Corriere della Sera, 22 settembre 2024
Tito, è disputa sulla sua tomba «Resti in Serbia»
Ai suoi tempi si diceva che la Jugoslavia fosse fatta di sei Stati, cinque nazioni, quattro lingue, tre religioni, due alfabeti e un solo Tito. Adesso che la sua Jugoslavia non c’è più, è rimasto tutto uguale tranne Tito. Anzi, tranne la sua tomba: al paesello natale di Kumrovec, in Croazia, gli jugonostalgici ne avevano già preparata una seconda per accoglierne le spoglie. Perché il sindaco naziona-lista serbo di Belgrado, dove il Maresciallo è sepolto da 44 anni, s’era convinto che il grande Josip Broz non c’entrasse più nulla con la memoria dei serbi e che dunque fosse ora di restituire le sue ossa ai croati. Via, sciò. «Per noi è una questione molto impor-tante – diceva Aleksandar Sapic – al posto del mausoleo titino è meglio costruire un monumento a un eroe nazionale che i serbi ammirano decisamente di più»: per esempio Dragoljub «Draza» Mihailovic, era la proposta, una bella statua dedicata al generale cetnico che Tito conside-rava un collaborazionista dei nazisti, e perciò ordinò di fucilare. La riesumazio-ne a Belgrado era già pronta. La seconda tomba a Kumrovec, pure. Ma, all’ultimo, è intervenuto il presidente serbo Vucic, altro nazionalista e per nulla entusiasta dell’idea: «Io non sono mai stato un grande fan dei comunisti – ha detto, bloccando l’operazione trasloco – però Tito fa parte della nostra storia, ha vissuto qui ed è stato sepolto qui. E dunque rimarrà una parte della storia serba e jugoslava». Oggi, a Kumrovec, il museo etnografico ha più visitatori che la casa natale. E la seconda tomba resterà vuota a lungo.