la Repubblica, 20 settembre 2024
Luna Rossa va in finale grazie ai meccanici dello Shore team
Quando tutto sembrava incerto, il leggendario timoniere di Luna Rossa Jimmy Spithill ha raggiunto il tendone in cui si stavano curando le ferite del gioiello argentato, all’ingresso del Port Vell: «Sono entrato nell’hangar e ho scoperto che c’erano degli zombie». Erano gli uomini dello Shore team, in realtà, ma la notte in piedi li aveva consumati. Avevano poche ore per riparare Luna Rossa, dopo la rottura del binario della randa, la vela più grande, il motore virtuale.Avevano zero margine di errore per bloccare la rimonta di American Magic passata dallo 0-4 al 3-4. Gli zombie ce l’hanno fatta: Luna Rossa è nella finale di Louis Vuitton Cup che parte il 26 settembre, e appena gli otto a bordo di Luna Rossa sbucano dai pozzetti urlando dalla gioia la prima dedica è per loro. Per una volta la barca-nazionale mette in prima fila gli uomini degli hangar: non quelli che hanno lottato duramente a bordo e piegato la barca del New York Yacht Club, che nel racconto dilatato della Coppa America devono ancora aspettare per riportare a Manhattan, West 44th Street, la coppa conservata per 132 anni.In finale invece va Luna Rossa Prada Pirelli, contro un altro fondatore della madre di tutti i trofei, quella Ineos Britannia rappresentante del Regno Unito che mise in palio nel 1851, di fronte alla regina Vittoria, la Coppa delle Cento ghinee che si portò a casa una goletta americana. Molto tempo più tardi Ineos è la sfida orgogliosa del magnate della petrolchimica Sir Jim Ratcliffe, che ha ingaggiato al timone un’altra leggenda dei mari, il quattro volte campione olimpico Ben Ainslie. Ma poi, stringi stringi, americani e inglesi sono a secco mentre la new entry Italia, nelle eleganti forme di Luna Rossa, è ormai un competitor di altissimo livello, alla quinta finale di Louis Vuitton Cup, di cui due vinte nel 2000 e nel 2021 (e l’ultima volta a Auckland arrivò al 3-3 prima di perdere con New Zealand). Spithill e Bruni sono una coppia consolidata, come i regolatori di vele (trimmer) Molineris e Tesei, mentre i pedalatori (cyclor) Voltolini, Gabbia, Rosetti e Liuzzi possono rifiatare con l’ingresso di Simion e Kirwan, per non parlare di riserve di lusso come il timoniere due volte campione olimpico Tita. Ma la vera novità di questo ingresso in finale è il ruolo che si è ritagliato lo Shore team, molto di più dei meccanici della F1 perché in quel gruppo di pirati con storie che avrebbero ispirato Salgari ci sono spesso veri e propri mutanti, marinai trasformati in ingegneri secondo un preciso progetto di Luna Rossa Prada Pirelli. «Questa vittoria è per loro che hanno lavorato tutta la notte» è la dedica di Spithill, «il loro intervento è stato incredibile, tutto era in perfetto ordine, ci hanno dato grande tranquillità» aggiunge Checco Bruni. Le parole di Max Sirena sono quelle di un capo soddisfatto: «La vittoria è merito anche delloShore team che ha lavorato fino alle nove di mattina per riparare il danno e permetterci di essere al top con una barca affidabile al 100%».Al di là della riparazione, questo gruppo multiculturale di velai, boat builder, specialisti di idraulica, elettronica, meccatronica ha dato la sensazione a tutti gli altri di avere le spalle larghe così. «Una team inferiore sarebbe potuto davvero crollare» assicura Spithill, uno che se ne intende. Ineos non fa paura.