Corriere della Sera, 21 settembre 2024
L’impatto del sequesto sugli Elkann
La Guardia di Finanza è «a caccia» di 74,8 milioni da sequestrare al commercialista Gianluca Ferrero, al notaio svizzero Urs von Grünigen e ai tre fratelli Elkann (John, Lapo e Ginevra). Sono circa 15 milioni a testa. Presumibilmente i finanzieri non avranno grosse difficoltà a metterli insieme. Nel mirino ci sono conti correnti, gestioni patrimoniali (comprese quelle coperte da fiduciarie), azioni, obbligazioni, ville e appartamenti.
L’impatto economico sui patrimoni personali, soprattutto quelli dei tre Elkann, non è enorme. E per «soddisfare» l’ammontare stabilito dal decreto non occorre andare a bussare alla Dicembre, la cassaforte torinese che governa un impero da oltre 30 miliardi. Qui le leve di comando sono in mano a John (60% delle quote), Lapo (20%) e Ginevra (20%). Quadri, barche, ville, eventuali partecipazioni societarie minori e conti correnti (dove a John, per esempio, sono arrivati quest’estate circa 15 milioni di euro in dividendi) basteranno. Ma per il leader di un grande gruppo quotato in Borsa, che come gli altri indagati avrà tempo e modo di dimostrare la sua eventuale innocenza, il tema dei soldi non è l’unico nella tempesta familiare che sembra senza fine. La Procura sostiene che sono stati raccolti «plurimi e convergenti elementi indiziari circa la stabile residenza in Italia, almeno a partire dal 2010, di Caracciolo Marella».
Un passo avanti ulteriore nel consolidare l’ipotesi che la successione della moglie di Gianni Agnelli, madre di Margherita e nonna dei tre Elkann (morta nel 2019) dovesse ricadere sotto il diritto italiano. E qui si innesta la causa madre, nel vero senso della parola. Cioè la battaglia di Margherita Agnelli, affiancata dai quattro figli de Pahlen e contro i tre figli Elkann, per l’eredità dei genitori. Una denuncia del suo avvocato Dario Trevisan è stata la miccia dell’inchiesta penale torinese su presunti reati fiscali. Ma il vero obiettivo di Margherita è sul piano civile, ovvero del risarcimento per un’eredità (padre prima e madre poi) che ritiene le sia stata in buona parte nascosta mentre ciò che le spettava è andato invece a John e fratelli. Per questo vuole sradicare la pianta del potere del suo primogenito, la Dicembre al vertice del gruppo Exor-Stellantis-Ferrari-Juventus ecc.
L’obiettivo di dimostrare che Marella Caracciolo risiedeva in Italia e non in Svizzera per la Procura ha anche il senso di recuperare gettito al fisco italiano. Per Margherita è funzionale a un traguardo: annullare gli atti ereditari. Se infatti i suoi avvocati riuscissero a dimostrare l’«italianità» di Marella allora uno dei capisaldi storici dell’eredità Agnelli, il patto successorio ovvero la rinuncia originaria di Margherita all’eredità della madre, potrebbe essere messo in discussione perché in Svizzera è permesso ma in Italia no. Conseguenza: nella successione di Marella che è ancora in stand by (testamento a favore dei tre Elkann) rientrerebbero i de Pahlen (madre e figli). E, in questo scenario ipotetico, nel perimetro di patrimonio da dividere rientrerebbero anche i conteggi delle donazioni, comprese quelle di azioni Dicembre. L’inchiesta penale potrebbe fornire «materiale» di analisi ai giudici civili torinesi che devono decidere sulla giurisdizione: Italia o Svizzera?
Resta il fatto che non c’è stata alcuna sentenza definitiva favorevole a Margherita. E sulla Dicembre gli avvocati degli Elkann sono sempre stati risoluti nell’affermare che «l’assetto è stato definito oltre 20 anni fa, riflette la precisa volontà dell’Avvocato Agnelli nell’assicurare continuità alle attività di famiglia e non può in alcun modo essere messo in discussione».