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 2024  settembre 21 Sabato calendario

Nel ravvennate in dieci anni cinque alluvioni

Riolo Terme (Ravenna) – «È la mia quinta alluvione. La prima è stata il 20 settembre del 2014, esattamente dieci anni fa. Poi due nel maggio del 2023, una a novembre e l’ultima mercoledì scorso». Se volete avere una fotografia delle inondazioni in Romagna, dovete entrare nella cucina di Gianluca Ierpi. I segni dell’acqua sono tutti visibili, con un pennarello ha segnato le date. 2014: 50 centimetri. 2 maggio 2023: 30 centimetri. 16 maggio: un metro e 80. 2 novembre: 90 centimetri. 18 settembre 2024: 70 centimetri.
Quando inizia a piovere molto, questo condominio a due piani alla fine di via Fornace, che chiude la fila di alberghi di cura alla periferia di Riolo Terme, è il primo ad allagarsi. Il Senio scorre a un chilometro, ma più vicino c’è un canale e più in alto un lago artificiale. «Dopo la prima alluvione sono andato in Comune e ho detto chiaramente: in questa zona c’è un problema. Non mi hanno dato retta» racconta Ierpi. Proprio l’anno scorso stava per finire di mettere a posto i danni del 2014. «A inizio maggio una prima inondazione, siamo rientrati dopo 4 giorni. Il 16 maggio invece è stato un disastro, l’acqua fino al primo piano. La notte ci hanno portato via in gommone». Lui, la moglie Alessia, e gli altri vicini, tra cui Loris Tognolo con la compagna Ombretta e la figlia, che aveva 11 mesi. «Quando piove la gente pensa a non bagnarsi, io invece penso a salvare mia figlia» dice Tognolo.
Martedì scorso, quando ormai l’allerta era chiara, la piccola è andata con la madre a casa dei nonni. «Io sono rimasto, ho sperato fino all’ultimo che fosse un allarme eccessivo. Mercoledì sera quando ho visto l’acqua nera salire rapidamente sono andato via prima che fosse tardi».
Il Senio ha iniziato qui la sua corsa fuori dagli argini, per poi straripare anche a Cotignola e allagare Lugo. Da tre giorni nel condominio di via Fornace una squadra di volontari della Protezione civile di Porto Tolle aspira acqua e spala fango. Nonostante le cose messe al sicuro in tempo, c’è tanta roba da buttare e i contatori elettrici sono finiti nuovamente sott’acqua.
L’amarezza
Nessuno fa più lavori
in casa: «Chi la vorrà mai e a quale prezzo? Qui il fiume è padrone»
Ierpi e la moglie, dopo l’alluvione del maggio 2023 hanno deciso di non fare più lavori in casa. «Non ha senso ristrutturare – spiega —, questa rimarrà sempre una zona a rischio, di proprietà del fiume. Lo ripeto da tempo e spero che questa volta mi ascoltino: ci diano la possibilità di spostarci altrove. Anche se è dura da accettare, qui abbiamo investito i nostri risparmi e i nostri sogni». Si commuove: «A volte penso che la mia vita è stata un fallimento, un degrado come le pareti di questa cucina». Presto anche la famiglia di Loris andrà via. «Non so questa casa che fine farà. Ovviamente non la vorrà nessuno se non a un prezzo stracciato. Ma la cosa che più dà fastidio è l’atteggiamento di chi ti fa sentire in colpa, ti guardano come se fossi un delinquente, come per dire: ma non te ne eri accorto che zona era?».
Giada Afyouni ha acquistato il suo appartamento al primo piano tre anni fa. È già alla sua quarta alluvione. Mercoledì ha rifiutato l’evacuazione. «Non so perché l’ho fatto, forse perché ero stanca mentalmente». Ha dormito poco: «Controllavo continuamente le scale per capire a che livello era l’acqua. Non temevo tanto il fiume, ma che franasse la collina».
Se potesse, andrebbe via anche lei. «Ma dove vado? Quello che avevo l’ho investito qui. Lo farò quando ne avrò la possibilità».