Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  settembre 20 Venerdì calendario

I laburisti propongono lo smart working obbligatorio

Londra – Una promessa del Labour di Sir Keir Starmer è «diritti per tutti i lavoratori sin dal primo giorno» dell’assunzione. Ora una radicale riforma del lavoro sarà presentata a Westminster in ottobre. Ma imprenditori e i giornali conservatori già criticano il primo ministro per le sue «misure controproducenti». Il primo punto è il “working from home”, ossia il lavoro da remoto o “smart working”. Il ministro dello sviluppo economico Jonathan Reynolds ha detto in una intervista al Times che le nuove norme lo permetteranno, praticamente in maniera obbligatoria e di default. Ciò nonostante molte grandi aziende stiano andando nella direzione opposta, come Amazon, che questa settimana ha annunciato lo stop al lavoro da remoto. «Non sono d’accordo», ha spiegato Reynolds, «credo che il “working from home” aiuti la produttività e l’occupazione di coloro che vivono in zone svantaggiate. È bizzarro imporre a tutti di andare in ufficio».Inoltre, Reynolds e il Labour vogliono incentivare la settimana lavorativa di quattro giorni e dare ai lavoratori il diritto di richiederla. Ma anche in questo caso ci sono critiche. Nonostante alcuni recenti e incoraggianti test in decine di aziende, due importanti catene di supermercati nel Regno Unito come Morrisons e Asda hanno rinunciato ai piani di settimana corta, perché stava diventando impossibile coprire i turni del weekend, oppure sono stati gli stessi lavoratori a chiederglielo, in quanto le ore di lavoro compresse in meno giorni «erano molto stressanti».Non solo. Nella sua riforma radicale, il governo Starmer prevederà per i lavoratori, di default, anche il diritto a disconnettersi dopo la conclusione del turno. In più, sarà accorciata drasticamente la finestra temporale entro la quale i nuovi assunti ottengono pieni diritti, come congedo parentale, protezione contro i licenziamenti facili e malattia retribuita. La legge attuale prevede la loro attivazione dopo due anni di prova. Ora, si potrebbe arrivare a un compromesso intorno ai sei mesi.Ma nei piani ci sono anche altre misure, come: lo stop alla pratica di licenziare e riassumere; eliminare gli “zero- hours contracts”, ossia quei minicontratti di prestazioni occasionali o lavori a chiamata, spesso abusati; e più protezione per le lavoratrici madri, che non potranno essere licenziate nell’arco dei sei mesi dopo il parto. Non c’è dubbio che, dopo 14 anni di governi tory e crescente precarietà, questa è una riforma in un certo senso rivoluzionaria. Ma gli imprenditori temono che le nuove regolamentazioni provocheranno un forte aumento delle cause in tribunale, oltre a impantanare il mercato del lavoro. La riforma non piace nemmeno ai giornali conservatori. Dopo aver intervistato Reynolds, lo stesso Times ha duramente criticato il governo, in un editoriale non firmato della direzione: «La proposta del Labour di rendere il lavoro da remoto obbligatorio è una minaccia all’economia, alla produttività e all’etica del lavoro di questo Paese».