La Stampa, 20 settembre 2024
Il ministro dell’Ambiente annuncia rilancio del nucleare
Roma – Dopo il grido di allarme del presidente di Confindustria Emanuele Orsini, che chiede al governo una scelta coraggiosa perché il costo dell’energia è diventato insostenibile per le aziende italiane, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin annuncia che varerà un disegno di legge per il rilancio del nucleare. Così «il nostro Paese risparmierà fino a 34 miliardi di euro l’anno». Nel 2030 si passerà «dalla sperimentazione alla produzione dei nuovi moduli nucleari».Secondo gli imprenditori il Green Deal europeo mette a rischio l’industria italiana, lei è d’accordo?
«La posizione dell’Italia è sempre stata chiara sul Green Deal: non abbiamo mai messo in dubbio gli obiettivi finali, cioè di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ma gli strumenti imposti per farlo. Per due motivi essenzialmente: il primo è che non si è mai vista, se non nell’Unione Sovietica dei piani quinquennali, la politica che pretende di imporre i tempi e le tecnologie alla scienza. Il secondo è dato dalla natura profondamente diversa dei Paesi che compongono l’Europa. L’Italia quindi non mette in discussione né gli obiettivi di decarbonizzazione né i traguardi del 2030 e del 2050. Abbiamo invitato soltanto ad abbandonare l’ambientalismo ideologico che per tanti anni è stato alla base di molte scelte europee. Più realismo e meno idealismo».La premier Meloni ha promesso che l’esecutivo lavorerà per cambiare le regole che prevedono lo stop alle emissioni. Cosa avete intenzione di fare concretamente se la scadenza del 2050 sulla neutralità climatica non si tocca?
«Il governo lavorerà, soprattutto con la nuova Commissione e il nuovo Parlamento europeo, per raggiungere gli obiettivi comuni di decarbonizzazione proponendo un percorso compatibile con le politiche economiche e sociali del nostro Paese. Due esempi su tutti: le auto e le case green. Sulle prime la posizione italiana è chiara: fermo restando che quello elettrico con ogni probabilità sarà il motore del futuro, non possiamo stabilire con legge, quindici anni prima, che dal 2035 non dovranno più essere prodotti i motori endotermici. Anche con l’utilizzo dei biocarburanti questi motori saranno in grado di garantire emissioni ridotte. Altrimenti vuol dire che non si fa la battaglia sul fine ma sul mezzo. La stessa cosa è sulle case green: l’obiettivo è costruire tutte le nuove case a emissioni zero e fare un piano ventennale di intervento sui vecchi edifici. Ancora una volta non mettiamo in dubbio l’obiettivo comune finale della neutralità climatica al 2050, ma chiediamo di poterlo raggiungere difendendo gli interessi delle famiglie e delle imprese italiane».Uno dei temi principali posti dagli industriali riguarda il costo dell’energia. L’unica soluzione è il nucleare?
«In questo momento si, l’unica soluzione è il nucleare di nuova generazione da affiancare all’energia prodotta dalle rinnovabili tradizionali. Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dobbiamo eliminare progressivamente il carbone, il petrolio e infine il gas. Con le tecnologie di oggi non possiamo contare soltanto sulle rinnovabili perché non sono continuative e non abbiamo ancora le sufficienti capacità di accumulo, si sprecherebbe troppo per trasportare l’energia dal luogo in cui si produce a quello in cui principalmente si consuma. Ecco perché con una domanda di energia in continuo aumento abbiamo voluto nel nostro mix energetico del futuro il nucleare di ultima generazione che, ricordo, è stato inserito nella tassonomia europea come fonte green di produzione energetica».Quanti anni ci vogliono per tornare al nucleare?
«Un anno fa, quando nessuno parlava ancora di questo tema, il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha avviato la Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile. I tecnici ci dicono che per i primi anni Trenta ci sarà la possibilità di passare dalla sperimentazione alla produzione dei nuovi moduli nucleari. Noi stiamo lavorando, senza alcun ritardo, per consentire all’Italia di farsi trovare pronta e preparata. Con la collaborazione del professor Giovanni Guzzetta penso che saremo pronti a presentare un disegno di legge di riordino della materia per la fine di quest’anno. Conto che possa essere discusso e approvato entro il 2025».I piccoli reattori modulari di nuova generazione che impatto avranno sull’economia?
«Avranno un grande impatto perchè ci sono aziende italiane alla guida dei principali e più avanzati progetti di ricerca, attivi nel mondo nel campo della fissione avanzata e dell’energia da fusione. E poi perché saremo in grado di garantire energia al nostro sistema industriale a un costo concorrenziale: non possiamo più andare avanti con l’energia che costa il doppio rispetto al resto d’Europa. È una battaglia che abbiamo iniziato un anno fa per le famiglie e per le imprese italiane. Con grande soddisfazione vediamo crescere il consenso intorno alla nostra iniziativa. Con il 22% di nucleare nel nostro futuro mix energetico nazionale, potremo far risparmiare al nostro Paese fino a 34 miliardi l’anno».Come si farà a smaltire le scorie? Lei ha un piano?
«Le vecchie scorie potremmo lasciarle ancora in Francia e in Inghilterra, continuando a pagare un affitto, in attesa di portarle in un deposito geologico che sarebbe bello se fosse unico e europeo. Il vero problema sono i rifiuti di bassa e media intensità, soprattutto di origine sanitaria, che produciamo quotidianamente. Per quelli abbiamo il dovere di trovare la soluzione con uno o più depositi nazionali».