la Repubblica, 22 settembre 2024
Maria Rosaria Boccia rischia 7 anni
ROMA – Uno dei reati ipotizzati dai magistrati romani impedisce di archiviare la vicenda Boccia-Sangiuliano come un gossip di fine estate. Perché secondo i pm la manager campana «esercitava minacce idonee a compromettere la figura politica e istituzionale di Gennaro Sangiuliano, all’epoca dei fatti ministro per la Cultura, in modo da turbarne l’attività e ottenere il conferimento della nomina a Consulente per i Grandi Eventi, incarico di diretta collaborazione del Ministro» si legge negli atti. Il sospetto è dunque uno: la donna potrebbe aver intenzionalmente turbato l’attività dell’ormai ex ministro simulando incontri, ventilando gravidanze e rilasciando interviste in cui diceva di essere ricattata. E «chiunque usa violenza o minaccia a un corpo politico» o ai suoi componenti per «turbarne l’attività» è accusato del reato previsto all’articolo 338 del codice penale: «violenza o minaccia a un corpo politico». Prevede fino a 7 anni di carcere. E poi c’è l’altro reato contestato: «Lesioni aggravate», per avere colpito Sangiuliano in testa.
La vicenda è così seria che tra i corridoi delle procure circolano tre diverse indagini e all’alba di ieri i carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma sono andati in trasferta a Pompei per perquisire la casa della donna. Quando sono usciti avevano 15 device elettronici: computer, tablet, 3 telefonini, schede di memoria e anche gli occhiali “spia”, i Ray-Ban con cui ha documentato la visita a Montecitorio.
Dunque i pm hanno in mano lo storico di ogni supporto informatico dell’indagata. I suoi social sono insolitamente fermi da venerdì sera, l’ultima foto postata su Instagram è la profetica immagine di un tramonto che scende sul mare. Ultimo accesso su Whatsapp alle 7,03.
La vicenda non è terminata con le dimissioni, non per i magistrati. Occorre capire se questa storia abbia danneggiato lo Stato, le sue casse, l’attività istituzionale.
Per farlo sono state aperte tre indagini. La prima nasce dalla denuncia del parlamentare di Avs Angelo Bonelli: Sangiuliano è indagato per peculato e rivelazione d’ufficio, e la vicenda è approdata per competenza al tribunale dei Ministri. Si lavora sulle informazioni di cui potrebbe aver beneficiato la manager, visto che partecipava a incontri istituzionali e riceveva comunicazioni operative anche senza incarichi ufficiali. Un altro aspetto dell’inchiesta penale riguarda le spese. Sull’argomento lavora anche la Corte dei Conti, intenzionata a sapere se tra viaggi e auto blu siano stati spesi soldi pubblici per le trasferte della donna.
Poi c’è l’inchiesta sulla manager. È la più recente ma è anche l’unica ad essere entrata nel vivo. Sembrava riguardare un rapporto privato turbolento, tra tagli sulla testa, momentanee sottrazioni di fedi, ventilate gravidanze e millanterie su possibili virus da inoculare nel telefono del ministro.
E invece, si scopre ora, tutto ciò non riguarda fatti privati, non è un “gossip”, come ieri il ministro della Cultura Alessandro Giuli, ha bollato la querelle. Si indaga su possibili influenze sull’agire pubblico dell’ex ministro. E questo è un fatto serio.
La vicenda Boccia-Sangiuliano non è ai titoli di coda, l’epilogo deve ancora essere scritto e l’incipit abbozzato dai magistrati di Roma non promette nulla di buono: «Violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziarioo ai suoi singoli componenti».