lo Stradivari «Du Pré» del 1673) e direttore della Franz Liszt Chamber Orchestra nella Piccola musica notturna di Mozart, nel Concerto in do di Haydn e nella Seconda Rapsodia ungherese di Liszt, mentre Weithaas sarà accompagnato dalla Camerata Bern nel Concerto in la di Haydn, in cui userà il violino costruito da Peter Greiner nel 2001. Il violino Stradivari «ex Rosenheim» del 1686 e una viola di Mario Capicchioni del 1981 per Marc Bochkov e Alfredo Zamarra, accompagnati dall’Agon Ensemble nella Sinfonia concertante K 364 di Mozart, mentre Alessandro Quarta presenterà (concerto speciale il 3 novembre), con lo Stradivari «Vesuvio» del 1727 e i Solisti Filarmonici Italiani, il suo brano I 5 elementi composto nel 2023 per i 10 anni del Museo del Violino. Chiude un’altra stella dell’archetto, Janine Jansen: per lei le tre Sonate di Brahms con lo Stradivari «Shumky-Rode» del 1715. Per lo Stradivari Memorial Day (18 dicembre) arrivano le sorelle Rana, Beatrice al piano e Ludovica al violoncello.