il Fatto Quotidiano, 20 settembre 2024
Raddoppiati gli sfollati d’Italia
Anticipiamo alcuni estratti di Migrare in casa di Virginia Della Sala, prefazione di Marco Travaglio e postfazione del presidente di Legambiente, Stefano Ciafani. Da oggi in libreria per Edizioni Ambiente (collana VerdeNero).
Aluglio del 2023, dopo mesi dalle inondazioni in Emilia Romagna, 36 mila persone che erano state sfollate stavano ancora lasciando andare qualche pezzo della loro esistenza. Qualcuno vendeva casa. Gli agenti immobiliari intervistati nei giorni seguenti all’emergenza raccontavano di centinaia di chiamate al giorno per nuove abitazioni, con budget risicati e richieste lontano dal fiume o ai piani alti. Gli unici ristori arrivati in Romagna erano stati circa tremila euro. In questo scenario di estrema precarietà, Internet forniva anche validi suggerimenti di sciacallaggio. Tra questi, la guida dal titolo Come vendere la tua proprietà in una zona alluvionata. Ecco uno dei suggerimenti: “È essenziale essere trasparenti sui rischi di inondazione. Tuttavia, dovresti anche evidenziare le caratteristiche positive della proprietà, la posizione, i servizi e il potenziale di investimento. Puoi anche sottolineare i passi che hai intrapreso per mitigare i rischi, come l’acquisto di un’assicurazione contro le inondazioni”.
Migrare in casa. Online è disponibile però anche un interessante strumento. L’Internal Displacement Monitoring Centre (Idmc), centro di monitoraggio degli spostamenti interni, è la principale fonte mondiale di dati e analisi sul movimento interno ai confini degli abitanti dei diversi Paesi. Il progetto nasce nel 1998 come parte del Consiglio norvegese per i rifugiati (Nrc) e mira a fornire informazioni e competenze sugli sfollamenti interni “con l’obiettivo – si legge sulla piattaforma – di ispirare le decisioni politiche e operative che possono ridurre il rischio di futuri sfollamenti”.
Siamo abituati a pensare agli sfollati climatici in associazione ai Paesi in via di sviluppo, dove oramai la migrazione è un fenomeno così ricorrente da essere vissuto come realtà quotidiana e il tema è stato al centro delle ultime Conferenze sul clima delle Nazioni Unite. Ora, non è obbligatorio immaginare che la stessa sorte possa in un futuro più o meno lontano capitare all’Italia. Eppure è l’esercizio mentale più naturale da compiere. Guardiamo ai numeri. Secondo l’Idmc, dal 2008 al 2022 i nostri spostamenti interni sono stati 147 mila, gran parte dei quali dovuti a eventi sismici. Selezionando sui grafici “alluvione”, “movimenti di massa secca e bagnata”, “incendio e tempesta”, il numero degli sfollati interni, temporanei e non, arriva a 28.400. Con il 2023, la quota raddoppia, arrivando a 71 mila. Il dato è raccolto sia dalle notizie sui media, sia dai numeri ufficiali della Protezione civile (a cui ho indirizzato una mail per chiedere se disponessero di un monitoraggio degli sfollati italiani a causa del clima, senza però ricevere risposta). Tuttavia, esiste un’antologia completa di fatti e spostamenti dovuti ad alluvioni e incendi recenti. Eccone alcuni: ad agosto 2023, in Toscana, 1.200 persone sono state evacuate preventivamente a Montale, Montemurlo e Prato per le inondazioni; a fine ottobre, 250 persone erano state evacuate a Bagolino (Brescia) in previsione di una potenziale esondazione del fiume Caffaro. Ad agosto, più di 120 persone sfollate a causa di una frana a Bardonecchia, in Piemonte. Più di duemila gli sfollati in Sicilia a fine luglio, 400 in Sardegna ad agosto. E si potrebbe continuare a lungo. Solo nel 2023, per le alluvioni in Emilia Romagna sono stati fatti spostare per cautela 23 mila cittadini. Per i nubfragi di queste ore siamo già a quota mille. A dicembre, un anno dopo il nubifragio a Ischia del 2022, ancora 100 persone risultavano senza casa perché gli interventi si erano concentrati sulle emergenze maggiori.
L’accelerazione. Insomma: in più di un decennio, sembrano dire i dati dell’Idmc, il trend degli spostamenti in Italia (per precauzione o come conseguenza) è – tra alti e bassi – in salita, e ha toccato quota quattromila nel 2022 (con 300 persone ancora sfollate a fine anno), quasi il doppio rispetto al 2020, anno in cui gli sfollamenti registrati erano stati 2.600. Stando ai dati del Cnr-Irpi contenuti nel Rapporto periodico sul rischio posto alla popolazione italiana da frane e da inondazioni, tra il 1972 e il 2021 gli evacuati e i senzatetto per frana e inondazione sono stati quasi 306 mila. A inizio gennaio 2024 sono stati diffusi anche i numeri dell’intero 2023. Gli evacuati e i senzatetto sono stati 41.687, di cui 1.694 per frane e 39.993 per inondazioni. Tra il 2018 e il 2022 erano stati la metà (18.777). Non c’è più tempo.