Corriere della Sera, 21 settembre 2024
Un sindaco spagnolo con la sla
«Oggi compio 8 anni con la sclerosi laterale amiotrofica (Sla). Me ne avevano dati tre, ma la fortuna e la lotta mi hanno concesso più tempo. Ho ancora sogni, speranze e progetti da realizzare e abbracci, sorrisi e baci da condividere. Mi resta tempo da vivere! Un vero regalo», scriveva su Twitter, nel novembre scorso, Juan Ramón Amores, sindaco di La Roda (una cittadina spagnola non lontana da Albacete, sulla via tra Madrid e il Mediterraneo) e senatore socialista della comunità autonoma di Castiglia-La Mancia. In queste commuoventi righe c’è tutta la sua vita, attaccata da una malattia gravissima. E si intuisce l’impegno per gli altri, in particolare per coloro che soffrono. «Ho scelto la politica – dice – per aiutare chi sceglie di morire perché non può permettersi di vivere».
Questo impegno si è concretizzato, pochi giorni fa, con l’avvio della discussione in Parlamento (grazie ad un accordo tra socialisti, popolari, Sumar e Junts per Catalunya) di una legge per l’assistenza e la cura a chi è stato colpito dalla Sla o da altre malattie degenerative. L’obiettivo, sottolinea Amores, è che una persona inferma «non debba dipendere dal suo conto bancario e possa vivere degnamente». Con lo stesso orgoglio il sindaco di La Roda ha votato in Senato, nel gennaio di quest’anno, la ratifica della riforma dell’articolo 49 della Costituzione per sostituire il termine «disminuidos», che si può tradurre «minorati», con «personas con discapacidad», cioè «persone con disabilità». «Vogliamo – ha affermato quel giorno – che lo spirito di questo cambiamento si estenda a tutti gli aspetti della vita: il lavoro, la casa, lo sport e la cultura».
Quarantasette anni, laureato in scienze motorie all’Università Complutense di Madrid, ex istruttore di nuoto, Amores è stato eletto sindaco nel 2019 quando era già malato, conquistando la maggioranza assoluta in una località dove la sinistra non aveva mai vinto. Poi la nomina in Senato. «Voglio lasciare ai miei figli – ha detto – un mondo migliore di quello che mi hanno lasciato i miei genitori. E lo posso fare grazie alla politica, perché la politica serve a risolvere i problemi della gente». Un testamento esemplare, in controtendenza, nella rumorosa epoca dell’egoismo.