Avvenire, 20 settembre 2024
Felpe anti-proiettile alla fiera usa della scuola
«Buona giornata di scuola, amore. Ricordati usare la cartelletta blindata, perché la felpa antiproiettile è nel cesto da lavare». Potrebbe essere questo il saluto di una madre americana al figlio in partenza non per il fronte – troppo giovane – bensì per l’asilo. Improbabile che possied’arma da una felpa di ricambio, dato il costo: 450 dollari. Ad alzare il sipario su questa surreale novità non è un giornale satirico ma il New York Times, che dà conto di una fiera dedicata alla scolastica dove è stato esposto l’occorrente per una classe blindata.
Alcuni prodotti sono stati disegnati da genitori, preoccupati di coniugare la sicurezza – intesa come il respingimento di colpi da fuoco – con design, colori e personaggi accattivanti. Ecco dunque lo zainetto per l’asilo a forma di guscio di tartaruga, che diventa scudo. Anche nelle versioni unicorno e dinosauro blu. Si può scegliere il livello di protezione: dal fucile semiautomatico al Kalashnikov. Per i più grandi ci sono: zaino con schienale blindato; astuccio antiproiettile (185 dollari); raccoglitore ad anelli che, aperto e appeso al collo, diventa un corpetto (359 dollari); felpa con cappuccio che protegge «tutti gli organi vitali». Poi c’è l’offerta pensata per le scuole. Cattedre ribaltabili, che si trasformano in barricate. Lavagne in materiali d’uso militare. Speciali pellicole da applicare sui vetri. Persino rifugi da installare in un angolo dell’aula. Un distretto scolastico dell’Alabama ne ha comprati due per 120 dollari. Per qualcuno, sapere che la scuola è in grado di proteggere i ragazzi è rassicurante. «È come dotarsi di estintori» commenta Steven Lamkin, preside della Salisbury Christian School, in Maryland, che ha appeso dieci scudi vicino agli ingressi e distribuito lavagne antiproiettile in ogni aula. «Armateci piuttosto di libri e di risorse» obietta Randi Weingarten, presidente della Federazione americana insegnanti, che denuncia: «Invece di avere il coraggio di risolvere il problema, si monetizza la paura». Nonostante le oltre 230 sparatorie a scuola in dieci anni, le ultime delle quali in piena campagna elettorale, non sembra che il tema appassioni i candidati alle presidenziali del 5 novembre: né Kamala Harris né Donald Trump si sono impegnati a ridurre la circolazione delle armi. Più intraprendente, e dotata di immaginazione, la lobby dei produttori. Come creativa è la proposta di un lettore del New York Times, che scrive nei commenti: se non si possono vietare le armi, perché il Secondo emendamento tutela il diritto a detenerle e portarle, basterebbe tassare i proiettili facendoli pagare 5mila dollari l’uno. In effetti, la Costituzione non li menziona.