Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  settembre 20 Venerdì calendario

La nascita del foil e della Coppa America

Quando le barche cominciarono a volare, l’Italia smetteva di essere un’espressione geografica per diventare uno Stato. Nel 1861 sir Thomas William Moy, ingegnere suddito di Sua Maestà che studiava i primi rudimenti di aeronautica, decise di sperimentare l’effetto della portanza alare nell’unico fluido all’epoca disponibile, cioè l’acqua: costruì due appendici sotto la chiglia di uno sloop e poi fece trainare il natante lungo un canale da una squadra di cavalli al galoppo. Senza saperlo, aveva inventato il foiling, cioè il sistema che permette agli scafi di sollevarsi e navigare sopra il pelo dell’acqua, raggiungendo velocità altrimenti impensabili. Passarono molti decenni prima che l’invenzione di sir Moy trovasse applicazione nella nautica, con gli aliscafi a motore capaci di viaggiare a oltre 60 nodi (record stabilito nel 1919 dal modello “Hd-4” dell’americano Alexander Graham Bell, noto per aver conteso il brevetto del telefono ad Antonio Meucci).Dieci anni prima del foil, nel 1851, uno yacht di nome America si era avventurato nelle acque della Manica per raccogliere la sfida lanciata dal Royal Squadron britannico, che aveva messo in palio la coppa delle 100 ghinee. Gli americani vinsero con tale distacco che, alla domanda della regina Vittoria su chi fosse  arrivato secondo, il suo attendente rispose “Non c’è secondo”. Era nata la coppa America. La stessa che oggi vede sfidarsi i mostri volanti della classe AC75: la loro danza davanti al porto olimpico di Barcellona, sospesi sui foil di ultima generazione a velocità medie di 30 nodi, rende lo spettacolo dei match race quanto di più emozionante lo sport della vela possa offrire. Lo sanno gli appassionati ma anche i neofiti rimasti in questi giorni incollati davanti alla tv a soffrire ogni volta che quelle ali gialle si alzavano e abbassavano permettendo alla livrea argentata di Luna Rossa di splendere sopra le onde.Gli esperti giurano che quella dei foil è una rivoluzione destinata a cambiare un’epoca, una specie di Fosbury del mare: non averli significa non poter raggiungere neppure una frazione della velocità consentita dalle ali sommerse, come si vede quando la barca “cade” sull’acqua. Il prossimo passo sarà la nautica da diporto, ma anche quella commerciale: già si parla di un collegamento veloce proprio tra Barcellona e Genova su aliscafi di nuova generazione, velocissimi ed ecologici. Intanto, però, c’è una sfida da vincere per la nostra Luna splendente: ci aspettano i sudditi di Sua Maestà, su una barca chiamata Britannia. Gli inventori dei foil contro quelli che finora, tra gli sfidanti, hanno dimostrato di saperli usare al meglio.