Corriere della Sera, 21 settembre 2024
L’ex assicuratore che sta cambiando l’Udinese
Udine vuol dire semplicità di idee e programmi, vuol dire filosofia vincente. «Udinese è un brand che va onorato». Cosa voglia intendere Gokhan Inler con questo slogan è altrettanto semplice: «Siamo in serie A da 30 anni, una storicità che va rispettata».
Per ora ci sono i piani altissimi della classifica, livelli se non da mantenere, almeno da onorare nel lungo periodo. Inler è il responsabile dell’area tecnica del club di proprietà della famiglia Pozzo, ex bandiera bianconera. Uno svizzero con cittadinanza turca, 40 anni e fino a pochi mesi fa ancora calciatore. Udine è diventata casa, l’Udinese è la nuova storia che ha cominciato a scrivere insieme con la proprietà e soprattutto con l’allenatore Kosta Runjaic. «Il mister sa sempre sorprenderti, non è mai uguale a se stesso», spiega. E non dev’essere sempre divertente. «Qui non si fa la bella vita», il manager bianconero è sempre netto nelle affermazioni. L’Udinese che guarda dall’alto con un allenatore, ex assicuratore, sconosciuto ai più nonostante una carriera vincente in Polonia, è la stessa squadra (più o meno) che lo scorso anno ha vinto una sola volta in casa propria e si è salvata all’ultimo minuto dell’ultima giornata spedendo in B il Frosinone di Di Francesco.
Cosa è successo in tre mesi? I giocatori – uno spogliatoio multietnico espressione della modernità globale – sono gli stessi, è l’energia che è diversa. Differenti sono i metodi di lavoro, la flessibilità tattica, marchio di fabbrica del tecnico. Effetto dell’uomo mutevole («sorridente, sereno, ma generale intransigente quando le cose non seguono il corso che lui vuole»). Si dice che Runjaic sia un mix fra Conte e Ancelotti, l’accostamento è piuttosto ambizioso («la grinta del primo, la pazienza e la saggezza dell’altro», Inler ne è certo). I suoi segreti: uno staff giovane, la maniacale cura dei dettagli e la capacità di tenere «caldi» i giocatori della rosa, tanto prima o poi tocca a tutti.
«È il concetto di competitività che stiamo trasferendo ai ragazzi». Il dirigente bianconero ha una carriera calcistica importante in Italia e in Europa: vittorie, sconfitte e trofei ma dei suoi primi 40 anni ricorda soprattutto le sofferenze: «È quando non giochi che impari a gestirti, ad ascoltare e anche a lavorare di più. Al Leicester ho vinto la Premier, ma giocavo poco. Triste ma efficace, se resisti diventi più forte, se lavori alleni la testa oltre che le gambe». Il calciatore è diventato dirigente, con partenza sprint («margine di difficoltà simile, ma ore di lavoro e impegno mentale triplicato») va al campo 7 giorni su 7, è il primo interlocutore di Runjaic, amico e istruttore dei giocatori. L’Udinese ha adottato un altro slogan: «Tutti insieme», perché è così che si raggiungono risultati e obiettivi.
I due volti
Il mister è sorridente, sereno, ma se si arrabbia diventa un generale intransigente
Bandite dallo spogliatoio le parole fortuna e sfortuna, i concetti sono: serietà, qualità e benzina. Ingredienti abbastanza normali, evidentemente. Non c’erano prima? «Dai la fascia di capitano a Thauvin, che la scorsa stagione fra infortuni e altro giocava poco, mettilo in campo con la responsabilità, ne è gratificato e dà il massimo». O ancora, racconta Inler: «Fai capire una volta per tutte a Lucca che ha tutti i numeri per andare in Nazionale, che ha talento. Promettigli aiuto, lui non si tira indietro».
L’Udinese viaggia spedita (tre vittorie contro Como, Lazio e Parma, pari con il Bologna), si gode quel che ha senza fare troppi voli pindarici: «Un obiettivo alla volta – sottolinea Inler – ma dobbiamo sentirci vincenti, questo ci permetterà di non fare campionati mediocri». Domenica c’è la Roma, il tedesco Runjaic fa l’americano: «Mi fa piacere, non ci sono mai stato neanche da turista». La verità è che l’uomo con sorpresa ha già tutto in testa. «La nostra benzina è la pressione e Roma ce ne mette tanta» chiude Inler, che ha un amico napoletano a cui è molto legato.
Si chiama Paolo Cannavaro, artefice col fratello Fabio della salvezza dell’Udinese all’ultima giornata e poi non confermato dalla proprietà («ci sentiamo spesso»). Una storia fa. Tra i due c’è amicizia non rivalità.