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 2024  settembre 22 Domenica calendario

Trudie Styler: io e Sting

L’impressione, quando si pensa a Trudie Styler, è che cammini un passo indietro rispetto a Sting, la sua metà da oltre trent’anni, a ogni loro respiro (Every breath you take, cantava lui al tempo dei Police). Ma questo avviene nella scena d’artista. Poi c’è la vita vera, ed è lei (attrice, regista e produttrice) con i suoi 70 anni tondi abitati da una grazia rocciosa, a indicare la strada. Stasera riceverà un premio al Matera International Film Festival, dal suo presidente Leonardo Fuina. Trudie, lei non parla mai della sua adolescenza. 
«Quando, a 18 anni, finii la scuola, mio padre si aspettava che andassi a lavorare nella fabbrica del posto. Non prese seriamente i miei sogni di diventare attrice, e certamente non pensò di aiutarmi. A Bromsgrove, la cittadina inglese dove vivevo, non si diventa attori. A mio padre sembrava una ambizione impossibile. Ci fu una brusca discussione. Ero una ragazza impulsiva e testarda. Così preparai una piccola valigia, determinata ad andare a Stratford-upon-Avon, la città natale di Shakespeare». 
E cosa accadde? 
«Pensavo che fosse una cosa naif da fare, senza un progetto particolare. Ma sapevo che dovevo andarmene per cominciare a vivere la vita che desideravo. Fui incredibilmente fortunata la prima notte, pensai che dovesse esserci un angelo nei paraggi. Arrivai a Stratford di notte, senza avere la minima idea di dove andare. Così trovai una strada il cui aspetto mi piaceva, c’era una luce che illuminava la stanza di una casa, bussai al portone, mi aprì una giovane coppia, in pigiama e vestaglia. A quel punto dissi: il mio nome è Trudie e ho appena lasciato casa mia. Poi scoppiai a piangere. L’uomo disse, beh, è meglio che entri. Si chiamavano Hester e Will Hawkes». 
E poi? 
«Mi diedero un letto accanto a quello dei loro bambini, mi fecero ridere e sentire al sicuro. La mattina dopo mi aiutarono a cercare lavoro. Trovai questo annuncio: si richiede giovane donna per portare ordine in lavori domestici nel caos di una famiglia teatrale. Ragazza alla pari. Il padrone di casa era membro della Royal Shakespeare Company di Stratford e attraverso di lui vidi un sacco di spettacoli. In seguito mi iscrissi a una scuola di recitazione. Alcuni anni fa ho rivisto Hester e Will Hawkes, di cui avevo perso i contatti da 40 anni. Vivono ancora in quella casa. Sono le stesse amorevoli persone che mi aiutarono a trovare la mia strada nella vita». 
Anche Sting, suo marito, lasciò Newcastle con niente addosso per diventare musicista. 
«Avevamo la stessa ambizione da quando eravamo giovanissimi. Andare in una grande città e seguire un sentiero creativo. Ed entrambi veniamo da un background di classe operaia in aree povere dell’Inghilterra, e poi abbiamo frequentato una scuola di grammatica per avere una buona educazione. I nostri genitori hanno vissuto vite dure, non facili. Siamo stati fortunati ad avere successo».

Qual è il segreto di un matrimonio così lungo? 
«La cosa più importante è l’equilibrio e la compatibilità. Lavoriamo molto sulle cose che amiamo, ne parliamo, condividiamo i progetti, siamo impegnati sull’ambiente, ci rispettiamo e credo siamo stati un esempio per i nostri quattro figli che sono felici con i loro partner. Siamo nonni orgogliosi, ed è così affascinante vedere come i nostri figli ci rassomiglino». 
Come avete vissuto in casa la faccenda del sesso tantrico che rivelò suo marito sollevando tutto quello scalpore? 
«È una faccenda che non abbiamo mai preso seriamente. Non leggiamo articoli che ne parlano. È qualcosa andata in giro per il mondo, al di sopra dell’orbita terrestre, che non vediamo nemmeno». 
Il vostro amore per la Toscana? 
«Nel 1989, Sting registrò The Soul Cages che rifletteva la perdita dei genitori appena avuta, io ero incinta del terzo figlio. Eravamo in cerca di un posto tranquillo. Nostro figlio Eliot è nato a Pisa. Affittammo una villa lì nei pressi, fummo così ben accolti, adorammo lo stile di vita di quella gente, trovando amici che lo sono ancora oggi. Decidemmo di comprare casa. Ma impiegammo sette anni per trovare la proprietà che facesse per noi. Alla fine trovammo Il Palagio, a 20 km da Firenze. Ad agosto riuniamo tutta la famiglia, una tradizione annuale. Produciamo vino, olio, miele, abbiamo aperto una pizzeria e quest’estate un bar con alcuni prodotti locali». 
Qual è la canzone di Sting che più ama? 
«Ho girato un docu-film su Napoli, mi piacerebbe continuare con un’altra città italiana, benché sia difficile immaginare qualcosa con quella bellezza, contraddizioni, calore. In quel film, Posso entrare? Un’ode su Napoli, Sting canta Fragile in un cameo. Una delle mie favorite è End of the Game: parla di due volpi che corrono attraverso rovi, campi, foreste, torrenti. E il fiume sta ancora scorrendo. La mia interpretazione è che le due volpi siamo mio marito ed io, due anime unite nel viaggio di una vita; due anime contro il mondo, e per me sarebbe sufficiente».